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Tps, Tps! Con 'sta pioggia e 'sto vento, chi è che bussa a 'sto convento?

di Gianfranco La Grassa - 05/10/2006

 

 

Per quanto Prodi abbia ammesso pochi ritocchi alla finanziaria, altrimenti metterà la fiducia, starei attento a non discutere le singole proposte perché è facile che la legge cambi in qualcosa, dato lo scontento non indifferente che essa ha provocato; anche chi vorrebbe difenderla perché appoggia il Governo – e ha magari ricevuto regalini con questa finanziaria come Monte(prez)zemolo (così lo chiama giustamente Dagospia) – è in difficoltà seria; basta leggere i contorcimenti del “Corriere”, di “Sole24ore”, perfino di “Repubblica”. In ogni caso, ciò che è stato rilevato da Mauro sul blog (ripensaremarx.splinder.com) in merito alle aliquote fiscali credo sia corretto; anche in alcuni giornali ho letto che l’aliquota del 23% – in passato applicata fino ai 26000 euro – si limita oggi al tetto dei 15000; mentre da questa cifra ai 28000 si arriva al 27%. E così pure tutte le fasce superiori ai 28000 euro conoscono forti aumenti delle aliquote, nettamente superiori (come minimo di 4-5 punti) a quelle precedenti. Per non parlare di ciò che accade dai 55000 euro in su.

Comunque, non mi fermerei a queste pur clamorose bugie raccontate in merito allo sgravio delle fasce medio-basse e alla presunta redistribuzione più equa del carico fiscale. Si tratta di falsità incredibili – ed è disgustoso che passino grazie ad una TV e giornali compiacenti – ma aspetterei l’approvazione della finanziaria prima di parlarne troppo. Semmai sarà da affrontare la filosofia generale di questo centrosinistra, ed in primo luogo il suo veterostatalismo, il suo confondere il “pubblico” con il “collettivo”, come sempre è avvenuto nella storia dei “socialismi reali” e delle forze che rimangono abbarbicate ad una concezione dirigistica della vita sociale fatta passare per azione “mirante al bene comune”. La sinistra, da sempre, è riuscita a creare una contraddizione insanabile tra “libertà individuale” ed “equità sociale”, contraddizione che è stata la responsabile principale di tutti gli sprofondamenti storici della lotta per la trasformazione anticapitalistica. Una critica radicale di questa ignominia e colpa storica della sinistra esige però ben altro lavoro. Sulla filosofia generale della finanziaria (indipendentemente da come sarà poi riscritta) mi soffermerò fra un po’ di tempo. Oggi vorrei parlare di quello “straordinario” personaggio che è il ministro Tommaso Padoa-Schioppa (TPS); e sia chiaro che quanto dirò, con le opportune modifiche drasticamente peggiorative, va applicato anche a quell’arrogante e presuntuoso (senza motivi intellettuali per esserlo) individuo che è Visco (“non c’è Fisco peggiore di Visco”). E la stessa cosa andrebbe detta del Premier, a mio avviso un pessimo economista che, nella scuola di Andreatta, stava al suo Maestro come Buttiglione stava ad Augusto Del Noce nella scuola di quest’ultimo (e tenendo conto, beninteso, che Del Noce, in campo filosofico, rappresentava un qualcosa di decisamente superiore ad Andreatta in campo economico).

E veniamo all’ineffabile TPS, con pochi cenni. Tutti, anche a destra, sostengono che è tecnico di grande valore; forse perché è liberale e la destra non può parlarne troppo male. Volendo comunque credere a queste dicerie, allora si può forse sciogliere il mistero ricordando una bella frase coniata nel ’68 per i tecnici e gli esperti: “idioti con alto quoziente di intelligenza”. Non capiscono nulla della vita normale, di quella quotidiana di milioni di persone, ma, essendo specializzati in grafici e tabelline, si sentono realizzati e felici (anche perché gli idioti come noi, tramite gli inetti che ci governano, passano loro stipendi, e poi pensioni, da capogiro). Non credo che il lettore (colto) si annoierà se citerò per esteso un racconto di Kafka, vero genio addirittura pauroso e che, come tutti i geni, sembrano profeti in grado di prevedere con enorme anticipo eventi sia felici che catastrofici come, ad es., la nascita di TPS. Prendiamo un tipico racconto kafkiano, “La Trottola”:

