Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Rima Fakhry: Siniora è un uomo degli USA

Rima Fakhry: Siniora è un uomo degli USA

di Dagoberto Bellucci - 01/12/2006

 


Abbiamo avuto l’occasione e il piacere di incontrare di nuovo Rima Fakhry, unica donna dell’Ufficio Politico di Hizbollah e responsabile da anni dell’Associazione Donne Hizbollah. L’avevamo intervista per lo scorso settembre. Quelle che seguono solo solo alcune delle risposte sui temi di più scottante attualità che la Fakhry ci ha rilasciato. Il resto dell’intervista, al completo, verrà pubblicata prossimamente sulla rivista “Eurasia”.

Ci siamo lasciati all’indomani dell’aggressione sionista contro il Libano: come mai Hizbollah ha scelto di uscire dall’esecutivo Siniora?
“Innanzitutto abbiamo atteso delle risposte dal governo in ordine ai problemi sociali che hanno investito il paese dopo l’aggressione sionista dello scorso luglio. Abbiamo atteso invano. Ed eravamo sicuri che sarebbe stato inutile qualsiasi attendismo. Questo esecutivo sostenuto da una maggioranza eterogenea non poteva più ricevere la nostra approvazione per il semplice motivo che, oltre a non aver fatto niente per la ricostruzione e per aiutare la popolazione duramente colpita da questa aggressione, lavorava per gli interessi degli Stati Uniti”.

La decisione presa collegialmente da Hizbollah e Haraqat Amal di uscire dall’esecutivo che riflessi potrebbe avere sulla politica libanese?
“I ministri sciiti sono usciti due settimane or sono per l’impossibilità di mantenere un dialogo con le formazioni politiche del cosiddetto fronte del 14 Marzo. Molti dei partiti politici che formano attualmente l’unico sostegno per questo esecutivo traballante hanno apertamente sostenuto l’aggressione israeliana contro il Libano. Il premier è responsabile direttamente di una condotta che, sia durante il conflitto che successivamente, non ha nascosto la volontà di molti partiti di disarmare la Resistenza. Non hanno accettato il dialogo con noi e gli altri gruppi politici che sostengono le nostre posizioni. Siniora è uomo degli Stati Uniti come lo sono molti altri politici in questo paese”.

Hizbollah aveva deciso di scendere in piazza per provocare la caduta dell’esecutivo: che farete adesso dopo l’assassinio dell’ex ministro dell’Industria che ha inferto un nuovo colpo alla politica libanese?
“Noi pensiamo che dietro a questo omicidio politico vi siano le mani dei sionisti o della Cia. Nessun partito politico del Fronte Nazionalista si è avvantaggiato di quest’ennesimo atto di violenza. Anche per quest’ultimo assassinio noi siamo certi che dietro agli esecutori materiali si nascondano i servizi americani o israeliani”.

Una delle principali accuse rivoltevi dal fronte pro-americano è quella di lavorare per la Siria e per l’Iran: cosa vorrebbe attualmente Hizbollah e cosa pensate della situazione attuale?
“Richiediamo le dimissioni di un esecutivo incapace. Noi siamo sempre in allerta contro questo tipo di propagana anti-siriana o anti-iraniana. Non è una novità: diciamo che queste accuse sono all’ordine del giorno. Crediamo che l’assassinio del ministro dell’Industria rientri in un disperato tentativo di certi ambienti atlantici-sionisti per bloccare le annunciate manifestazioni di piazza del fronte nazionalista e , soprattutto, mettere in discussione l’alleanza tra Hizb’Allah e il partito Tayyar del Gen. Michel Aoun interlocutore privilegiato e leader della maggiore formazione politica della comunita’ cristiana libanese. Non riusciranno a dividerci perché siamo tutti certi che questi tentativi miravano esclusivamente alla destabilizzazione del nostro paese”.

Siete stati accusati di rifiutare le proposte politiche della maggioranza in merito alla creazione di un Tribunale Internazionale che giudicasse i crimini commessi dal febbraio 2005 (Hariri) allo scorso dicembre. Cosa risponde Hizbollah a quello che sembra un evidente pretesto di un esecutivo sempre più allo sbaraglio?
“Che sono altre menzogne costruite ad arte da un esecutivo che ha perso la rotta. Noi non abbiamo mai rifiutato un indagine seria né sulla morte dell’ex premier Rafiq Hariri né su tutta la striscia di crimini commessi da mani ignote nel nostro paese. Ogni crimine è un atto di violenza che mira a destabilizzare e rendere debole il nostro paese. Noi diciamo semplicemente che esistono condizioni essenziali quali una trasparenza cristallina e una libertà di manovra indipendente e autonoma che - al momento - non ci sono state garantite. Anche i nostri alleati aounisti sono stati accusati di rifiutare il Tribunale Internazionale: non è assolutamente vero. Vorremmo garanzie di imparzialità e il rispetto della sovranità, anche di quella giuridica, del nostro paese. Esiste una costituzione e delle regole. L’Onu ha preso la decisione di incaricare una corte internazionale di giudicare sui crimini commessi in Libano. Benissimo. Vorremmo essere protetti da intromissioni e interferenze. Le accuse rivolte immediatamente all’indirizzo della Siria ci sembrano altrettanto fantasione di quelle che vorrebbero continuare a vedere l’influenza siriana onnipresente nel nostro paese. Dietro a queste accuse c’è una sapiente regia americana che non rinuncia a fabbricare e falsificare prove. E’ un copione purtroppo anche questo non nuovo”.

Come uscire da questa crisi? Hizbollah è sempre pronto a scendere in piazza per chiedere le dimissioni di questo esecutivo?
“La scomparsa del ministro Gemayel ha solo rimandato le manifestazioni previste per la scorsa settimana. Attenderemo il momento propizio o il rilancio di una seria iniziativa politica. Qualora venissero accettate le nostre condizioni e si formasse un esecutivo di unità nazionale non avremmo alcun problema a parteciparvi. In questo momento serve molta calma per capire esattamente quale sarà lo scenario politico dell’immediato futuro. Valuteremo e trarremo assieme ai nostri alleati le conclusioni più opportune”.