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Telesur: un anno di Tv dalla parte degli indios

di Daniela Binello - 06/11/2006



   



Telesur, la Nueva Televisiòn del Sur Ca., ha un anno. L'ha compiuto il 31 ottobre scorso dall'inizio delle trasmissioni. Fondata il 28 gennaio 2005 con un capitale multistato di Venezuela (51%), Argentina (20%), Cuba (19%) e Uruguay (10%), cui si è aggiunta più recentemente anche la Bolivia, irradia i suoi programmi attraverso il satellite Nss 806 con un segnale che copre il Sudamerica, ma anche parte dell'Europa e dell'Africa Nord-occidentale. In queste aree è disponibile anche una limitata rete televisiva via cavo che fa capo a un network nazionale, comunitario e universitario. E' possibile, però, vedere i programmi dell'emittente multistato anche su Internet, connettendosi al sito www.telesurtv.net .

L'informazione trova ampio spazio attraverso i dieci corrispondenti da Bogotà, Brasilia, Buenos Aires, Caracas, Città del Messico, L'Avana, La Paz, Managua, Puerto Principe e Washington, cui si associano 35 collaboratori da vari paesi e province.
Telesur è nata per contrastare i “latifondi mediatici” di colossi come Televisa in Messico, Globo in Brasile, Clarin in Argentina o Cisneros in Venezuela, cioè per recuperare uno spazio pubblico d'informazione per i popoli del Sudamerica che non si sentivano sufficientemente rappresentati.

Eduardo Galeano, considerato una delle massime coscienze dei popoli latinoamericani, disse che durante gli ultimi 513 anni i sudamericani sono stati addestrati a vedersi solo con gli occhi degli “stranieri”. “Perciò il progetto di Telesur – afferma Aram Aharonian, vicepresidente dell'emittente multistato ed ex collaboratore del Corriere della Sera da Buenos Aires – è di riprendere in mano il filo della storia, della nostra storia e della nostra identità come popolo latinoamericano”.

Secondo Aharonian il futuro delle democrazie in America Latina è strettamente correlato al modo di fare e divulgare l'informazione (a dispetto di chi ancora oggi sostiene, anche in Italia, che il potere mediatico, e televisivo in particolare, non è lo strumento fondamentale delle vittorie elettorali). “Il potere mediatico ha un ruolo centrale – chiarisce il vicepresidente di Telesur – e siccome i grandi media sono in mano a pochissimi uomini d'affari, persino i governi di Lula o di Kirchner faticano a modificare la situazione”.

Potrebbe essere questa, allora, la ragione per cui le riforme strutturali della televisione sono scarsamente praticate e qualora un governo si accinga a metterle in pratica insorgono difficoltà a dir poco insormontabili? Aharonian prende ad esempio il Venezuela di Chavez e il Brasile di Lula. “In Venezuela assistiamo alla mancanza di un ceto borghese propriamente inteso, al contrario del Brasile dove per ruolo e peso sociale i ceti medio-alti hanno una valenza maggiore. Ecco, allora, che la politica di governo delle sinistre si conforma alle diverse realtà nazionali, ottenendo, a seconda dei casi, effetti e risultati piuttosto differenti”.

Tuttavia, fa bene Aharonian a specificare che si tratta di governo “delle sinistre”, perchè nel caso del Venezuela assistiamo a un radicalismo di sinistra (altri lo definiscono populismo), mentre nel caso brasiliano si può parlare di riformismo, più o meno moderato. Ma tornando a Telesur e al suo progetto di contrasto verso i grandi gruppi mediatici, posseduti dagli affaristi che si ispirano ai modelli dell'economia liberista, si può osservare che l'emittente multistato racconta molto più di altre le storie di chi è escluso dall'accesso all'istruzione, dei milioni di persone che in America Latina non hanno nemmeno i documenti, per non parlare delle cure sanitarie, della mancanza di un tetto o di una pezzo di terra da coltivare. “Telesur è un medium alternativo che restituisce la voce a quelle donne e quegli uomini senza diritti nè identità”, conclude il giornalista.

Dopo questo primo anno di trasmissioni, Telesur promette di crescere. Il progetto dovrebbe arricchirsi di produzioni di audiovisivi culturali “autoctoni”, anzichè il dover continuare ad attingere al 95% di format e programmi ideati negli Stati Uniti. Hollywood non vende solo film – commentano a Telesur –, ma sistemi di vita, per questo una fabbrica di contenuti latinoamericana potrebbe costituire una risposta soddisfacente. E, ancora, la moltiplicazione dei canali. L'obiettivo dell'emittente è di gemmare 5, 10, 100 nuovi canali. Dunque, si potrebbe dire che Telesur è nata per effetto di una biodiversità mediatica, tanto più necessaria quanto più è radicato il latifondismo dell'informazione.


di Daniela Binello
da www.articolo21.info