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Il partigiano dell'oro nero (recensione)

di Guglielmo Ragozzino - 06/12/2006

 
«L'era del petrolio» di Lorenzo Maugeri. Un volume a favore di un combustibile eletto a simbolo di civiltà. Che rimuove le conseguenze ambientali del suo uso e critica la ricerca di alternative energetiche

L'era del petrolio (Feltrinelli, pp. 296, euro 17) di Leonardo Maugeri è la risposta più forte alla tesi del picco. Tutti ormai conoscono di cosa si tratti: il picco è il raggiungimento della produzione massima mondiale di petrolio,
che forse è già avvenuta, forse verrà raggiunta nel giro di pochi anni; ma senza alcun dubbio è incombente. Imprecisate, ma certo gravissime sarebbero le conseguenze sull'economia globale e sulla stessa pace del pianeta, basata secondo molti sulla gestione di un flusso continuo di petrolio. Alla base di tutto c'è la previsione di King Hubbert, geologo, relativa al culmine dell'estrazione di petrolio negli Stati uniti, Alaska esclusa. Espressa nel corso degli anni cinquanta, l'indicazione ha trovato conferma più di trenta anni fa. Partendo dalla considerazione che il petrolio è certamente una grandezza finita - almeno nell'era che ci interessa - dal momento che la Terra è una sfera isolata e il petrolio ha bisogno di condizioni particolari e di milioni di anni per riformarsi, dal mancato ritrovamento di giacimenti giganti di greggio negli ultimi venti anni, dal fatto che i nuovi ritrovamenti coprono negli ultimi anni solo una frazione del consumo globale, la previsione del picco è diventata profezia e poi dogma.

Barili alle stelle

Il dogma poi, da fede di pochi, è diventato religione di massa per il repentino e drammatico aumento del prezzo dei prodotti petroliferi cui si assiste da tre anni. Il petrolio a 80 dollari per barile è stato considerato «normale» e quello a 100 dollari immancabile e ormai in vista. Perché mai il petrolio è così costoso? La risposta che molti si danno è che è molto costoso perché sta per finire; se oggi costa settanta, domani non potrà che costare il doppio. E così il credo del picco e il prezzo del petrolio si alimentano vicendevolmente.
Di questo si occupa Maugeri, responsabile della programmazione di Eni, una tra le maggiori compagnie petrolifere mondiali, che utilizza nel volume tutta l'informazione di prima mano di cui dispone. È un autore che gode di credito nei circoli del petrolio e della finanza, ha pubblicato articoli e libri che entrano nel dibattito internazionale. I petrolieri affrontano attualmente una situazione ambigua. Godono di profitti altissimi, trascinati dal prezzo del petrolio e dei prodotti raffinati; ma la loro stessa ricchezza, questa formidabile bonanza, li rende assai vulnerabili.
L'autore, con una scelta singolare, preferisce scrivere in prima persona, piuttosto che affidare ad altri le informazioni esclusive e le conoscenze storiche, nonché quelle sui circuiti finanziari, di cui dispone. Ci siamo chiesti il perché di tale scelta, e ci sembra di capire che egli voglia far sapere ai lettori che quello che leggono è il pensiero ufficiale della compagnia. Non indiscrezioni o interpretazioni ispirate, ma l'autentico pensiero aziendale, la filosofia Eni.

In primo luogo, per alcune major, per Eni in particolare, mostrare che il petrolio non finisce è ancora più importante che non chiudersi in un inaccessibile segreto, come fanno certe altre. Una compagnia ama esibire profitti agli azionisti, mentre un'altra preferisce mostrare la propria forza nei confronti di chi vende energia (come Putin) o di chi la deve comprare (Prodi, Bersani) e cerca di trattare senza lasciarsi prendere per il collo. Maugeri è un po' l'erede degli oilmen di Eni; crede nel petrolio, massima risorsa della civiltà, ma teme anche, sotto sotto, la crescita delle alternative, stimolate dal timore di una fine vicina. Il discorso sul petrolio senza tempo, senza fine, vale soprattutto per la Società con la esse maiuscola, quella che in modo riduttivo si indica di solito come il Mercato.
Una storia che si ripete

