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Cina, sviluppo senza pietà

di Enrico Piovesana - 11/10/2006

Periferia di Xian: cittadini picchiati a morte perché contrari alla demolizione delle loro case
Il centro di XianIl Comune della città di Xian, capitale della provincia dello Shenxi, nel cuore della Cina, vuole costruire una nuova superstrada alla periferia orientale della città. Per realizzare questo progetto, da diversi mesi la municipalità sta espropriando e demolendo le case di quattordici villaggi che si trovano sulla traiettoria della nuova strada. I cittadini che protestano vengono minacciati e pestati a morte da squadre di picchiatori al soldo delle autorità.
L’antica Chang’an – che significa “Pace perpetua” – è una città vecchia di 3.100 anni. Fu una delle quattro antiche capitali dell'impero cinese e terminale d'arrivo orientale della Via della Seta. Ma la sua fama la deve al vicino sito archeologico dov’è conservato il magnifico esercito di terracotta dell’imperatore Qin Shi Huang.
Oggi Xian è una delle maggiori megalopoli della Cina, con una popolazione di quasi otto milioni di abitanti, e vive una fase di sviluppo urbanistico selvaggio come tutte le grandi città del paese. Uno sviluppo che non si ferma davanti a nulla.
 
Jin ZhonghuaL’omicidio di Jin Zhonghua. Alla gente che da un giorno all’altro si trova la casa abbattuta dalle ruspe, le autorità comunali della città hanno offerto un indennizzo di 300 yuan (30 euro) a metro quadro. Per questo, moltissimi residenti si sono rifiutati di firmare gli atti di esproprio. Ma questo non ha fermato i bulldozer, che sono entrati in azione abbattendo alcune abitazioni. Era il 26 aprile. Tra queste, la casa di Jin Changnian. Quando la famiglia e i vicini hanno provato a opporre resistenza, sono arrivati una cinquantina di picchiatori armati di mazze chiodate. Jin Zhonghua è stato picchiato a morte. Altre cinque persone hanno riportato gravissime ferite.
Secondo le testimonianze raccolte da Epoch Times, il giorno dopo le autorità hanno pagato alla famiglia di Jin Zhonghua 160mila yuan (16mila euro) per tacere e firmare un falso certificato di morte. La stampa locale è poi uscita con la notizia che l’uomo è deceduto perché si è sentito male durante la rissa, non per le ferite riportate.
 
Case già demoliteL’ultimo tentativo di protesta. In seguito a questo drammatico fatto, il comune ha bloccato i lavori di demolizione per tutta l’estate. Ma il 12 settembre le ruspe sono tornate in azione, abbattendo una quarantina di abitazioni, metà delle quali non erano state legalmente espropriate perché chi le abitava non aveva voluto firmare i documenti. A quel punto, 400 residenti dei villaggi interessati, rendendosi conto che con le autorità comunali non c’era alcuna possibilità di trattativa, sono andati in centro, al palazzo della provincia dello Shenxi. Il governatore, però, non li ha voluti ricevere, lasciandoli fuori dal cancello, dove poco dopo sono comparsi nuovamente i picchiatori armati di mazze, stavolta non chiodate. Otto persone sono rimaste gravemente ferite: tra questi un’anziana, rimasta paralizzata per una bastonata alla schiena. Fuori dal palazzo della Provincia c’erano diverse camionette della polizia, ma nessun agente ha mosso un dito per fermare l’aggressione.
 
Alla fine ha vinto il potere. Da quel giorno, i residenti delle case destinate alla demolizione sono stati tutti minacciati dagli scagnozzi del comune: minacciati di venire picchiati se non firmavano gli atti di esproprio. Così, alla fine, visti i precedenti, hanno firmato quasi tutti. E le ruspe del Comune hanno potuto continuare il lavoro senza incontrare più resistenza.