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Gli Usa alla conquista dello spazio. Un'analisi sistemica

di Carlo Gambescia - 26/10/2006

 

Per quello che si riesce a capire, il documento firmato da Bush sul nuovo programma spaziale americano, ha un enorme valore simbolico e geopolitico. Dal momento che va inquadrato, non in rapporto al precedente documento approvato da Clinton (come ha fatto la maggior parte dei commentatori) ma rispetto a quella che è stata la politica estera americana dal 1945 a oggi. Una politica basata sulla riorganizzazione dello spazio geopolitico mondiale in funzione del proprio dominio di terra, mare, cielo e ora dello spazio extra-atmosferico.
Ma per capire questo è necessaria un’analisi sistemica. O comunque storicamente più ampia.
Pur non essendo possibile, per ora, una lettura diretta del testo, riteniamo che due punti del documento siano particolarmente significativi. Questi: “ (1) Gli Stati Uniti respingono ogni richiesta di sovranità da parte di ogni nazione nello spazio e nel corpo celeste o in ogni porzione di esso; respingono ogni limitazione del fondamentale diritto degli Stati Uniti di operare e acquisire dati dallo spazio (…). (2) Gli Stati Uniti considerano le possibilità spaziali – incluso il terreno e segmenti di spazio – vitali per i propri interessi nazionali. Di conseguenza si riservano il diritto di libertà d’azione nello spazio; di dissuadere altri che vogliano impedire questi diritti; di prendere ogni azione necessaria per proteggere le proprie capacità spaziali; di rispondere a ogni interferenza, e di negare, se necessario ai nemici l’uso dello spazio per fini ostili agli interessi nazionali Usa” ” (Repubblica, 19.10.06, p. 16).
Se si procede a un’analisi concreta dell’espansionismo americano, in termini di rapporti di forza e strutture sistemiche ( il complesso militare-industriale Usa), prescindendo dai valori politici dichiarati ( difesa ed “esportazione” della libertà, creazione di una pace mondiale, nascita di libero mercato mondiale), si può tratteggiare la seguente periodizzazione:
1945: conquista americana della spazio marittimo e terrestre in “condominio” con l’Unione Sovietica.
1989: fine del “condominio” statunitense-sovietico.
1989-1991: interregno
1991 (Iraq 1) – 1999 (Kosovo) – 2001 (Afghanistan) – 2003 (Iraq 2): conquista dello spazio aereo mondiale.
2006 (Programma spaziale Bush): dichiarazione di voler procedere alla conquista dello spazio extra-atmosferico.
Si tratta di un processo unitario e progressivo, di una forza travolgente: sulla carta geopolitica del mondo il blocco americano si esteso soprattutto dopo il 1989 a vista d’occhio. E alla precedente riorganizzazione terrestre, marittima e dei cieli, iniziata nel 1945, ora farà seguito quella spaziale. Si tratta di una posizione di forza militare, politica, economica inaudita: che non ha alcun precedente storico.
E l’aspetto più interessante è costituito dal fatto che nessuna potenza (di quelle residue, a cominciare dalla Russia, per non parlare dell'Ue...) ha osato prendere posizione sul programma spaziale americano, ora approvato da Bush ( e vagheggiato a suo tempo anche da Reagan, che tra l’altro nel 1986 fece bombardare la Libia per difendere i cieli dal terrorismo…) . Perché si tace? Evidemente per non essere inclusi tra i “nemici” dell’America. E per poter poi dividere le briciole delle conquista spaziali americane. Gentilmente concesse dai padroni casa.
Il dato preoccupante, e che dunque assume un valore simbolico altissimo (di impotenza diffusa tra le nazione della Terra) è rappresentato dal silenzio generale. Purtroppo pare che nessuna nazione, su questo problema così vitale, abbia voglia di criticare, se non opporsi (anche solo formalmente), all’espansionismo spaziale statunitense. Questi sono i fatti.
Ovviamente, se ci si riferisce agli altisonanti valori dichiarati, oggi come ieri (pace, libertà, eccetera), il processo qui descritto e periodizzato, può essere visto come una specie di marcia trionfale della libertà.
Libertà che di qui a qualche secolo conquisterà "pacificamente" il lontano spazio siderale. Dove finalmente potrà sventolare la bandiera americana. La bandiera della libertà.
Per chi vi crede.