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Tardivo mea culpa della Merkel sugli immigrati. Ma da Berlino a Dallas tira aria (pesante) di rivolta

di Mauro Bottarelli - 14/07/2016

Tardivo mea culpa della Merkel sugli immigrati. Ma da Berlino a Dallas tira aria (pesante) di rivolta

Fonte: Rischio Calcolato

Alla fine, pressata dall’opposizione interna al partito e sempre più preoccupata per l’ascesa di Alternative fur Deutschland, Angela Merkel ha dovuto compiere un parziale e tardivo mea culpa rispetto alla sua politica di porte aperte verso i migranti, la stessa che lo scorso anno ha visto entrare in Germania oltre un milione di persone. Parlando a un congresso della CDU nell’ex Germania Est, la Cancelliera ha infatti dichiarato che “in parte, il flusso di rifugiati è stato utilizzato per fare entrare di nascosto terroristi in Europa”. Insomma, alla fine ci è arrivata anche la nostra Angela a capire di aver fatto un’idiozia estremamente pericolosa. Anche perché le sue parole sono arrivate soltanto a una settimana di distanza da quelle del capo dei servizi segreti, Hans Georg Maassen, a detta del quale “abbiamo prove di almeno 17 miliziani dell’Isis entrati in territorio europeo”.

 

Merkel si fa i selfiecon migrantiMerkel si fa i selfiecon migranti

E quattro di loro sono stati individuati e arrestati oltre un mese fa tra Germania e Francia. Si tratta di cittadini siriani legati all’Isis che intendevano compiere un attentato a Dusseldorf, utilizzando cinture esplosive e fucili mitragliatori in stile Parigi. A far arrivare ai tre fermati in diverse città della Germania, sarebbe stata la confessione del quarto membro, un 25enne siriano, fermato dalla polizia francese a febbraio. Insomma, il pericolo è reale.

Migranti in GermaniaMigranti in Germania

E tanto per aggiungere insulto a follia, il capo del sindacato della polizia tedesca, Rainer Wendt, ha detto chiaro e tondo ai microfoni di SWRinfo che i continui tagli al budget renderanno la possibilità di prevenire attacchi sempre più remota e complicata: “Sarebbe molto utile nella seconda metà di quest’anno creare le condizioni per dei controlli di background per chi sta venendo da noi, di fatto prima che si mettano in viaggio verso la Germania. Ma questa è storia passata, oggi non possiamo più permettercelo finanziariamente”. A giugno le autorità tedesche hanno annunciato che stavano monitorando 499 estremisti islamici, ritenuti una minaccia seria dai servizi di sicurezza: il portavoce del ministro dell’Interno, Johannes Dimroth, ha confermato che le varie agenzie federali hanno ricevuto aggiornamenti continui su possibili terroristi che intendano entrare in Germania e compiono controlli sistematici su quei report.

Polizia tedesca alla stazione ColoniaPolizia tedesca alla stazione Colonia

“Il problema è che porre tutti i migranti sotto sospetto farebbe psicologicamente il gioco dell’Isis”, ha notato il già citato Wendt. A detta del quale, “sappiamo fin dagli attacchi di Parigi e Bruxelles che l’Isis vuole influenzare il dibattito sull’immigrazione in Europa e fomentare un sentimento anti-rifugiati. E’ parte della loro strategia e non dobbiamo cadere in questa trappola”. E per non cadere nella trappola, la Germania ha deciso di utilizzare un’altra strategia: fare il minimo sindacale di controlli, quando però oltre 1 milione di persone era già entrato nei suoi confini. E stando a documenti pubblicati dalla Sueddeutsche Zeitung e dalle televisioni NDR e WDR, quella del terrorismo non è l’unica emergenza legata al flusso di immigrati: le nuove stime sulle molestie sessuali di Capodanno a Colonia e in altre città parlano infatti di oltre 1200 donne aggredite, di cui 600 a Colonia e circa 400 ad Amburgo. Gli uomini coinvolti sono oltre 2mila e 120 sospettati, oltre la metà dei quali stranieri arrivati in Germania di recente, sono stati identificati. A processo? Finora quattro, di cui due già liberi con pene ridicole e non esecutive. Complimenti alla Merkel e alla sua tardiva presa d’atto.

Ma c’è dell’altro a minacciare l’ordine e la stabilità della Germania. Nonostante nessun tg italiano ne abbia parlato, lo scorso fine settimana Berlino ha vissuto la protesta più grande e più violenta della sua storia, scatenata da elementi dell’estrema sinistra, gli stessi che scendono in piazza a difesa dei diritti dei migranti e attaccano i comizi e le iniziative di Alternative fur Deutschland.

