Sempre più succubi: Suleiman in Italia da Guantanamo per “motivi umanitari”
di Nicola Rinaldo - 12/07/2016
Fonte: L'intellettuale dissidente
La Farnesina ha accettato: Fahyiz Ahmad Yahia Suleiman verrà trasferito in Italia da Guantanamo. Il governo degli Stati Uniti ha espresso la propria gratitudine verso quello italiano per la disponibilità ad accogliere il detenuto yemenita accusato di aver combattuto con Al quaeda in Afghanistan. Poco più di un sospetto dal momento che l’uomo é stato trattenuto per oltre 14 anni nella struttura caraibica senza alcun capo di imputazione, in eterna attesa di un processo. Sono in molti ad aver definito il campo di Guantanamo, aperto nel 2001, un vero e proprio “buco nero giuridico”. In 15 anni di attività sono state oltre 800 le persone internate illegalmente nella struttura. La legislazione Americana, successive all’11 settembre, ha infatti previsto una ampia deroga alle prerogative costituzionali in caso di sospetta attività terroristica. Solo nel 2008 la Corte suprema è giunta a definire illegittima l’esistenza di Tribunali Speciali militari , le cosidette Military Comission, specializzate nel giudizio dei sospetti terroristi, in completa violazione ovviamente di tutte le garanzie e prerogative costituzionali. Una seconda decisione è intervenuta riconoscendo il diritto ai detenuti del campo di agire presso le corti federali contro la propria detenzione.
Seguendo a ruota le decisioni della corte suprema , l’allora neo eletto presidente Obama ha ordinato la chiusura del “carcere di Guantanamo”. Se la decisione ha incassato ampio appoggio popolare da un lato, dall’altro è di fatto rimasta sulla carta. Il presidente non è mai stato appoggiato sulla questione dal Senato che ha bocciato un piano da 80 milioni per lo smantellamento definitivo del carcere.
Nonostante le enormi difficoltà la lenta riduzione del carcere è andata per la propria strada, complice anche la riduzione della presenza militare Usa in Medioriente e la mutazione di strategia imposta da Obama.
Al fine di ridurre il numero dei reclusi, il governo Usa ha previsto un ampio piano di ricollocamento che ha suscitato non poche perplessità. Problemi che riemergono anche nella più ristretta realtà italiana contestualmente al trasferimenti di Suleiman. Non è infatti per nulla chiara la natura giuridica del soggetto che si dovrebbe trasferire. Se da un lato la Farnesina usa la laconica formula “motivi umanitari” dall’altro non si capisce quale normativa dovrebbe applicare la parte italiana per accogliere una persona che, a suo malgrado, si è trovata nella più profonda delle incertezze giuridiche. Niente di paragonabile a Guantanamo è mai stato previsto dalla normativa italiana e quindi non si possono applicare nemmeno i canonici trattati bilaterali fra Usa e Italia sui trasferimenti e trattamenti di detenuti. Suleiman ha trascorso gli ultimi quattordici anni in una condizione che nemmeno il governo americano è mai riuscito a denominare formalemente.
Non può essere considerato né un detenuto ordinario né un prigioniero di guerra. Nel primo caso avrebbe la protezione dei principi costituzionali , il che gli avrebbe impedito di subire oltre un decennio di detenzione senza un’accusa formale e un processo. Se fosse invece un prigioniero di guerra avrebbe il diritto alla tutela della Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra. Niente di tutto ciò. Suleiman ha avuto la sfortuna di essere preso prigioniero dalle forze statuntensi nel momento storico sbagliato. Il ruolo dell’italia rimane, come al solito , estremamente ambiguo. Scegliere di accettare i reclusi di Guantanamo implica una scelta fondamentale. Il governo italiano dovrà dare uno status giuridico a chi non ne ha avuto uno per oltre un decennio. Palazzo Chigi accoglierà i detenuti di Guantanamo davvero per “motivi umanitari” ?
Eppure l’occasione sarebbe ghiotta. L’italia potrebbe ricordarsi per un attimo del valore politico che racchiude la parola “sovranità”. Dare un trattamento umano a chi ha subito i peggiori sopprusi in quella che viene definita “Patria della Democrazia” rappresenterebbe il riaffermarsi dell’Italia quale Paese che sa pensare con la propria testa . Ci vogliono i leader e ci vuole carattere. L’ossequioso Renzi di Varsavia è quanto più lontano dai presupposti per la rinascita di un’alternativa democratica alla “logica di alleanza”.