Non abbiamo scelta se non la vittoria
di Bashar al-Assad - 13/06/2016
Fonte: Aurora sito
Innanzitutto, presento al popolo siriano i migliori auguri per questo mese benedetto nella speranza che il prossimo Ramadan la Siria sia liberata.
(Applausi)
Signora Presidentessa, onorevoli deputati,
Non è la prima volta che mi trovo su questo podio, dopo le elezioni che hanno portato alla formazione del nuovo parlamento, congratulandomi con i parlamentari eletti, portavoce del popolo che gli ha concesso fiducia e l’onore di tale responsabilità nazionale. Ma questa volta, la situazione è molto diversa perché le elezioni non sono state ordinarie. Avvenivano in un momento di grandi tensioni territoriali, politiche, regionali ed internazionali. In condizioni di estrema difficoltà interne portando alcuni a predirne il fallimento e che, nella migliore delle ipotesi, sarebbero state evitate dai cittadini. Ma ciò che è successo è stato l’esatto contrario. Ancora una volta, il popolo siriano ha sorpreso il mondo con la sua ampia partecipazione ad un’importante scadenza nazionale e costituzionale. Il tasso di partecipazione, senza precedenti, è un messaggio chiaro al mondo, più aumentano le pressioni, e sempre più persone valorizzano l’indipendenza; più s’intensificano i tentativi d’interferenza estera, più il popolo rispetterà il dettato della Costituzione, garante dell’indipendenza e della stabilità. Una determinazione nazionale che si riflette anche nel gran numero di candidati alle elezioni, dimostrando così discernimento e patriottismo. Ed è anche un messaggio importante per voi, rappresentanti del popolo, questa partecipazione senza precedenti, nonostante le circostanze, nonostante le minacce e i pericoli, vi caricano di una particolare responsabilità nei confronti dei cittadini che hanno messo le loro speranze nelle vostre mani, affinché li proteggiate col vostro lavoro onesto e costante, proporzionale alla loro fiducia e alle enormi sfide imposte alla Siria. Poiché queste elezioni sono state insolite e dall’affluenza senza precedenti, questo Consiglio sarà diverso da tutti gli altri; gli elettori che di solito votano per chi dovrebbe rappresentarli hanno dimostrato il loro senso di responsabilità, la loro comprensione delle nuove realtà e la consapevolezza dell’importanza dei sacrifici votando non solo candidati provenienti dalla loro regione, ma anche candidati provenienti dalle profondità della sofferenza e dal colmo della generosità. Così il vostro attuale Consiglio include, per la prima volta, feriti che hanno sacrificato parte del corpo in modo che il corpo della Patria rimanesse intatto; madri, padri, sorelle dei martiri che hanno visto i loro cari sacrificare la vita per la Siria; il medico pietoso verso il disagio economico dei concittadini che rispetta la nobiltà della sua professione con cure gratuite; l’artista che ha preso le armi per difendere la sua terra e il suo onore. E’ anche un consiglio in cui le voci delle donne, dei giovani, dei laureati aumenterà ulteriormente, contribuendo con i propri mezzi a difendere il proprio Paese e il proprio popolo. Mi ricordo di alcuni di questi casi, ma ce ne sono molti altri. Non li citerò. Ognuno di voi è stato eletto dal popolo per parlare a suo nome, per difenderlo e proteggerlo. Facciamo in modo che la bussola dello scopo e del metodo del nostro lavoro, come responsabili nelle varie istituzioni che operano per gli altri e non per se stessi, proprio come hanno fatto i feriti, i martiri e tutti coloro che si sacrificano e resistono, sia in ognuno di noi nel posto e nel compito che la responsabilità gli ha assegnato. Senza questa bussola, la Siria non potrà uscirne. Senza questa bussola, non ci sarà spazio per il progresso; per costruire; per le idee innovative e creative, che sarebbero inutili se già esistessero. Quando pensiamo e agiamo con onestà e sincerità nell’interesse altrui, e non nostro, elimineremo le barriere della corruzione e della cattiva gestione. Sarà allora possibile, ed anche certo, affrontare le sfide poste dalla guerra e confondere i negligenti, i corrotti e i ladri, senza che possano più complicare la situazione per i loro scopi personali. Quando pensiamo e agiamo con onestà e sincerità, nell’interesse del Paese, e non nostro, il controllo esecutivo sarà efficace ed efficiente, valutandone le prestazioni al servizio del cittadino. Ed è ciò che tutti si aspettano dal Consiglio.Signore e Signori,
