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Prodi: amicizie pericolose 2

di Giancarlo Chetoni - 16/10/2006

  

 

Ancora il "professore" a far disastri in Libano (e non solo). Chi prende le decisioni per l'Italia, chi esegue diligentemente e chi fa da "mediatore". I ruoli - e spesso le persone - son sempre quelli. Ma prima si legga la "prima parte" di questo articolo.

 

Abbiamo lasciato il Presidente del Consiglio alle ore 17.30  di Venerdì 22 Settembre nella Sala di Rappresentanza a Palazzo Chigi mentre esternava davanti alle telecamere la sua vistosissima soddisfazione, a bazza larga, nello stringere la mano di Henry Kissinger dopo un colloquio, riservato, molto riservato, durato oltre due ore con l’ex segretario di Stato Usa.

Sei giorni più tardi  l’amico amerikano era ancora a Roma, da turista.

Questa volta per fare una scappatina a 30 di km a sud della capitale, per la precisione a Castelgandolfo.  

Ce lo  ha detto la Zenit, agenzia legata al Portone di Bronzo, con un breve comunicato con codice ZI06092915.

Benedetto XVI°, dopo l’exploit di Ratisbona, preso atto delle sue passate frequentazioni con la Cia, i  ripetuti contatti con Bush e il Ministro della Giustizia Usa in qualità di Cardinale della Congregazione della Fede per dei problemini di “pedofilia“ nelle diocesi USA, ha ricevuto Giovedì 28 Settembre l’ex Assessore alla Sicurezza Nazionale e Premio Nobel della Pace Henry Kissinger , tornato, ottuagenario e passa,  prepotentemente alla ribalta come “consigliere“ della Casa Bianca.

Fonti della diplomazia nord-americana - continua la Zenit - hanno confermato che i contenuti del colloquio tra Benedetto XVI° e l’agente di influenza USA sono stati strettamente confidenziali.

Insomma, anche a Castelgandolfo, per l’uomo di Bush una visita al S. Padre senza testimoni, proprio come a Palazzo Chigi, dove da un po’ di tempo le conversazioni più compromettenti si fanno passeggiando avanti e indietro nei corridoi.  

Nonostante le bonifiche ambientali, affidate a società con personale scannerizzato, il Presidente del Consiglio è costantemente in allarme. Teme di non essere al riparo dalla posa  di qualche  “cimice“ di giornata.

Ma passiamo ad altro, lasciando da parte indiscrezioni e cattiverie.

Il 12 Ottobre alle ore 23.15  Prodi e il Ministro della Difesa Parisi, che lo segue come un’ombra dalla formazione delle liste dell’ Ulivo con l’Asinello, sbarcano all’aeroporto di Beirut.

Ai piedi della scaletta del jet di stato, il premier libanese accoglie con grande calore il “Professore“ e il suo “pupillo”.

Bastano le 16 ore successive per determinare un brusco cambiamento nel comportamento di  Fuad Siniora.

Nella conferenza stampa del pomeriggio davanti ai giornalisti locali e agli inviati esteri, dalla faccia del premier libanese si è dissolto  ogni accenno di  buon umore, di serenità.

Mentre Prodi parla di “occasioni storiche di pace“ e delle solite fregnacce sul contingente italiano di Unifil 2,  Siniora , aggrottando la fronte, in uno stato di  percepibile imbarazzo si  fa riprendere dalle telecamere mentre appunta delle note…  sul taccuino, quasi a voler sottolineare un’aperta mancanza di fiducia nell’ ospite italiano.

Al ritorno nella capitale sapremo che l’inquilino di Palazzo Chigi  ha insistito, e molto, durante la visita in Libano, sulla liberazione dei due soldati di Tsahal  “rapiti“ da Hezbollah  ignorando alla grande i 35 detenuti libanesi, da anni ospiti  delle  carceri di “Israele“.

A questo punto non può non venirci a mente la storica vicinanza dell’ex “Presidente di Nomisma“  e un po’ tutto con quelli che hanno avuto da piccoli il taglio al pisello.  

Prima di ripartire alla volta di Fiumicino, il Presidente del Consiglio, dopo un’ispezione al campo di Lagunari, Fucilieri del S. Marco e Consubin, apparso al di là delle molte strombazzature,  esangue e mal organizzato, fa in tempo a rilasciare una lunga intervista al corrispondente  della Tv satellitare Al Arabiya.

Roba di monarchie di cartone, che puzzano di  contiguità con Al Qa‘ida, che finanziano il debito pubblico USA con miliardi di dollari e vendono ogni anno milioni di tonnellate di “crude oil“ a  Washington a  9 dollari  a barile, con qualche decimale in più o in meno, sul fisso vincolato,  per la fluttuazione del prezzo sui mercati internazionali.  

Per Prodi  non ci saranno interlocutori scomodi e compromettenti come Al Jazeera o, peggio, Al  Manar. Il rischio che si potrebbe correre in questi casi sarebbe quello di mandare a giro (a Tel Aviv, Londra e Washington)  dei “segnali sbagliati“.

Il contenuto dell’intervista  del Presidente del Consiglio ad Al Arabiya  è, a dir poco, sconcertante.

Prodi teme… malintesi… che possano portare in un teatro – aggiunge - incandescente come il Libano a incidenti tra Hezbollah e Unifil 2,  promette che…  non sarà una… missione eterna… (a distanza di nemmeno un mese da quando i  “soldati con le penne“  sono sbarcati a Naqura e dopo aver previsto tempi lunghi, anni di impiego sul terreno,  per la forza Onu, NdA),  che non ha paura di… confronti diretti con Hezbollah… che il contingente italiano è attrezzato per la pace ma anche per la guerra…  che non si fida di altri contingenti “male assortiti“ previsti in arrivo… e via di seguito.

Alla luce di  dichiarazioni  come queste verrebbe da pensare che Prodi sia, più che un Primo Ministro, niente altro che un autentico, integrale imbecille. Verrebbe voglia di  andar giù un po’ più pesante.

Un “diversamente abile“ che mette a rischio la vita di decine di uomini delle Forze Armate italiane e che per completare il lavoro finisce, involontariamente, per attirarsi l’antipatia di Chirac,  del Generale Pellegrini e quella di tutti i Comandanti  e i Contingenti che arriveranno a dar man forte alla Francia da qui alla primavera del 2007.

Sembrerebbe una voglia maturata di fresco di sganciarsi, di gran carriera, dal Libano.  

A punto ci viene a mente, chissà perché,  la visita di Kissinger a Palazzo Chigi. Che cosa si sono detti i due sodali di merende in traccheggi ultramiliardari  per quell’occasione?  

Olmert e Bush vogliono un secondo round su Beirut e dintorni  che possa far detonare  una nuova guerra di aggressione, questa volta  contro Siria e Iran  o, più semplicemente, che l’ Italia tolga le tende da Naqura per far fallire sul nascere l’intervento multinazionale Onu, o ambedue le cose?  

Torneremo sulla missione  “ufficiale“ quasi in contemporanea di Prodi in Vaticano.

Non è la prima volta che il Portone di Bronzo fa da “intermediario“ e da canale “segreto“ (e ricattato)  con gli USA.  

Coincidenze e date che potrebbero generare fondati sospetti.

Vuoi vedere che il Premio Nobel per la Pace Kissinger parte da Roma solo dopo la visita di Prodi, di ritorno dal Libano, a Benedetto XVI° ?