L'alto prezzo dei prodotti petroliferi è vantaggioso, ma è anche un rischio, perché dà la stura a una serie di deviazioni: dal risparmio all'uso del gas naturale, ad altre soluzioni, che si moltiplicano in ogni direzione. Il petrolio, tutto considerato e tenuto conto delle condizioni attuali della tecnica e dell'economia, ha un uso obbligato soltanto nel settore del trasporto; e non sempre. In ogni altro campo, compreso quello della comoda produzione di oggetti, può essere sostituito e i prezzi alti consentono di pensarci. L'ipotesi che il petrolio venga a mancare in un futuro assai prossimo o che comunque chi se ne voglia servire debba affrontare prezzi esageratamente alti, non fa che accelerare la ricerca di uscite laterali dal settore.

Così il fine del libro è di assicurare che al contrario il petrolio non è finito, anzi, che non mancherà, con un offerta crescente, per trenta o cinquanta anni; di aggiungere inoltre che non è la prima volta che se ne teme la fine, che anzi è il caso si è presentato tre volte nel secolo; di raccontare infine la storia, le cause, le conseguenze di quelle crisi, mostrando come e perché i prezzi si siano moltiplicati, per poi, poco dopo, sprofondare. Tale ricostruzione consente all'autore di mettere in circolo un antidoto alla teoria del picco: sarebbe in atto una vera e propria coazione a ripetere in tema di fine del petrolio. Ogni tot anni gli umani ripetono sempre - sostiene Maugeri - gli stessi errori. Si tratta invece di tenere a mente che il petrolio ha in fondo lo stesso comportamento di quasi tutte le altre merci, è insomma elastico in funzione del prezzo; di valutare meglio i tanti motivi tecnici che hanno causato la stretta nell'offerta (scarsa ricerca per venti anni nelle zone più promettenti; problemi di raffinazione e connessi vincoli ambientali agli operatori dell'energia, difficoltà e colli di bottiglia nella coltivazione dei giacimenti in essere e nel trasporto del petrolio e dei prodotti raffinati, speculazione finanziaria al rialzo).
Una volta espressa così la propria sicura fede nel petrolio for ever e suggerito un possibile e prossimo rallentamento dei prezzi, una volta raccontata con dovizia di documenti, informazioni, giudizi pieni di abilità e di acume, la storia dell'amatissimo minerale, il lavoro di Maugeri è concluso. Nel saggio non c'è altro. Non c'è il minimo accenno ai pericoli del petrolio e neppure un'indicazione sul modo per uscirne, per cambiare. L'ambiente non fa parte dell'ottica di Maugeri. E nuotare nel petrolio fa soltanto bene.

La mission del petroliere

I problemi delle emissioni e del cambiamento climatico potrebbero fare da sfondo a ogni riflessione sul petrolio, ma qui non sono presi in considerazione. Vi sono i compiti, anzi vi è la mission del petroliere: si tratta di non fare mancare la preziosa ricchezza, ma fornirne il quantitativo che il mercato richiede, a ogni costo. I problemi del ripulire i mari e il resto del pianeta dagli eventuali sversamenti - un guasto minore di fronte all'immane compito energetico - riguardano il lavoro di altri, fanno parte di un altro capitolo. E un altro capitolo, un capitolo che nel volume manca, è anche quello che riguarda le alternative al petrolio che non contribuiscono all'effetto serra: risparmio, sole, vento, biomasse. Altre compagnie petrolifere hanno scelto la via di utilizzare una piccola particella dei profitti per studiare e sperimentare le alternative, anche nell'idea di mantenere una forma di controllo sul mercato energetico in un domani che le scelte della politica potrebbero avvicinare di molto. Maugeri no. Egli deve convincere il mondo della tenuta del petrolio, della affidabilità della gente che vi lavora, della falsa scienza degli oppositori. Il suo compito, tutto dal petrolio, finisce lì.

Qualcun altro, se lo riterrà opportuno, parlerà del resto, del mondo superfluo, inattendibile, che dal petrolio cerca, con poco successo, di uscire.