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Il lato oscuro del debito

di Liliana Cardile - 02/10/2006

 
Un nuovo tipo di attività creditizia sta rivoluzionando i mercati finanziari. Ma i suoi lati oscuri e la mancanza di un'opportuna regolamentazione minacciano l'equilibrio del sistema, scrive l'Economist.

Quella dei crediti è un'attività finanziaria tranquilla caratterizzata ogni tanto da momenti di pura follia. Nel 1557 l'indulgenza dei creditori genovesi verso lo stile di vita a dir poco lussuoso di Filippo II di Spagna causò non solo la prima, ma anche la seconda, la terza e la quarta bancarotta di un regno.

Negli anni settanta si prestava denaro ai paesi in via di sviluppo nell'ingenua convinzione che uno stato non potesse fallire e quindi venir meno agli obblighi nei confronti dei creditori. Adesso il mondo è di nuovo in balia della febbre del prestito: questa volta però i principali beneficiari non sono gli stati ma le compagnie.

Ciò che sorprende è che la maggior parte dell'attività creditizia non passa attraverso il mercato azionario o quello delle obbligazioni, né tantomeno solo attraverso le banche. Cresce il numero delle istituzioni private come gli hedge fund che prestano denaro ad altri investitori privati: in breve questa parte di mercato sta entrando in una zona d'ombra difficilmente controllabile. I rischi di quanto sta avvenendo sono molti e ancora difficilmente prevedibili.

Un tempo la vita era più semplice. I fondi pensione delle aziende e i fondi comuni d'investimento prestavano denaro a stati e compagnie sperando che li facessero fruttare al meglio. Oggi le vie del credito sono molto più complesse, gli attori non sempre noti, i benefici e gli svantaggi non sempre calcolabili.

Da una parte la maggiore possibilità di ottenere grandi quantità di denaro dovrebbe portare benefici al mondo della finanza, rendendo realizzabili anche le avventure più rischiose.

Dall'altra l'assenza di regole chiare e controlli, in poche parole di trasparenza, è una minaccia alla sopravvivenza del sistema stesso: se è vero che le crisi sono meno frequenti e anche vero che possono rivelarsi molto molto severe.-

Liliana Cardile
Fonte:
www.internazionale.it
Link:
http://www.internazionale.it/home/primopiano.php?id=13633
settembre/ottobre 2006