Il Golpe in Turchia un “dono” di Washinton ?
di Tony Cartalucci - 20/07/2016
Fonte: Aurora sito
Il colpo di Stato che ha scosso la Turchia è stato un particolarmente spettacolare sviluppo geopolitico. Teorie abbondano su chi vi sia dietro e le motivazioni per compiere ciò che poi si è rivelato un tentativo apparentemente fallito per rimuovere il governo del presidente Recep Tayyip Erdogan. Eppure è troppo presto per dirlo, mentre i fatti sono tutt’altro che chiari. Tuttavia, è possibile discernere le possibilità più plausibili in base alle azioni intraprese dai vari attori possibilmente coinvolti nel tentato colpo di Stato.
Gli USA davanti a gravi accuse
Le più significative di tali azioni sono le accuse del presidente Erdogan agli Stati Uniti di aver progettato il colpo di Stato in collaborazione con la figura politica turca auto-esiliatasi Fethullah Gülen. L’Independent nell’articolo, “Colpo di Stato in Turchia: le tensioni aumentano tra Stati Uniti e amministrazione Erdogan dopo il golpe fallito“, riferisce che: “Le tensioni tra Turchia e Stati Uniti sono aumentate dopo il tentato colpo di Stato contro l’amministrazione Erdogan, con il capo del Paese chiedere l’estradizione di un religioso statunitense accusato di aver orchestrato le violenze. Un altro alto funzionario ha direttamente accusato gli Stati Uniti”.
Infatti, le tensioni “in aumento” potrebbero sembrare un eufemismo se la Turchia veramente creda che gli Stati Uniti siano dietro il tentato colpo di Stato. In sostanza, la Turchia accusa gli Stati Uniti di sostenere il tentato assassinio del presidente della Turchia, il bombardamento del parlamento turco, di cittadini turchi e il dispiegamento di corazzati nelle strade della Turchia. In sostanza la Turchia accusa gli Stati Uniti di un palese atto di guerra.
Le azioni della Turchia non sono all’altezza delle accuse
Militari turchi per le strade
Tuttavia, considerando la gravità delle accuse della Turchia agli Stati Uniti, le azioni finora sono state sproporzionatamente dimesse. Nessuno suggerisce che la Turchia “vada in guerra” con gli Stati Uniti, ma anche sul piano diplomatico, sono di gran lunga minori; nazioni hanno espulso diplomatici e ritirato l’uso del territorio per usi specifici da parte della nazione in questione. La Turchia, finora, non ha fatto niente di ciò verso gli Stati Uniti. Nella successiva settimana, la Turchia non adottava neanche tali punizioni basilari, neanche misure cautelari, facendo sembrare le accuse una distrazione, ma da cosa?
La purga
La BBC, nell’articolo, “Gli arresti in Turchia dopo il colpo di Stato sono 6000 mentre Erdogan purga il ‘virus’”, riferisce che: “Gli arresti in Turchia dopo il fallito colpo di Stato arrivano a circa 6000, con il presidente Erdogan promettere di eliminare dagli organi statali il “virus” che l’ha causato. Al funerale di una delle vittime, Erdogan ha accusato ancora una volta il religioso turco negli Stati Uniti Fethullah Gulen del golpe. Gulen nega con forza ogni coinvolgimento. Alti ufficiali e 2700 giudici sono tra i detenuti”. Escluse Germania nazista e Unione Sovietica sotto Stalin, sarebbe difficile citare una purga politica di tale portata. Nonostante la portata travolgente degli arresti di massa, i media occidentali ne riferiscono senza l’isteria sensazionale che accompagna in genere l’arresto anche di un solo membro dell’opposizione filo-Stati Uniti in qualsiasi altra nazione. La dimensione degli arresti è tale che preparativi saranno stati effettuati in anticipo, mettendo in discussione la natura stessa del colpo di Stato.