la responsabilità nazionale che poggia su di voi oggi arriva in un momento in cui il mondo intero ha visto circostanze eccezionali dovute a conflitti internazionali, principalmente causati dai tentativi dell’occidente di detenere una posizione dominante a qualsiasi costo. L’occidente rifiuta qualsiasi cooperazione con qualsiasi altro Stato o gruppo di Stati, come se si trattasse di una questione di vita o di morte per esso. Tali conflitti internazionali hanno creato conflitti regionali tra Stati che cercano di preservare sovranità ed indipendenza e Stati che servono gli interessi altrui, anche se danneggiano gli interessi del loro popolo. I conflitti direttamente trasmessi nella nostra regione in generale e in Siria in particolare, complicano una situazione già complicata. Ma tutto ciò non impedisce, a noi siriani, di avere la nostra responsabilità in ciò che accade, perché se la nostra “casa” fosse stata forte, solida, solidale, libera da corruzione e tradimento in certi suoi angoli, le cose non sarebbero arrivate dove sono ora. I conflitti su tre livelli, internazionale, regionale e locale, sono chiaramente riflessi nei processi politici che si svolgono a Ginevra. E tra il piano ‘internazionale e quello regionale s’è intromesso un gruppo di individui di nazionalità siriana che agiscono da burattini sia di Stati infinitamente più arretrati, sia di Stati che sognano di ricolonizzare la nostra regione, anche tramite gli ascari. Ma di fronte a tali traditori, ci sono i siriani patriottici fedeli ai sacrifici dei martiri e dei feriti, alla ricerca dell’azione politica per preservare la propria terra e la propria indipendenza decidendo per la Patria. Non è più un segreto che dall’inizio degli eventi, scopo del processo politico previsto dagli Stati che sostengono il terrorismo regionale e internazionale è distruggere il concetto di Patria colpendo inesorabilmente la nostra Costituzione con ogni sorta d’iniziativa volta a deviarla dall’applicazione e bloccarla su vari aspetti con ciò che chiamano “periodo di transizione”. Naturalmente, mirano alla Costituzione sperando di demolire i due principali pilastri di qualsiasi Stato. In primo luogo, le istituzioni a cominciare dall’Esercito che difende la Patria e garantisce la sicurezza del popolo, contro cui sono particolarmente concentrati fin dall’inizio e in tutte le discussioni sul futuro della Siria e delle sue istituzioni. Poi, l’identità nazionale condivisa dalle varie componenti etniche e religiose, su cui si sono concentrati da quando si sono resi conto che è il fondamento della resilienza del Paese. Una volta che il loro “piano terroristico” è fallito, nonostante le distruzioni e i massacri da essi perpetrati, si convinsero che il grosso del loro “piano politico” poteva ancora essere realizzato attaccando la Costituzione. Infatti, il loro piano iniziale era assicurarsi che il terrorismo dominasse completamente il Paese, accordandogli una pretesa “moderazione” e una “legittimità” di copertura, naturalmente decisa all’estero, creando il caos assoluto quale unica via per una Costituzione etnica e confessionale che ci muterebbe da popolo attaccato al proprio Paese a gruppi settari rivali che invocano l’intervento straniero contro se stessi. Ciò che dico è chiaro. Non dico nulla di nuovo. Se guardiamo al nostro est e al nostro ovest, le esperienze confessionali parlano da sole. Non c’è bisogno di rivalutare questo problema dopo decenni di esperimenti equivalenti nella nostra regione. Il sistema confessionale trasforma i figli dello stesso Paese in avversari e nemici, nel qual caso ciascuna delle parti cercherebbe alleati che, in questo caso, non troverebbero in Siria, ma all’estero. In effetti, un rapporto costruito su sospetto, risentimento e odio trova alleati all’estero. È allora che gli Stati colonialisti si presenteranno da protettori di un particolare gruppo e la loro interferenza negli affari del Paese in questione avrà giustificazione e legittimità. Poi, una volta che il loro piano di suddivisione sarà completato, passeranno alla partizione. Di qui la costante progressione della terminologia settaria e dei discorsi politici regionali o degli Stati internazionali patrocinatori del terrorismo, che consoliderebbero il loro piano e