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Il progetto Chtokman rivela future alleanze energetiche

di Igor Tomberg* - 31/10/2006





L’evoluzione delle riserve di energia fossili avvierà una ridefinizione delle alleanze internazionali e trasformerà a medio termine gli equilibri internazionali. Igor Tomberg, specialista di questioni energetiche, analizza le trattative attorno allo sfruttamento del giacimento di gas di Chtokman che coinvolgono Gazprom, grandi compagnie internazionali dell’energia, la Russia, l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Secondo lui, le posizioni diplomatiche degli uni e degli altri nei confronti della Russia e a proposito dell’elezione presidenziale russa saranno in parte dettate dall’evoluzione delle discussioni su questo immenso giacimento.

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23 ottobre 2006





il patron de Gazprom, Alexéï Miller, ha annunciato il 9 ottobre alla catena televisiva Russia Today che la sua compagnia sfrutterà il giacimento di Chtokman senza partner stranieri e, dunque, rimarrà il solo utilizzatore del sottosuolo e proprietario del giacimento. Per Gazprom, ha aggiunto, l’unica priorità sarà rifornire l’Europa attraverso il Nord Stream (nuova denominazione del Gasdotto nord-europeo) e non fornire anche gas naturale reso liquido al mercato americano. Inizialmente era stato previsto l’utilizzo del giacimento alle condizioni di un accordo sulla divisione della produzione (APP), che concedeva il 49 % del progetto a compagnie straniere. La ristretta lista dei pretendenti, resa pubblica nel settembre 2005, comprendeva le norvegesi Statoil e Hydro, le americane ConocoPhillips e Chevron e la francese Total.



Il giacimento di Chtokman si trova sullo zoccolo continentale del mare di Barents. Le sue riserve accertate ammontano a 3,7 bilioni di metri cubi di gas e a oltre 31 milioni di tonnellate di condensato di gas. Inizialmente si era immaginato che in una prima fase le esportazioni di gas naturale liquido sarebbero iniziate nel 2012, al ritmo di 15 milioni di tonnellate l’anno. In una seconda fase, il condotto avrebbe trasportato 22,5 milioni di metri cubi. Successivamente si prevedeva di portare la produzione a 70 miliardi di metri cubi l’anno. Nel corso della prima fase del progetto erano stati previsti investimenti tra i 10 e i 13 miliardi di dollari. La terza ed, eventualmente, la quarta fase avrebbero consentito di portare la capacità produttiva annua dello stabilimento di liquefazione rispettivamente a 30 e 45 milioni di tonnellate. Ormai si prevede di sviluppare le condutture nella prima e nella seconda fase e, durante la terza (verso il 2020), realizzare, forse, il progetto riguardante il gas liquido.



La ragione addotte ufficialmente per l’esclusione degli stranieri dal progetto è che questi ultimi avrebbero proposto in contropartita al progetto delle attività scarsamente proporzionali all’importanza del giacimento. Il Presidente Putin lo ha confermato nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Dresda il 10 ottobre. In un’interista pubblicata lo stesso giorno sul quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung, ha dichiarato : « Per divenire un attore di quel progetto e proprietario parziale di quelle risorse, bisognava in cambio proporre a Gazprom certe attività. Non denaro, ma attività. Non è necessario denaro per sviluppare progetti che richiedono somme così importanti. Se ne trova facilmente sui mercati finanziari mondiali. Occorrono delle attività. Ma, data la dimensione delle riserve – 3,7 bilioni di metri cubi –, nessuno ha proposto attività di un valore equivalente ».



Gli specialisti notano che Gazprom intende applicare lo schema con il quale opera in Iran sul giacimento di South Pars. La compagnia partecipa finanziariamente alla valorizzazione del giacimento iraniano, ma tutto il gas prodotto rimane di proprietà della Compagnia iraniana del gas, di Stato. Una volta esportati gli idrocarburi, i partecipanti esteri al progetto percepiscono delle somme corrispondenti ai loro investimenti, aumentate di un certo coefficiente. Gazprom si è adoperata, finora senza risultato, per ottenere il diritto di esportare il gas prodotto. Il quotidiano Kommersant ha recentemente riportato le affermazioni di un rappresentante della holding che confermano questa tesi : « Lo schema di lavoro di South Pars è stato studiato e può essere applicato in Russia » .Tenuto conto del rendimento insoddisfacente dell’APP riguardante il progetto di sfruttamenti dei giacimenti di Sakhalin-1 e -2, bisognava pur aspettarsi che venisse ripensato il ruolo dello Stato nello sfruttamento della base di risorse di materie prime.