Il golpe quale “dono di Dio”
Un articolo della Reuters intitolato “La Turchia reprime i sospetti dopo aver vanificando il golpe contro Erdogan“, dice: ““La pagheranno assai cara”, ha detto Erdogan, lanciando l’epurazione delle forze armate, che usarono la forza per inscenare un colpo di Stato più di 30 anni fa. “Questa rivolta è un dono di Dio, perché darà modo di purificare il nostro esercito””. Con il presidente Erdogan, a capo di uno Stato membro della NATO e vigoroso alleato degli Stati Uniti, ricevendo il “dono di Dio” da un presunto avversario politico negli Stati Uniti, solleva seri sospetti sulla motivazione del colpo di Stato. Mentre si presenta da tentativo convincente di spodestare il presidente Erdogan dal potere, in ultima analisi è fallito invece fornendogli il contesto ideale per sradicare lo “Stato profondo militare” che i suoi alleati politici statunitensi hanno cercato di sradicare per decenni. Nonostante la “spaccatura” apparente tra Stati Uniti e presidente della Turchia, va indicato che negli ultimi 5 anni in particolare, il presidente Erdogan e il suo governo hanno giocato un ruolo chiave nelle operazioni di cambio di regime degli USA nella vicina Siria. Sono le fazioni anti-laiche del presidente Erdogan, fazioni nell’intelligence e nelle forze armate turche, che hanno addestrato, armato, equipaggiato e coperto i terroristi che operano lungo e oltre il confine turco-siriano. Senza il sostegno vigoroso del presidente Erdogan, i piani degli USA in Siria sarebbero stati insostenibili ancora prima d’iniziare. Mentre gli Stati Uniti si atteggiano a “combattenti” contro le organizzazioni terroristiche in Siria, hanno costantemente trascurato ogni tentativo di controllare il confine turco-siriano da cui passa il sostegno materiale a tali organizzazioni terroristiche. Va ricordato che non solo Stati Uniti e Turchia cooperano in Siria, ma che gli Stati Uniti hanno truppe di stanza in Turchia, impegnate in vari aspetti delle violenze in Siria. Le agenzie d’intelligence degli Stati Uniti hanno certamente operato lungo il confine turco-siriano fin dal 2012, secondo l’articolo del New York Times, “Sempre più armi ai ribelli in Siria trasportate via aerea con l’aiuto della CIA“.
Una cartina di tornasole cruciale
Se il mondo deve credere alle accuse della Turchia sul coinvolgimento degli Stati Uniti nell’ultimo tentativo di colpo di Stato, la Turchia deve concretizzare cambiamenti significativi nella politica estera, compresa l’espulsione delle forze statunitensi dal territorio turco, ed anche dall’Incirlik Air Base, così come dal confine della Turchia con la Siria. L’espulsione di diplomatici degli Stati Uniti e la chiusura del grande complesso dell’ambasciata statunitense, diplomatica e militare, ad Ankara, sarebbe attesa a seguito di un atto di guerra di tale portata.
Inoltre, la Turchia dovrebbe rivalutare l’adesione alla NATO, un’alleanza che non ha aiutato la Turchia nell’aggressione militare da uno dei propri membri. Verrebbe da chiedersi quale sia l’utilità di un’alleanza basata sulla “difesa collettiva”, che presuntamente elimina uno dei suoi membri piuttosto che un nemico esterno. Infine, considerando le accuse della Turchia agli Stati Uniti, Ankara dovrebbe riallinearsi geopoliticamente. Ciò significherebbe legami più stretti con Europa, Russia e Iran, tra gli altri. Per farlo, però, la Turchia dovrebbe finirla con la distruzione della Siria che ha creato un torrente di rifugiati che inonda l’Europa, e con un conflitto costato a russi e iraniani vite combattendo per ristabilire pace e stabilità nei territori dell’alleata Siria.
La Turchia probabilmente cambierà la politica estera in peggio, non in meglio
Con ogni probabilità però, alcuno di tali cambiamenti avverrà, indicando al mondo che il colpo di Stato era una messa in scena non contro la Turchia, ma contro parte da essa, con l’aiuto non solo degli Stati Uniti, ma anche della fazione politica di Gulen. Sarà l’“incendio del Reichstag” del 21° secolo che condurrà alla “purga hitleriana” del 21° secolo, rimuovendo gli ultimi ostacoli al presidente Erdogan e alle istituzioni corrotte che ha costruito nel tentativo di avere il potere assoluto sulla Turchia. Al contrario dei cambiamenti che ci si aspetterebbe dalla Turchia, se veramente gli Stati Uniti hanno concepito tale colpo di Stato, non ci sarà il rovesciamento di Erdogan, ma molto probabilmente s’inaspriranno le ostilità della Turchia verso la Siria e i suoi alleati.
Fonte: New Eastern Outlook
Traduzione: Alessandro Lattanzio