Polizia fronteggia i dimostrantiPolizia fronteggia i dimostranti

Per arginare i disordini sono stati schierati 1800 agenti di polizia, 120 dei quali sono stati feriti in quella che è stata in tutti i sensi una vera e propria guerriglia urbana: era dai cortei anti-Troika del 2011 che non si registrava un’esplosione di violenza simile. I manifestanti hanno tirato sassi, bottiglie incendiarie, fumogeni, oltre ad aver distrutto auto e proprietà lungo il loro cammino e attaccato gli agenti delle forze dell’ordine: erano 4mila circa, tutti vestiti di nero, travisati e armati di mazze e bastoni. A scatenare la violenza le operazioni di controllo poste in essere dalla polizia nelle scorse settimana nell’area di Rigaer Strasse nella vecchia Berlino Est, dove si trova un centro del movimento punk anarchico, l’R94.

I dimostranti hanno urlato “Fuori i maiali in divisa da Rigaer”, lanciando di tutto contro gli agenti che, per tutta risposta, hanno usato spray urticante: la violenza è stata tale che, dopo aver ottenuto il supporto degli elicotteri, sono stati fatti convogliare a Berlino agenti da Baviera, Brandeburgo, Bassa Sassonia, Turingia, Sassonia-Anhalt, oltre alla polizia federale. Il responsabile dell’Interno, Frank Henkel della CDU, ha reso noto che la polizia è rimasta schierata per tutta la notte sul luogo degli incidenti, definiti dallo stesso “un’orgia di violenza sinistrorsa”. E attenzione, perché dopo il voto amministrativo del 4 settembre nel Land Mecklenburg-Vorpommern, il 18 dello stesso mese toccherà proprio a Berlino andare alle urne. E la campagna elettorale non deporrà certo a favore di un calo della tensione.

Siamo al quarto dei cinque stadi che portano all’insurrezione, stando almeno ai modelli utilizzati dai servizi di sicurezza, ovvero quello che vede la polizia diventare bersaglio diretto dei manifestanti e i governi decidere per il pugno di ferro, con limitazioni delle libertà personali e una stretta repressiva. In Germania non esistono al momento elementi che portino a far temere per una saldatura tra movimenti antagonisti ed estremismo islamico in chiave anti-capitalista ma l’attenzione resta alta. E anche in America la polizia è diventata bersaglio dei manifestanti, questa volta per i casi di omicidio di cittadini neri da parte delle forze dell’ordine, a loro volta finite nel mirino di un ex militare a Dallas. Siamo alle soglie di una stagione di insurrezione armata?
Prima, qualche punto da chiarire. Un recente studio di Harvard, compiuto dal professor Roland G. Fryer Jr, afroamericano, dimostra infatti che se da un lato è vero che i cittadini di colore sono più soggetti a perquisizioni e atti intimidatori da parte della polizia, come mostra questa tabella a sinistra.

Tardivo mea culpa tabella

quando si tratta di uso letale della forza, ovvero sparatorie, la componente razziale non c’entra assolutamente nulla, come mostra il grafico sottostante.

Tardivo mea culpa Merkel tabella 4

E, anzi, nella maggior parte dei casi, è più facile che si spari su un bianco quando si ritiene necessario l’uso preventivo della forza letale, ovvero quando non si è ancora stati attaccati. Lo studio ha preso in esame oltre 1000 sparatori nei 10 dipartimenti di polizia più grandi del Paese, tra cui Texas, Florida e California. Il timore però c’è, visto che durante il fine settimana il capo della polizia di Dallas, il nero David Brown, si è rivolto ai giovani concittadini di colore dicendo che se vogliono fare davvero qualcosa di buono per la comunità, occorre essere coinvolti: “Diventate parte della soluzione, noi stiamo assumendo”. Funzionerà? Ne dubito. Ma davvero la polizia è un target? Questo grafico

Tardivo mea culpa tabella 2

ci dice che il numero di poliziotti uccisi in servizio sta per toccare un minimo record quest’anno, in calo del 60% dal picco del 1974. E anche gli omicidi con arma da fuoco stanno andando in trend al ribasso verso i minimi dal 1900: nel 1991 ci furono 24.700 omicidi negli Stati Uniti, mentre lo scorso anno poco più di 16mila, in calo del 35%, mentre in contemporanea la popolazione è cresciuta del 26% e il numero di armi detenute è triplicato dal 1991 ad oggi. Perché allora questo allarme? Perché questa retorica obamiana sulle armi e il loro possesso? Una cosa è certa e ce la mostrano queste tabelle,

attraverso il “Program 1033”, ovvero la distribuzione del surplus di armamenti del Pentagono presso le varie polizia statali e federali, oggi gli agenti statunitensi godono in molti casi di armi da guerra a loro disposizione: dal 2006 è stato smistato verso distretti di polizia federale, statale e locale qualcosa come 1,5 milioni tra armamenti, mezzi di trasporto ed equipaggiamento. Solo una necessità logistica o ci si attende qualcosa a cui si dovrà far fronte in grande stile? La crociata di Obama è davvero per salvare vite o per disarmare i cittadini, poiché si teme la loro reazione esasperata allo status quo? Una cosa è certa, da Berlino a Dallas, la tensione sta salendo paurosamente. E il caos, spesso, è il più comodo degli alleati dell’establishment.