“Un filosofo si tratteneva sempre dove c’erano bambini a giocare. E quando vedeva un ragazzo con una trottola, si metteva subito in agguato. Non appena la trottola girava, il filosofo la inseguiva per prenderla. Che i bambini [avete capito che siamo noi; ndr] facessero chiasso e cercassero di allontanarlo dal loro giocattolo, non gli importava; se riusciva a prendere la trottola, mentre ancora girava, era felice, ma solo un istante, poi la buttava via e se ne andava. Credeva infatti che la conoscenza di ogni inezia, dunque anche, ad esempio, di una trottola che gira, fosse sufficiente per conoscere l’universale. Perciò non si occupava dei grandi problemi; gli pareva antieconomico [ma come faceva Kafka a sapere che sarebbe nato TPS?; ndr]. Conoscendo realmente la minima inezia, è come conoscere tutto; perciò si occupava soltanto della trottola girante…”.

Sono talmente folgorato e soffocato dall’ammirazione per questo scrittore “veggente” che non faccio commenti: li lascio a coloro di voi che hanno un normale funzionamento delle loro sinapsi neuroniche. Desidero ricordare solo tre esempi della “trottola girante” di TPS.

Tempo fa, dopo almeno un paio d’anni dall’entrata in vigore dell’euro, di fronte alla sensazione (giusta) della gente in merito ad una inflazione galoppante, e all’indignazione procurata dalle vergognose menzogne dell’Istat (messe in tabella-Trottola), che sottovalutava, e non certo di decimali, l’inflazione stessa, TPS se ne uscì con un editoriale su quel “bel giornale” (obiettivo e campione d’informazione) che è il “Corrierone”, in cui irrideva alle impressioni della gente affermando che, se anche il peperoncino era cresciuto del 400%, questo non incideva gran che sul calcolo delle “trottole” (leggi: frottole) del nostro “scientifico” istituto di statistica. Oggi, centrosinistra e centrodestra si affannano solo a rinfacciarsi l’un l’altro la responsabilità dell’aumento (enorme) del costo della vita dopo l’introduzione dell’euro; ma nessuno nega più il fatto e quindi, ricordando l’uscita da buontempone di TPS, avremmo voglia di prendere del refe e cucirgli quella bocca (quasi sempre atteggiata “a culo di pollo”) da cui fa uscire le sue “trottolate”.

Passano gli anni e degli irresponsabili gli affidano il Ministero dell’economia, rafforzato dalla nomina a vice di un altro “correligionario” a nome Visco (“peggio del Fisco non c’è che Visco”). Esce la finanziaria che, almeno nelle intenzioni fin qui mantenute, vuol trasferire una quota assai ampia del Tfr (le “liquidazioni”) dai bilanci delle aziende (ove sono stati fin qui accantonati) in direzione dell’INPS. Lasciamo perdere il fatto che non si capisce da dove provenga un sollievo duraturo per i conti dello Stato; un credito verso i lavoratori passa dai “privati” ad un istituto “pubblico”; appunto, C.V.D.: un mero cambiamento giuridico-formale è considerato un bene per la collettività da quelli che ho sempre definito “socialisti di stato” o “lassalliani” (da Lassalle, sbeffeggiato da Marx perché contrabbandava mutamenti inessenziali, puramente formali, per “interesse collettivo”).