Gazprom ha deciso di sfruttare da sola il giacimento di Chtokman perché non vuole dividere con i suoi partner il frutto della produzione, scrive il quotidiano russo Védomosti, riprendendo il punto di vista di uno dei dirigenti della holding. « Non è assolutamente redditizio, ha valutato quel collaboratore di Gazprom. Le riserve di Chtokman valgono oggi 16 miliardi di dollari, ma in sette od otto anni ne varranno 50. ». E la capitalizzazione della compagnia salirà altrettanto. In questa situazione, le azioni di Gazprom solo salite del 2 % dopo questo annuncio sul giacimento di Chtokman.



Non si può escludere che a tagliare fuori le compagnie straniere dell’energia abbiano contribuito delle ragioni politiche. Su iniziativa della Russia, il tema principale del vertice del G8 dello scorso luglio era stato la sicurezza energetica, in un contesto che si può sintetizzare nel modo seguente : l’Europa e gli Stati Uniti accettano la visione russa della sicurezza energetica e, in primo luogo, l’idea di uguali garanzie tanto per i consumatori che per i fornitori. In questo modo, la Russia lascia che gli stranieri accedano al suo sottosuolo. Ma i dirigenti mondiali da quell’orecchio non ci hanno sentito e gli Stati Uniti hanno aumentato la loro pressione sulla Russia sia per quanto riguarda l’OMC, che l’Iran o la questione della Georgia. Oggi sono gli Stati Uniti a bloccare l’ingresso della Russia nell’OMC, mentre i paesi europei, fortemente dipendenti dalle risorse energetiche russe, sono pronti al compromesso. Così, sono partiti in modo molto positivo gli scambi di attività tra Gazprom e compagnie di idrocarburi europee : le tedesche E.ON e BASF hanno ricevuto una parte del giacimento di Youjno-Rousskoïé e in questa direzione sono stati registrati pass in avanti con le italiane.



L’Europa è chiaramente la grande vincitrice di questa decisione su Chtokman. È grazie a ciò che la risonanza internazionale dell’ « esclusione » delle compagnie straniere dal progetto è stata poco importante. Washington si è limitata a prendere atto di un « nazionalismo energetico ». Questo è spiegabile : il ritardo delle annunciate consegne di gas liquido proveniente dal giacimento russo (circa il 3 % del mercato) non è tale da mettere in pericolo la sicurezza energetica degli Stati Uniti. In compenso, l’informazione secondo cui il gas di Chtokman andrà non agli Stati Uniti, ma all’Europa, ha generato reazioni positive. Le compagnie energetiche del Vecchio Continente ne hanno concluso che, una volta messo in produzione il giacimento, ci sarà più gas e sarà loro possibile evitare la concorrenza del mercato interno russo, in netto aumento. In altri termini, sono contente che ci sia gas per tutti.



Quanto ai pretendenti che figuravano nella ristretta lista di Gazprom, essi non hanno perduto la speranza di proseguire la loro cooperazione. La norvegese Hydro ha annunciato in un comunicato speciale di « avere molte cose da proporre sul piano delle tecnologie, delle conoscenze e dell’esecuzione del progetto » . Statoil si è definita « un buon partner per la Russia nella realizzazione del potenziale petroliero-gassoso del mare di Barents » . Chevron ha dichiarato di « provare rispetto per la compagnia Gazprom e di apprezzare grandemente le sue capacità » . Chevron ha riconosciuto che, indipendentemente dal carattere della decisione su Chtokman, « spera di continuare il suo lavoro in comune con Gazprom nel quadro di progetti nel settore dell’energia » .



La prospettiva di passare dal ruolo di proprietari a quello di subappaltatori non ha dunque condotto le grandi compagnie occidentali a rivedere i loro progetti in Russia, né a rinunciare al pezzo pregiato costituito dallo sfruttamento di quel gigantesco giacimento marino.



Ma, sfortunatamente, questo non si farà senza una « perdita di qualità » . La giudiziosa idea di un mercato energetico globale si trova relegata in secondo piano. Con il blocco del progetto sul gas liquido nel quadro della prima fase dello sfruttamento di Chtokman, non ci saranno né nuovi itinerari né nuovi mercati (quelli che avrebbe aperto la tecnologia di esportazione del gas liquido). La Russia continuerà, come nel passato, a puntare sui gasdotti. Eppure, già oggi, circa il 25 % del gas è venduto sui mercati internazionali sotto forma di gas liquido e tale quota è in costante aumento.



