Renzi: bere o affogare!
di Aldo Giannuli - 14/07/2016
Fonte: Aldo Giannuli
Sono convinto che, se Renzi potesse evitare il referendum mangiandosi la carta su cui è scritta la riforma, lo farebbe e ci berrebbe su un bicchiere di inchiostro.
Nella sua semplicità di avvocato di Rignano sull’Arno, aveva immaginato questa marcia trionfale: prima la riforma della legge elettorale, blindata da garantirgli la vittoria sicura, poi la riforma Costituzionale per un regime senza controlli, poi le amministrative con il vento in poppa, quindi il referendum-plebiscito che lo incorona Re d’Italia, subito dopo le elezioni politiche che confermano l’ascesa al trono… Non so se avesse pensato anche al soglio pontificio, in fondo è cattolico ed è giovane, può aspettare un po’.
E invece….! Invece le cose hanno iniziato ad andare storte: prima le amministrative che hanno segnalato due cose gravissime: che il Pd è in discesa ed il M5s in salita e che, con il doppio turno vince il M5s e non il Pd; poi sono piovuti i sondaggi che danno il No alla riforma costituzionale in netto vantaggio ed, a conferma dell’aria che tira, la Brexit che conferma la rivolta contro i governi. A quel punto si è aperta una crepa nella sua maggioranza nel partito di chi gli chiede di cambiare una legge che, anzi che far vincere il Pd fa vincere il suo avversario. Poi Area Popolare che si associa. E poi il caso Alfano…
Insomma, povero Matteo da Rignano, è stato sfortunato! Altro che marcia trionfale, qui di prospetta una marcia funebre! Ed allora che fare? Bisogna scansare la grana del referendum che rischia d’essere la pietra tombale. Certo, ora aggiusta il tiro e dice che se perde si dimette da Presidente del Consiglio ma resta segretario del partito. Mica facile! Al suo conterraneo Fanfani mica riuscì e fu ruzzolato dalle scale di Piazza del Gesù.
Allora ci vuole qualcosa che faccia saltare il banco. Una prima manovra sarebbe sciogliere subito il Parlamento e rinviare così il referendum, nella speranza di beccare tutti gli altri con le braghe in mano e vincere con un colpo di testa.
Ma… c’è sempre un ma e qui più di uno: tanto per cominciare, mica è detto che Mattarella lo accontenti! Il tempo è pochissimo: per votare, poniamo il 9 novembre, occorre sciogliere le Camere per il 25 settembre, per cui se il Presidente nicchia, gli basta prendere tempo fra consultazioni, incarichi esplorativi…
Poi, se per quella data non c‘è lo scioglimento, arriva addosso il referendum ed è anche peggio. Ma, soprattutto, non è affatto garantita la vittoria. Certo, con il Senato di mezzo non vince nessuno e si può azzerare la situazione, ma intanto vai a ragionare con i 5stelle che hanno la maggioranza alla Camera! E poi, se la Corte dichiara incostituzionale l’Italicum, con che si vota? Si può tornare al Consultellum, ma per lui sarebbe una sconfitta d’immagine irreparabile e, per di più, pre fare dopo il referendum con una sconfitta doppia. Insomma, manovra un po’ troppo all’avventura.
Allora adesso si affacciano due ipotesi: spacchettare il referendum e spostarlo a novembre. Lo spacchettamento sarebbe una bruttura giuridica che, a norma dell’art. 139, non si mantiene né in piedi, né seduta né sdraiata (ma la Corte Costituzionale ci ha abituato a vedere anche di peggio). In effetti questo sarebbe un modo per “disinnescare” in qualche modo la mina referendaria: in quattro casi si vince, in due si perde, poi tutti possono cantare vittoria…
Insomma: ci sarebbe il problema di fare una campagna elettorale su cinque o sei quesito con indicazioni miste (“qui vota si, qui no, lì fai quello che ti pare”) anche se il Pd sarebbe avvantaggiato dal “Tutto si”. Ma se passasse la logica del “Tutto No” sarebbe anche peggio ed, a differenziare l’indicazione di voto fra Si e No resterebbe solo quel povero scemo di Bersani. Ma poi, parliamoci chiaro, lo scontro si accentrerebbe sulla parte che riguarda il Senato, ed è lì che si giocherebbe la partita fra sconfitta e vittoria: Renzi può anche vincere sulle parti riguardanti Cnel, Regioni ecc ma perdendo solo sul quesito del Senato, avrebbe perso tutto.
Insomma un rimedio complicato, poco gestibile e, tutto sommato, inutile.
Allora il rinvio e novembre non è scelto a caso. Per la precisione fine novembre. Renzi spera che, con la bufera che si prospetta sulle banche, i tedeschi ci ripensino e lascino passare una deroga per il bail in e un qualche aggiustamento i tema di pareggio di bilancio. Risultato: una finanziaria “leggera” con il successo contro l’Europa matrigna da vantare. Magari, fresco di successo europeo, questo potrebbe disporre meglio gli elettori, per di più la questione delle banche potrebbe occultare sui giornali e Tv il tema del referendum e smorzare la competizione.
Qui già siamo su una manovra più praticabile, però anche in questo caso non è detto che funzioni, anche perché non è detto che l’Europa sia così ben disposta. Renzi spera che, dopo la Brexit, in Europa abbiano timore di una nuova bocciatura popolare di un governo. Ed è un ragionamento che ha una sua fondatezza, ma, come è noto, i tedeschi non sono modelli di elasticità…
Mi sa che la scelta migliore sia quella di mangiarsi le copie della Gazzetta Ufficiale con il testo della riforma, il guaio è che sono troppe! Il fatto è che la roulette si è messa in moto e a questo punto non si può fermare. Bere o affogare, non c’è altra scelta.
Aldo Giannuli