il loro concetto di partizione resi inevitabili, e persino necessari, quale unica soluzione per la pace dei siriani. Pertanto, diffondono prima tale concetto all’estero, in modo che governi e politici mondiali si convincano che l’unica soluzione sia una Costituzione confessionale, dato che ci sarebbe la guerra civile dovuta alla grande diversità etnica e religiosa della nostra regione che c’impedirebbe di convivere. Poi eserciterebbero la loro pressione su di noi per farci accettare la loro logica e, a nostra volta, saremmo convinti di non poter convivere se non solo con la Costituzione che propongono. Inoltre, ci dicono: “Vuole l’unità della Siria? Ma, naturalmente, tutti i Paesi del mondo sono per l’unità della Siria!”. Più banalmente, la zolletta di zucchero dovrebbe soddisfare la nostra fame per una Siria unita e indivisibile. Ora, come tutti sappiamo, l’unità non inizia con la geografia, ma dai cittadini, perché quando i cittadini dello stesso Paese sono divisi, la partizione geografica diventa questione di tempo e si avrà al momento ritenuto opportuno. Ma dato che non gli permettiamo di trascinare la Siria in questa direzione precipitandola nell’abisso, proponemmo all’inizio di Ginevra 3 un documento che definisce i “principi” su cui dovrebbe basarsi il dialogo con le altre parti. Credo che vi chiederete quali siano queste parti, perché finora abbiamo negoziato solo con il “facilitatore” che non è l’altra parte, credo, né lui né la sua squadra, essendo solo degli intermediari. Pertanto, se mi chiedete il motivo per cui ho detto “altre parti”, risponderei retoricamente, dato che non ce ne sono.
(Applausi)
E’ sulla base dell’accordo sui principi proposti dalla Siria, o qualsiasi altro principio generale, che le discussioni passano ad altri argomenti, come ad esempio sul “governo di unità nazionale”, lavorando con una commissione competente per preparare la nuova costituzione, soggetta all’approvazione del popolo con un referendum prima di procedere a nuove elezioni. Un soggetto che spiegammo essenzialmente nel gennaio 2013 durante il mio discorso all’Opera House di Damasco [1], cosa che non gli impedisce di continuare a chiederci ancora e ancora della nostra idea di soluzione. Rispondiamo che è la “soluzione politica”, essendo l’altra soluzione, la lotta al Terrorismo, già definita nei suoi principi. Pertanto, ogni volta che ci porranno la stessa domanda, ripeteremo la stessa risposta. Torniamo ai principi. Perché abbiamo stabilito dei principi? Perché sono necessari in qualsiasi negoziato o colloqui, in particolare tra Stati. Perché? Questi negoziati hanno bisogno di riferimenti. Pretendono che i riferimenti siano nella risoluzione 2254 (2015), proprio come l’avevano preteso per la risoluzione 242 (1967). [2] Un esempio che dimostra che quando tali risoluzioni furono adottate dopo il compromesso tra grandi potenze, ognuno usa la terminologia che si adatta ai propri interessi; in modo da ritrovarsi con un testo ambiguo e contraddittorio. Quindi, se tornassimo al comunicato di Ginevra del 2012, troveremmo che parla allo stesso tempo di sovranità della Siria e di organo di transizione, indicato anche come “governo di transizione”. Ma se si parla di sovranità della Siria, come è possibile che decida sul suo sistema di governo, indipendentemente dalla volontà del suo popolo? La sovranità preclude l’adozione di tale sistema e viceversa. D’altra parte, abbiamo a che fare sempre con terminologie inspiegabilmente elastiche. Ad esempio, cito un’espressione presa dai colloqui di Vienna dove troviamo la frase “governo credibile”. Che significherebbe? Per il terrorista, se SIIL, Fronte Al-Nusra e gruppi simili arrivano al potere, il loro governo sarebbe credibile. Per i traditori che agiscono dall’estero divenuti zerbini dei loro padroni, se riuscissero a formare un governo che gli assomiglia, farebbero dello Stato siriano uno Stato vassallo che a sua volta trasformerebbe i siriani a sua immagine, rendendosi così un governo credibile per loro. E’ quindi ovvio che non andiamo nei negoziati per accettare tali proposte. È per questo che abbiamo scritto il “documento dei principi” evitando che un partito aggiunga ciò che gli piace. È una struttura che pone dei limiti invalicabili e qualsiasi proposta al di fuori dei principi fondamentali, considerata d’ostacolo o priva di serietà.