Il mercato del gas cresce, globalmente, tra il 2 e il 3% l’anno, e quello del gas liquido dal 7 all’8%. Secondo le previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia, la sua quota oltrepasserà il 50 % entro 20-25 anni.



Man mano che la quota di gas liquido aumenterà il suo peso, il mercato del gas in Europa perderà, in ragione della diversificazione delle forniture e del passaggio ai contratti a breve termine, la sua qualità di « mercato del venditore » , da cui la Russia trae attualmente vantaggio. Ecco perché è difficile spiegarsi la causa di una così radicale virata strategica operata da Gazprom.



Numerosi analisti ritengono che la decisione presa dalla compagnia russa del gas non sia che parte di un gioco, il cui fine è costringere le compagnie occidentali a fare al monopolista russo delle proposte più vantaggiose che darebbero loro un biglietto d’ingresso nel progetto Chtokman. Gazprom può, in linea di principio, accettare nel progetto delle compagnie straniere non importa in quale fase della sua realizzazione. Non è escluso che considerando questa possibilità le compagnie occidentali siano rimaste prudenti nello loro critiche al monopolista russo.



E il caso, peraltro, di tenere conto dell’incredibile complessità tecnologica del progetto. Il giacimento di Chtokman è situato nel mare di Barents, 600 km a nord-est di Murmansk. In quel sito, la profondità delle acque oscilla tra i 320 e i 340 metri. Per questo la holding russa sarà obbligata a ricorrere all’esperienza ed alle tecnologie internazionali e a fare appello agli stranieri come subappaltatori per sfruttare le riserve. La condizione principale posta per la firma di quei contratti sarà il rispetto delle scadenze e del costo dei lavori. Alexéï Miller giustifica queste condizioni con la necessità che siano garantite le consegne di gas all’Europa attraverso il Gasdotto nord-europeo. È la ragione per cui è dubbio che gli stranieri sia del tutto esclusi dal progetto. All’origine, il loro accesso al giacimento doveva servire a Gazprom da moneta di scambio per il controllo delle reti di distribuzione in Europa. Il dossier Chtokman non è ancora chiuso.



Le tecnologie migliorano e il valore delle riserve aumenta di anno in anno. Che cosa impedisce allora a Gazprom di proseguire lo sfruttamento del giacimento, di aumentarne forse le riserve e di discutere con un nuovo pool di partner a condizioni per sé più vantaggiose, ad esempio riportando la quota degli stranieri al 10 o al 15 % ? L’elenco dei partner potrebbe cambiare. Non è escluso che una nuova lista ristretta comprenda ancora una volta delle compagnie americane, purché Washington faccia qualche passo nella direzione giusta. In ogni caso, il Kremlino non è disposto a fare regali come un biglietto di partecipazione a Chtokman senza ottenere niente in cambio.



Esistono altre spiegazioni per la decisione di Gazprom. Non è escluso che la compagnia abbia preso coscienza dei rischi tecnologici del progetto Chtokman e decida di non arrischiarsi a realizzarlo. Tanto più che la mancanza di gas potrebbe essere ovviata con altre fonti. Ad esempio con il giacimento di Bovanenkovo, del quale Gazprom ha recentemente annunciato di voler cominciare lo sfruttamento. Questo giacimento inizierà a fornire almeno 15 miliardi di metri cubi di gas all’anno a partire da ottobre 2011. Allora, il sistema di grossi condotti Bovanenkovo-Oukhta sarà stato costruito. Gazprom disporrà dunque di una sorta di « controfigura » .



Dopo lunghe discussioni, studi e valutazioni, le autorità russe sono giunte visibilmente alla conclusione che non è evidente che sia redditizio per il paese sfruttare Chtokman sulla base di un accordo fondato sulla suddivisione della produzione. La partecipazione di partner stranieri a tale forma di sfruttamento, nelle attuali condizioni economiche (abbondanza di mezzi all’interno del paese ed eccellente congiuntura all’estero) diviene estremamente dubbia. Tuttavia, lo sfruttamento indipendente del giacimento da parte di Gazprom non sarà redditizio che all’inizio del prossimo decennio. Perché in Russia gli occhi sono sempre più puntati verso il « problema-2008 » (l’elezione presidenziale – NdR) ed è molto possibile che il progetto Chtokman sia congelato fino a quella scadenza.





* del Centro studi energetici dell’Accademia delle Scienze della Federazione Russa.





Fonte: Ria Novosti

Voltaire, édition internationale