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Banalità per troppo pochi

di Lorenzo Merlo - 04/05/2025

Banalità per troppo pochi

Fonte: Lorenzo Merlo

Segreti per troppi.
Siamo recettori, immersi e attraversati dall’energia cosmica. Quando in stato di purezza di pensieri e sentimenti, cioè quando non stiamo idolatrando qualche faccenda della storia, attraverso nuove costellazioni di consapevolezze diveniamo disponibili all’intuizione, alla conoscenza estetico-energetica, cognitivamente e intellettualmente solo comprensibili ma non incarnabili, solo erudizione ma non rivoluzione.
La consapevolezza accade in un istante senza tempo, dopo il quale la realtà cessa di venire interpretata attraverso congetture anche dotte, supportate da saperi analitici, ma sempre autoreferenziali, mostrando esplicitamente le forze magiche o energetiche che la governano.
Inoltre, essa ora ci appare pregna di informazioni sottili in cui si riscontra quanto l’intelligenza razional-cognitiva, oltre a essere la più superficiale tra quelle insite in noi, diviene perfino dannosa in modo direttamente proporzionale all’accredito che incondizionatamente le devolviamo. Un accredito che, semplicemente, obnubila e nega dimensioni e poteri umani che la sua piatta natura classifica come ciarlatani.
Un accredito assoluto, così radicale che mai la struttura logico-analitica del pensiero, cui affidiamo la verità e la sua ricerca, è messa in discussione fino a osservarne il limite e, conseguentemente, il campo in cui è efficace e quello in cui straparla.
La conoscenza che ci viene offerta nel superamento e, perciò, dalla rivisitazione e limitazione del mito della realtà oggettiva, nonché delle sue ragioni d’essere e quindi della presunta progressività verso la verità definitiva, verso il più piccolo mattoncino della materia, permette, per esempio, di emanciparci dal tempo lineare e perciò di osservare la durata quale nostra personale, sentimentale misurazione, di percepire l’eternità, l’infinito, l’intero dal particolare, il Tutto e la natura organica di tutte le cose. Una conoscenza che constata il potere di verità dell’oracolo e la dinamica concezionale del miracolo.
Non si tratta di baggianate come si sente di solito dire dalle moltitudini ingabbiate nel razionalismo, nel materialismo, nel determinismo, nel riduzionismo, nel positivismo, nel meccanicismo e nell’egocentrismo. Un elenco che sta anche in una sola parola: scientismo.
Si tratta, invece, di banalità disponibili a chiunque una volta, come detto, superati i cancelli oltre i quali la realtà diviene quantistica, in quanto mostra di divenire, di decantare, di conformarsi in nostra funzione.
È quello il punto in cui anche la storia, come sempre nostra emissione, può emanciparsi dalla sua identità sanguinaria e dolorosa.
Assistere alla consapevolezza che la realtà dipende da noi, implica, infatti, anche la realizzazione della pari dignità tra esseri senzienti, presupposto imprescindibile delle buone relazioni e del benessere interiore. Questa osservazione appare condivisibile in quanto l’altro, seppur non corrispondente alle nostre idee, soggiace alle stesse dinamiche magiche che valgono per tutti. Tra cui quella relativa alla caducità ed egocentricità di tutti i valori della storia e, perciò, la consapevolezza di essere attori ed esponenti del suo significato, nonché quella che solo quanto è incarnato in noi può esprimersi nella realtà.
Un principio rivoluzionario che non può essere concepito, né avrebbe ossigeno per nascere, crescere e abitare, nel nefasto campo egocentrico e ideologico. Per la sua concezione serve solo la purezza, la liberazione dalle grinfie della mondanità, dal dogma del dualismo, dalle egregore che, come binari, ci costringono in una direzione, dalle forme-pensiero che configurano una realtà senza opzione né alternative.
In stato di purezza, l’I Ching, i fondi del caffè, gli amuleti, come magneti possono radunare a sé le forze sottili ed emozionali cui siamo soggetti, in misura direttamente proporzionale al bisogno e all’accredito devoluto. Possono creare un’istantanea della realtà fermando il vorticare di tutti gli elementi che ne fanno parte, per poi indicarcela. Da qui l’oracolo predittivo e induttivo se lo sciamano è puro – elemento qui dato per assunto – mentre il movente del destinatario è egoico, quindi esposto e vulnerabile.
Qualora non lo fosse, l’indicazione sciamanica sarebbe a sua volta riconosciuta nella sua energia, per essere sfruttata al fine di mantenere la propria miglior condizione, di realizzare i propri progetti, di eludere le forze negative, quindi malesseri e malattie.
Lo stato di libertà dal conosciuto, cioè dalla cultura egocentrica e slegata dal cosmo, permette di vedere nell’incidente, come nell’inconveniente, la realizzazione conseguente alla qualità della relazione con sé, l’ambiente, il prossimo e il mondo presente nel momento che lo precede e in quello in cui si verifica.
La o le consapevolezze a cui ci riferiamo riguardano la rivoluzione di tutte le condizioni umane. Se il rancore, la gelosia, l’invidia, le delusioni sono stati intimi di chi è stato violentato, tradito, abbandonato, da chi ha subito perdite; e anche concreti, come una violenza gratuita subita o una somatizzazione, la via per il loro superamento non è di tipo assistenziale – d’efficacia latente, discutibile e momentanea – ma riguarda l’assunzione di responsabilità nei confronti della situazione in cui versiamo. E, con essa, il riconoscimento che quelle ferite sono scaturite dalla nostra lettura dei fatti che ce le avrebbero procurate.
Riconoscere in sé, nella propria interpretazione, nelle proprie pretese insoddisfatte, dunque nel proprio egocentrismo, la genesi di pena, malessere, sofferenza e malattia, aumenta molto il potere sottile che abbiamo per andare oltre e non trovare neanche più i segni delle ferite.
Si tratta di una concezione della realtà in cui alla vendetta è sostituito il perdono o anche qualcos’altro, in quanto anche il perdono può implicare vanità egoica. Qualcos’altro che forse può essere chiamato rinascita. Un’esperienza che tutti noi possiamo scovare nelle nostre biografie, normalmente chiamata dimenticanza.
Oltre la soglia della dimensione egocentrica, ci si affaccia a un panorama che le tradizioni sapienziali, emerse da ogni angolo geografico del mondo, hanno sempre osservato. Ognuna con formule, parabole e parole proprie narra il potere spirituale che è in noi, delle sue doti di produrci tanto il malessere quanto il benessere. Banalità per pochi, segreti per troppi.