Fatto questo appunto, e sempre con un riferimento al passato, non è ragionevolmente possibile un paragone tra la nostra emigrazione e l’attuale immigrazione verso l’Europa e l’Italia, da nessun punto di vista. L’emigrazione italiana non è mai stata invasiva, e gli italiani in passato sono emigrati per lo più in posti spesso spopolati (se non abitati da un popolo, quello autoctono, ormai quasi completamente sterminato), di estensione immensa e a bassissima densità di popolazione, come le Americhe del Sud. Posti abitati, come lo sono oggi, soltanto da “immigrati” coincidenti con coloni o figli e nipoti di coloni.
Un immigrazione sempre e comunque regolare, legale e controllata, non clandestina, mentre invece quella attuale è quasi sempre sregolata, incontrollata e illegale. E’ inoltre provocata, non spontanea, voluta e favorita dall’esterno, condotta con l’inganno e la violenza morale, alimentando e sfruttando sensi di colpa nonché diffondendo alienazione tra immigrati e autoctoni.
La prova logica della programmazione e dell’artificiosità di questa falsa immigrazione sta nel fatto che continuamente i signori immigrazionisti ci ricordano che abbiamo bisogno di migranti per far fronte alla crisi demografica. E’ questa praticamente una confessione del fatto che non si tratta di una transumanza spontanea, ma di un trasferimento voluto, ricercato e indotto dalle necessità del capitale, a cui serve innanzitutto forza lavoro schiavistica e, attraverso l’immissione massiccia di altri popoli, la disintegrazione delle comunità nazionali e di ogni diversità locale, al fine di omologare il mondo ad un modello socio-economico unico e immodificabile.
Da segnalare anche l’ignobile menzogna del “sono tutti profughi che fuggono dalla guerra e dalla fame”, quando da che mondo è mondo i veri profughi si sono sempre rifugiati nei paesi limitrofi, e non sono mai partiti per l’altro capo del mondo dove, guarda caso, c’è per loro da prendere in abbondanza e dove, guarda ancora il caso, i “padroni” hanno vitale bisogno di loro come un nuovo esercito proletario di riserva.
I veri profughi sono donne, bambini, vecchi, non giovani maschi, forti e robusti, i quali normalmente restano a combattere, come oggi fanno i valorosi soldati dell’esercito siriano. E invece giovani maschi, forti e robusti costituiscono la maggior parte delle persone che arrivano qui. Non bastasse questo, va notato che si tratta dei meno poveri delle popolazioni di provenienza, potendo pagare molte migliaia di euro per il viaggio, arrivando da posti dove il tenore di vita è molto basso.
In Africa ad esempio di media un impiegato pubblico guadagna 100 € al mese. Spesso i viaggi in barcone da una sponda all’altra del Mediterraneo costano svariate migliaia di euro, e a fronte di questi costi significa che è come se noi qui avessimo a disposizione per un viaggio decine di migliaia di euro. Davvero questi sarebbero ipoveri ed affamati?
Affamati forse sì, ma soltanto del consumismo e del tenore di vita occidentale che viene mostrato loro. Intanto i veri poveri ed indigenti restano lì, ignorati perché inutili. Gli immigrati vengono spacciati come profughi di guerra, ma la maggioranza di loro proviene da nazioni che non sono affatto in guerra. Per questi qual è la giustificazione? Da cosa fuggono questi individui? Dalla peste bubbonica? Da una invasione aliena? Dall’Apocalisse? Dal fascismo e dall’omofobia?
L’emigrazione italiana non è mai e in nessun luogo arrivata a costituire in pochi anni il 15% e più della popolazione della nazione in cui andava a risiedere, minandone l’identità e l’esistenza. L’emigrazione italiana non è mai e in nessun luogo arrivata a riempire di criminali per quasi il 50% (e in alcune città ben oltre il 50%) le carceri locali. E gli ingressi continuano a crescere al ritmo di centinaia di migliaia all’anno.
I nostri emigranti entravano regolarmente e non clandestinamente, o supportati dal vile ricatto di presunte fughe da fame o guerre inesistenti, o da altre simili e insopportabili falsità. Erano veri emigranti e non falsi migranti-profughi-rifugiati, non venivano mai ospitati in alberghi né avevano alcuna “paghetta” giornaliera. La nostra emigrazione non ha mai usufruito di un ministero apposito, non ha mai distrutto o sostituito i popoli e le comunità locali, ma è stata effettuata in misura tale e in posti tali per cui non ha arrecato alcun danno, al di là della costante e pericolosa funzione di esercito industriale di riserva, che è comunque sempre sottesa al sistema capitalistico.
I nostri emigranti cercarono fortuna in paesi in pieno sviluppo e crescita economica, non di certo in paesi come il nostro oggi, uno dei più densamente popolati al mondo, in una situazione debitoria pesantissima e con il 40% di disoccupazione giovanile. Non andarono a prendere il posto dei lavoratori locali, togliendo risorse agli abitanti del luogo, ottenendo le loro case, la loro assistenza pubblica, le loro tasse per essere mantenuti, non si resero protagonisti di proteste per il cibo cattivo o per la mancanza del WiFi.
Questa tragedia ci viene oggi fatta passare come una normale e tranquilla evoluzione della nostra società, connessa al “sempre esistito” e sempre giustificabile fenomeno dell’emigrazione. Società che anzi “si arricchisce” con il multiculturalismo, che apporta diversità e che va visto come una risorsa. Questo è l’approccio vigente, rimpinguato da altre frasi e altri teologi della Tolleranza capaci di arricchire un corollario senza fine di stupidaggini e storture.
Può mai essere auspicabile una migrazione capace di comportare l’alterazione drammatica dell’identità di un luogo e di un popolo? Può essere normale, giusto o utile? Certamente no, e non ha nulla di sensato, di logico o di naturale. E’ al contrario pura follia l’accettare passivamente un’invasione a tutti gli effetti, con la complicità derivata dall’alienazione che ha colpito una parte del nostro stesso popolo. E’ la follia che forse colpisce tutte le civiltà, quando le si vuol far morire, a colpi di Accoglienza maiuscolata.)