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La Cina che inquina

di Alessandro Ursic - 08/11/2006

Nel 2009, la Cina sorpasserà gli Usa come paese più inquinante al mondo
Gli Stati Uniti sono il paese al mondo che inquina di più, non hanno ratificato il protocollo di Kyoto e sono l’oggetto preferito delle critiche degli ambientalisti. Ma tra al massimo tre anni le cose cambieranno: nel 2009, con un decennio di anticipo rispetto alle previsioni fatte finora, la Cina scalzerà infatti gli Usa dal poco invidiabile trono di re delle emissioni nocive, responsabili dell’effetto sera. Lo sostiene un rapporto dell’International Energy Agency uscito ieri.
 
Minatori in una miniera di carbone cineseSete di energia. Spinta da una crescita economica che ormai dalla metà degli anni Novanta sfiora il 10 per cento, in Cina i consumi energetici sono esplosi. Nonostante un consumo di elettricità pro capite ancora un decimo di quello dei paesi industrializzati (e un’emissione pro capite di inquinanti ferma a un ottavo di quella degli Usa), la Cina ha una crescente sete di energia, dettata sia da un’industria in espansione sia da un miglioramento dello stile di vita per milioni di cittadini. Il boom della domanda cinese di energia ha contribuito all’aumento del prezzo del petrolio. Ma per quanto riguarda gli effetti sull’ambiente, la scelta più dannosa di Pechino è un’altra: l’economico, ma terribilmente inquintante, carbone. Due anni fa, il paese ha programmato la costruzione di 562 centrali termoelettriche a carbone, che la Cina sta estraendo a ritmo frenetico, come dimostrano i migliaia di minatori che muoiono ogni anno (oltre 6.000 nel 2004). E la Cina è responsabile del 90 per cento della crescita della domanda mondiale di carbone negli ultimi tre anni, che in questo lasso di tempo è cresciuta come aveva fatto nei 23 anni precedenti.
 
Stallo sull’ambiente. La notizia del vicino sorpasso cinese sugli Usa è giunta mentre a Nairobi, in Kenya, è in corso una riunione di esperti del clima per discutere di nuovi accordi in sostituzione di quelli di Kyoto, che tra l’altro la Cina non è tenuta a rispettare perché all’epoca era stata considerata un paese in via di sviluppo. La questione è annosa e ha prodotto uno stallo dannoso per il pianeta. La Cina difende il suo diritto di svilupparsi come hanno fatto prima di lei i paesi più ricchi, senza frenarsi con vincoli ambientali; gli Stati Uniti hanno bocciato il protocollo di Kyoto anche perché dicono che, senza la partecipazione di una potenza emergente come la Cina, le disposizioni sono inutili e ingiuste.
 
Pechino avvolta dallo smogPechino combattuta. “La Cina ha un bisogno disperato di espandere la sua base industriale”, spiega a PeaceReporter Paul Roberts, autore del libro The End of Oil, “perché altrimenti, nei prossimi anni, decine di milioni di ex agricoltori rimarrebbero disoccupati. Pechino non ha molta scelta; per essa, le emissioni sono un effetto collaterale”. Sempre meno, però, un problema secondario: le piogge acide che hanno colpito il territorio cinese negli ultimi anni, insieme all’inquinamento che pervade ormai le metropoli cinese rendendo l’aria irrespirabile, ha spinto le autorità cinesi a prendere provvedimenti. Il mese scorso è stata introdotta una legge che obbligherà i produttori di automobili a limitare del 30 per cento le emissioni inquinanti dei nuovi veicoli.
 
Problema emissioni. Per la salute del pianeta ci vorrebbe ben altro. Al ritmo di crescita attuale, nel 2030 la domanda globale di energia sarà aumentata del 53 per cento, secondo il rapporto dell’International Energy Agency: il consumo giornaliero di petrolio passerà dagli attuali 85 milioni di barili a 116 milioni, e quello di carbone salirà del 59 per cento. Anche perché, oltre alla Cina e all’altra potenza emergente (l’India), il carbone sembra essere tornato di moda anche in Europa e negli Usa.