Questi principi li cito subito:
Sovranità e unità della Siria rifiutando ogni ingerenza straniera.
Rifiuto del terrorismo.
Supporto alla riconciliazione.
Preservare le istituzioni
Togliere l’embargo.
Ricostruzione.
Controllo delle frontiere.
Molti altri principi sono contenuti nelle Costituzioni, attuale e precedenti: diversità culturale, libertà dei cittadini, indipendenza della giustizia, ecc. Pertanto respingiamo qualsiasi proposta in contrasto con questi principi, ed è per questo che l’hanno respinta…
(Applausi)
Non ce lo dicono espressamente, ma ce li rubano. Tuttavia, a nostro avviso, questi principi costituiscono la vera base del successo dei colloqui, tuttavia, se sinceramente lo desiderano, e non solo dimostrano serio impegno ma anche una chiara visione del processo politico, ciò porterebbe ad una soluzione tra siriani. I veri negoziati non sono ancora iniziati. Come ho già detto, le sedute successive si sono limitate a discussioni con il facilitatore, che non è un partito con cui dovremmo negoziare. Non abbiamo assolutamente ricevuto risposta alla nostra dichiarazione di principi. La nostra delegazione ha continuato a chiedere una reazione dalle “altre parti” senza mai ottenere una risposta; confermando che i loro rappresentanti dipendono dai loro padroni, dimsotrando, ovviamente, che erano andati a Ginevra per forza. Inoltre, dal primo giorno hanno cercato d’imporre le loro condizioni e quando non ci sono riusciti nell’ultima sessione di Ginevra, hanno chiaramente dichiarato il loro sostegno al terrorismo silurando “la cessazione delle ostilità”. Ripeto: siamo andati all’ultima sessione di Ginevra e alla precedente, incontrando il facilitatore e la sua squadra; abbiamo proposto un documento di principi senza avere risposte. Tuttavia, l’hanno scavalcato proponendoci ciò che spacciavano col titolo di “ricerca di denominatori comuni” tra le parti. Un suggerimento dagli stessi che in precedenza incontrammo nella prima fase dei colloqui indiretti attraverso il facilitatore, che doveva svolgere il ruolo di mediatore tra le delegazioni ospitate in diverse stanze dello stesso edificio, e che non ebbe luogo. Per contro, ci posero una serie di richieste ingannevoli, ogni volta in termini che violavano la sovranità della Siria, la sua sicurezza, le sue istituzioni o collegate alla situazione sociale secondo l’ottica religiosa dell’uno e dell’altro, come avete visto sui loro media. Mentre è usuale che il ruolo delle nazioni richieda l’istituzione di una struttura incentrata sul facilitatore, o una sua squadra, sappiamo che tali Stati impantanati sulla scena internazionale non possono permettergli di lavorare in modo onesto e imparziale. Hanno sempre dei rappresentanti che agiscono dietro le quinte. Crediamo che siano loro ad aver preparato il questionario al quale avevamo diritto, probabilmente perché presumevano che la squadra della delegazione siriana non sapesse nulla di politica. In realtà, non poterono ingannarci con la loro terminologia tendenziosa, ricevendo risposte ferme e precise. Pertanto, a prescindere da chi ha preparato il questionario, si presume fossero dei dilettanti.
(Applausi)
Per quanto riguarda l'”altra parte”, non era effettivamente presente. I suoi rappresentanti si sono effettivamente recati a Ginevra, costretti dai loro padroni, ma smisero di gridare imbronciandosi. Non intendiamo prenderli in considerazione. Il popolo li ha già valutai e non meritano che si parli di loro, se non per dire che non c’era alcun negoziato diretto con costoro. Rimasero nel loro hotel accontentandosi di certe dichiarazioni tuonanti suggerite dai loro padroni, avendo come unico ordine del giorno, approvato da Riyadh, svegliarsi, mangiare e tornarsene a letto.
