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Iraq, la polizia che fa paura

di Christian Elia - 06/10/2006

Delitti chiamati auto-difesa
La collusione della polizia con gli squadroni della morte porta alla sospensione di un’intera brigata di polizia
Un’intera brigata della polizia irachena ieri è stata sospesa, mentre il suo comandante è agli arresti per aver aiutato i famigerati ‘squadroni della morte’, le milizie che per motivi religiosi, rapiscono, torturano e uccidono a Baghdad e nelle altre città irachene.
 
gruppi di milizianiBrigate di morte. Si tratta dell’8^ brigata del 2° battaglione della Polizia Nazionale, creata appositamente per garantire la sicurezza dei cittadini nella parte occidentale di Baghdad. L’unità, forte di 800 uomini, si è distinta “per non aver dimostrato un livello di professionalità accettabile, contravvenendo agli ordini impartiti dal ministero degli Interni”, ha dichiarato il generale William Caldwell, portavoce della Coalizione in Iraq, utilizzando un eufemismo per non dire apertamente che i poliziotti sono stati parte attiva nel rapimento, nella tortura e nell’assassinio di una quantità indefinita di civili. “Ci sono prove evidenti dell’esistenza di una complicità di questa unità con alcuni ‘squadroni della morte’, proteggendo i loro movimenti quando avrebbero invece dovuto fermarli”, ha aggiunto lo stesso Caldwell. I poliziotti hanno aiutato i fanatici dell’esercito del Mahdi, i miliziani sciiti al servizio dell’ayatollah Moqtada al-Sadr, a individuare e ad attaccare famiglie sunnite. I leader religiosi sunniti, da tempo, denunciavano le collusioni tra la polizia e le milizie, in particolare rispetto ad alcuni episodi: il rapimento collettivo del personale della Camera di Commercio Iraq – Usa di Baghdad, il rapimento dell’intero Comitato Olimpico iracheno e il rapimento di gruppi interi di operai che, per il solo fatto di lavorare per sfamare le proprie famiglie, vengono considerati traditori.
 
un arresto di massa a baghdadSpettatori impotenti e complici. L’ultimo episodio che ha visto coinvolti i poliziotti dell’unità incriminata è avvenuto lunedì scorso, quando un gruppo di miliziani sciiti ha assaltato una zona piena di negozi di computer, rastrellando 14 sunniti, nei pressi del Politecnico di Baghdad.  Un testimone oculare ha raccontato che, prima dell’arrivo dei miliziani, e durante tutto il tempo dell’azione,  i mezzi della polizia hanno assistito senza muovere un dito alla scena. Stessa dinamica per un episodio avvenuto domenica scorsa, quando 24 sunniti sono stati rapiti da un gruppo di uomini armati. Ma non è certo una novità, tanto che nei giorni scorsi, sul Times, è stato pubblicato un reportage dell’inviato Ned Parker, che racconta di un capo della milizia sciita, tale Abu Maha, che a Baghdad conta più dei militari. Anzi, poliziotti e soldati eseguono i suoi ordini, trattandolo come un capo. Maha risolve in prima persona i problemi con quelli che chiama ‘terroristi sunniti’, stanandoli dalle loro case e facendosi giustizia da solo. Secondo il punto di vista di questi guerriglieri, i sunniti si comportano nello stesso modo, e anche loro hanno ‘squadre speciali’. Tutti parlano di autodifesa, mentre in Iraq si continua  a morire.
 
l'esercito del mahdiUn quadro disarmante. Il premier iracheno al-Maliki ha annunciato un piano in 4 punti per fare chiarezza all’interno delle forze dell’ordine e per appurare l’esistenza di alleanze tra agenti e miliziani, ma il reale potere di quest’inchiesta è scarso, perché è flebile il controllo che il governo ha di un esercito e di una polizia messi assieme in fretta a furia, dopo che il tessuto dei servizi di sicurezza è stato smantellato alla caduta del regime di Saddam. E non è solo un problema di addestramento, visto che la brigata incriminata è stata allestita, addestrata e armata dagli esperti degli Stati Uniti. In realtà la popolazione civile ha paura e, com’è recentemente accaduto nella provincia di al-Anbar, si organizza per difendersi da sola. In questo clima di anarchia, dove il governo iracheno non riesce a controllare nulla e i militari stranieri vivono rintanati nelle loro basi, tutti si armano contro tutti, dando sfogo all’odio religioso, etnico e alla regolazione di conti politici. Il bilancio del passaggio di consegne è drammatico e, dopo che le prime due province sono ufficialmente passate sotto la giurisdizione diretta del governo iracheno, la situazione è sempre meno gestibile da forze dell’ordine sottopagate, esposte al massacro quotidiano e adesso anche infiltrate