Resta il fatto che gli imprenditori (in particolare i piccoli) usano dei Tfr per quelli che sono in definitiva autofinanziamenti, con un costo del 3%. Adesso, dovranno sostituirli con finanziamenti bancari a costo molto più alto. Un incredibile regalo alle banche, innanzitutto, che la dice lunga sulle commistioni d’affari tra questo Governo e la finanza. Ma come si difende TPS, il “filosofo della trottola girante”? Afferma candidamente che, in fondo, le imprese cercheranno finanziamenti al 6% e questo, secondo lui, “non è un dramma”. Gli interessi bancari giungono anche al 7-8%, ma fossero pure al 6, si tratta del doppio del 3% di cui sopra. Ma vi pare un tecnico ed un esperto di economia uno che afferma una cosa simile? O forse si, è un tecnico, uno che ragiona per schemi matematici, uno che, se guarda le cascate dell’Iguazu, vede solo la formula che dalla portata in metricubi/secondo consente di calcolare la massa d’acqua caduta in 24 ore.

Ieri, infine, difendendo la finanziaria, si è lasciato andare a dichiarazioni troppo complesse per lui (non matematicamente complesse, per carità, non oso sostenere questo) e si è messo a citare il settimo comandamento più qualche altro passo biblico. E si è stupefatto che alcuni milionari non si dichiarino felici di contribuire alla rinascita italiana, così ben affossata da queste scelte governative del tutto miopi, prive di una qualsiasi strategia di sviluppo effettivo. Sarebbe già fastidioso udir citare certi passi “religiosi” dalla voce del Cardinal Ruini; ma riceverli da TPS, che oltre tutto non ha alcun senso dell’umorismo e nemmeno un po’ di capacità di autoironia, è come sentire raccontare barzellette da quelli che sono negati a tal uopo. Si risparmi Ministro, e ci risparmi queste battute; abbiamo già Panariello che ci fa scendere i c….verso terra. E poi, quando ha tempo da sottrarre alle sue amenità, vada sul sito Lavoce.info (che non è di “destra”, almeno non di quella che è dichiarata “ufficialmente tale”) e si guardi le analisi di Giannini-Guerra, dalle quali risulta che sono in molti, la maggioranza, a piangere assieme ai suoi “milionari che dovrebbero essere felici”.

Eppure TPS, malgrado ne dimostri una decina di più, ha solo 66 anni; oggi può ritenersi ancora quasi “un giovane virgulto”. Se si dimettesse, passasse le consegne a Visco (“quando ho visco Visco, di tutto poi m’invisco”), cominciasse a frequentare i bar (e anche osterie) in periferia, dove si trova infine gente normale, che parla come mangia, che non si accorge di essere troppo bastonata (tanto più di così…), che mantiene quindi ancora un po’ di buonumore (“implementato” da qualche bicchiere di troppo), potrebbe disintossicarsi dei suoi “saperi” e cogliere un fatto per lui stupefacente: la gente non è decisamente felice se avverte che deve pagare più “tasse” (cui poi si aggiungeranno quelle regionali, comunali, ecc.), se riceve bollette di luce, gas, ecc. aumentate, se vede il costo della vita sempre crescente molto di più rispetto alle cervellotiche cifre udite in TV, ecc. Invece di vivere nel mondo di Alice, dove esiste il “riso del gatto senza il gatto”, TPS si troverebbe in un mondo reale dove ci sono gatti reali, che – com’è ben noto – non ridono.

Venga sig. Ministro, venga in mezzo a noi gatti, ché sarà in fondo accolto con simpatia come tutti quelli che “si ravvedono”. Il primo invito glielo rivolgo io. Non avrò certo una casa come la sua, ma comunque dignitosa, con sotto un bel giardino con sdraio dove leggere. Le darò come primo libro le poesie del Belli, poeta fondamentale per quelli che si sono storditi di potere, perché ci ricorda quanto questo è caduco, assieme a tutto il resto della nostra così breve vita. Ha mai letto “Il caffettiere filosofo”? Se si, lo rilegga; se no, lo legga e mediti, “staccandosi dal mondo” delle sue delusioni perché non è riuscito a rendere felici alcuni milionari. La prego, sostituisca i comandamenti con il grande Belli!