(Applausi)
Notando che la loro missione era fallita, cominciarono a pensare di ritirarsi per dare la colpa del fallimento dei negoziati alla Siria; non ci sono riusciti. Tuttavia, come ho già detto, la loro risposta al fallimento dell’ultima sessione di Ginevra 3 fu la dichiarazione pubblica del loro sostegno al terrorismo e alla fine della “cessazione delle ostilità”. Ciò ha portato al bombardamento selvaggio di civili, ospedali, bambini, come abbiamo visto ad Aleppo. Nonostante il fatto che praticamente tutte le province siriane hanno sopportato e ancora sopportano il terrorismo, continuando a resistere al regime fascista di Erdogan che ha sempre puntato in particolare ad Aleppo, perché questa città è ai suoi occhi l’ultima speranza del suo piano con i Fratelli musulmani, dopo aver fallito in Siria ed aver smascherato la sua vera natura di criminale ed estremista agli occhi del mondo; e anche perché i suoi abitanti si sono rifiutati di farsi strumentalizzare, resistendo, perseverando, rimanendo a difendere la loro città e il loro Paese. Ma Aleppo sarà il cimitero delle speranze e dei sogni di questo assassino, se Dio vuole.
(Applausi)
E il loro terrorismo continua, con i massacri a Zara e i criminali attentati a Tartus e Jabalah. Una scelta volta a seminare discordia. Hanno fallito e sempre falliranno, perché la discordia non c’è in Siria, è morta! Le loro bombe non sono riuscite a distinguere un siriano da un altro siriano, dimostrando che tutti i siriani sono fratelli nella vita e nel martirio e guardano nella stessa direzione.
(Applausi)
Salutiamo tutti coloro che si sono radunati e sono rimasti uniti nella vita e nella morte contro i terroristi e i loro odiosi piani di discordia, decisi a vivere, resistere e vincere. In questo contesto, il tema spesso discusso negli ultimi mesi è la tregua a cui molti di noi attribuiscono la responsabilità di tutto ciò che ci accade. Parliamo oggettivamente. In questo mondo tutto è relativo e l’assoluto, per noi esseri umani, è solo questione del potere divino. Lo stesso per la tregua, il positivo comprende del negativo; e il negativo include del positivo. In ogni caso, ciò non riguarda il territorio intero, permettendoci di non considerarlo solo negativo. Infatti:
– In politica interna, dato che ciò che conta di più è la situazione interna, abbiamo raggiunto molte riconciliazioni, risparmiando molto sangue al nostro popolo e alle nostre Forze Armate.
– Sul piano estero, ha vantaggi politici che non intendiamo discutere qui.
– Militarmente, ci permette di concentrarci su obiettivi specifici e raggiungerli. La prima prova di ciò è la rapida liberazione di Palmyra e poi al-Quraytan e di molti villaggi nel Ghuta di Damasco. Certamente, le nostre Forze Armate hanno liberato molte altre aree, ma dopo diversi mesi; anche dopo uno o due anni di combattimenti.
Quindi non possiamo negare gli aspetti positivi di questa tregua. Il problema è che è stato deciso da un consesso internazionale con l’approvazione dello Stato siriano, ma la parte statunitense, in particolare, non ha adempiuto alle condizioni che doveva applicare, ignorando i suoi agenti nella regione, sauditi e turchi. Tuttavia, l’Arabia Saudita ha dichiarato pubblicamente e ripetutamente il suo sostegno al terrorismo, mentre i turchi continuano ad inviare apertamente terroristi dai loro confini alle regioni del nord della Siria. Gli Stati Uniti quindi condonano le azioni di Erdogan che, come abbiamo detto, è stato smascherato all’estero e nel Paese, oltre ad essere contestato dai suoi concittadini. Pertanto, è stato costretto a creare disordini e caos per mantenere le poche carte che ha. Ha mandato truppe in Iraq, ha ricattato gli europei sfruttando il problema dei rifugiati, continua a sostenere i terroristi e ultimamente ne ha inviato migliaia ad Aleppo. In pratica, Erdogan svolge il ruolo di “teppista politico”.
(Applausi)
Questo è il motivo per cui dico che la corretta applicazione della cessazione delle ostilità ha merito e che il problema non è la tregua. Il problema è che gran parte del conflitto in Siria è un conflitto estero, internazionale e regionale. Non soddisfatti dal loro terrorismo tramite esplosivi e proiettili, hanno fatto ricorso al loro “terrorismo economico” attraverso le sanzioni e la pressione sulla sterlina siriana, per portare al collasso economico piegando il popolo. Ma nonostante tutte le manovre dolorose, la nostra economia continua a resistere; le misure monetarie hanno recentemente dimostrato che è possibile contrastare la pressione, ridurre i danni e stabilizzare la moneta. Sono sicuro che questo sarà la prima priorità del nuovo Consiglio e sarà lo stesso, altrettanto certamente, per il nuovo governo in via di composizione, come richiesto dalla Costituzione. Come sapete, la sterlina siriana è soggetta a molti fattori: estero attraverso l’embargo finanziario e la geografia delle esportazioni; e interno dovuto al terrorismo che ha colpito le infrastrutture e le istituzioni economiche, reciso le comunicazioni tra le città e spaventato gli investitori. Dipende anche dalle azioni dei governi e dalle reazioni dei cittadini. Quest’ultimo aspetto è ovviamente una conseguenza e non una causa. Tuttavia, comporta la corsa ad acquistare dollari o altre valute estere, in cui il cittadino può perdere coll’aumento dei prezzi ciò che pensa aver salvato acquistando dollari. Abbiamo detto che le misure adottate dal governo recentemente si dimostrano efficaci, illustrando la capacità d’influenzare la valuta. Ma questo è efficace a breve termine. A lungo termine riguarda l’economia duramente colpita. Così, all’inizio della crisi, alcuni hanno sospeso i progetti per piccole, medie e grandi aziende, pensando che la crisi sarebbe durata pochi mesi prima del ritorno alla normalità; che non c’è stato. Mentre altri investitori hanno continuato progetti più o meno importanti, dato che la vita deve andare avanti a prescindere dalle circostanze. Tuttavia, i primi erano più numerosi dei secondi. Quello che oggi ci si aspetta da noi è continuare a sostenere la sterlina siriana e la situazione economica, essendo interdipendenti, incoraggiando gli investitori a lanciare i loro progetti, che sia una piccola, media o una grande azienda. Oltre alle misure monetarie, il governo deve trovare le procedure per accelerare il ciclo economico. Ma dato che la debolezza della sterlina è strettamente legata a un’economia debole, dobbiamo collaborare nella ricerca di soluzioni compatibili con la fase che attraversiamo. Quali sarebbero le procedure efficaci? Quali leggi sarebbero utili? Questa situazione dura da cinque anni. Non è una novità avendoci riflettuto non dal nulla. Abbiamo una certa esperienza in questo campo. Pertanto, penso che sia una questione di grande importanza che il Consiglio discuterà con il governo, in modo che tutti noi possiamo fare il nostro dovere. Terrorismo economico e terrorismo con bombe, stragi e ogni tipo di proiettile sono vani. Perciò vi assicuro che la nostra guerra al terrorismo continuerà, non perché ci piace, questa guerra ce l’hanno imposta, ma perché lo spargimento di sangue non si fermerà finché non li avremo sradicati ovunque siano e qualunque sia la maschera che indossano.
(Applausi)
Come abbiamo liberato Palmyra e molte altre aree prima, libereremo ogni palmo della Siria caduto nelle loro mani. Non abbiamo scelta se non la vittoria; altrimenti la Siria scomparirà e non ci sarà né presente né futuro per i nostri figli. Questo non significa che non crediamo nell’azione politica come pretenderanno dopo questo discorso, concludendo che il presidente siriano ha parlato solo della guerra e della vittoria. Continueremo a lavorare sul processo politico, per quanto piccola sia la possibilità di successo, a cominciare dalla nostra forte volontà, sia a livello popolare che governativo, per fermare lo spargimento di sangue e la devastazione salvando la nostra Patria. Ma ogni processo politico che non sarà avviato, continuato, accompagnato e concluso con l’eliminazione del terrorismo, non avrà alcun senso e non ci sarà nulla da aspettarsi. Ancora una volta, invito tutti coloro che portano le armi per qualunque motivo, di aderire al percorso di riconciliazione iniziato anni fa e che s’è accelerato di recente. Non seguite il sentiero del terrorismo che porta alla distruzione del Paese e danneggia tutti i siriani senza eccezione. Riprendetevi e tornate nel vostro Paese perché, con lo Stato e le sue istituzioni, è la madre dei suoi figli il giorno che decideranno di tornare. Quanto a voi, eroi della Siria nell’esercito, nelle Forze Armate e nelle Forze alleate, qualunque cosa possiamo dirvi o dire di voi, non arriveremo a rendervi giustizia. Senza di voi, non avremmo potuto resistere. Senza di voi, non esisteremmo più. Senza i vostri coraggio e generosità, la Siria sarebbe solo un ricordo. I nostri saluti con rispetto e ammirazione a voi, alle vostre famiglie, ai vostri compagni martiri e feriti…
(Applausi)
I nostri saluti con rispetto e ammirazione a voi, alle vostre famiglie, ai vostri martiri e compagni feriti, che hanno rifiutato di arrendersi battezzando la terra siriana con il loro sangue e il loro corpo. Tutti noi, ovunque ci troviamo, ne saremo grati per generazioni e generazioni. Ci inchiniamo al vostro eroismo e all’eroismo delle vostre famiglie e tutti noi vi promettiamo che il vostro sangue non sarà versato invano, che la vittoria sarà inevitabile grazie a voi, grazie agli eroi dell’Esercito e delle Forze Armate e di tutti i siriani che costantemente difendono il proprio Paese e il proprio onore ovunque si trovino e con ogni mezzo possibile.
(Applausi)
La sconfitta del terrorismo è inevitabile, con Stati come Iran, Russia e Cina che sostengono il popolo siriano, dalla parte della giustizia e a difesa degli oppressi contro gli oppressori. Li ringraziamo per questo…
(Applausi)
Li ringraziamo per questo e per il loro continuo sostegno. Sono Stati che rispettano i principi e difendono i diritti dei popoli, in particolare di chi sceglie il proprio destino. A questo proposito, vorrei che non badassimo assolutamente a tutto ciò che dicono sui media delle nostre differenze, dei nostri conflitti o divisioni. Le cose sono più stabili e i punti di vista più chiari che mai prima. Quindi non preoccupatevi, le cose vanno piuttosto bene in questo caso.
(Applausi)
Non dimenticheremo ciò che la resistenza patriottica libanese ha offerto alla Siria nella lotta al terrorismo…
(Applausi)
Non dimenticheremo ciò che la resistenza patriottica libanese ha dato alla Siria nella lotta al terrorismo, mescolando il sangue dei suoi eroi col sangue degli eroi dell’Esercito arabo siriano e delle forze alleate. Salutiamo i loro eroismo e lealtà.
(Applausi)Signore e Signori,
Il vostro nuovo Consiglio inizia a lavorare, mentre compiti giganteschi e grandi sfide ci attendono. Molto sangue puro è scorso, intere famiglie sono state spazzate via e un’intera infrastruttura costruita dai siriani col sudore della fronte è stata distrutta, gli eroi hanno offerto anima e corpo, senza aspettarsi nulla in cambio, il che non significa che il loro sacrificio e che il loro sangue puro sono stati vani. Ma se questo è il prezzo per ripristinare la sicurezza, per la vittoria sul terrorismo, la riconquista e la ricostruzione del territorio, passa anche per la lotta agli effetti nocivi di corruzione, favoritismi, caos e violazioni della legge. Questi eroi si sono sacrificati per difendere la terra e il popolo, il Paese con la sua Costituzione, le sue leggi e istituzioni. Il prezzo che dobbiamo pagare perciò, è preservare tutto questo lavorando per farlo progredire e dedicandosi a giustizia ed equanimità. Questi eroi si sono sacrificati per mantenere l’integrità del Paese intatto, tra tutte le sue componenti. Siate all’altezza dei loro sacrifici. Siate il popolo che ci auguriamo sarete. La vostra missione non si riassume solo nella fiducia dei vostri elettori, ma anche nella fiducia dimostrata dai martiri, dai feriti, dalle madri in lutto e da tutti coloro che hanno dato il loro sangue, i loro mezzi, il loro pensiero e la loro solidarietà per proteggere la propria terra d’origine. Questa è l’enorme fiducia di cui siete custodi. Assumetevi questa responsabilità e siatene degni.
Che la pace e la misericordia di Dio sia con voi e che Dio vi benedica.
Dr. Bashar al-Assad,
Presidente della Repubblica araba siriana
Mondialisation, 10 giugno 2016
Trascrizione e traduzione di Mouna Alno-Nakhal per Mondialisation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio