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I Montagnard nel mirino del governo vietnamita

di Alberto Rosselli - 11/12/2006

 

 

 

 

E' dai tempi della ‘grande fuga’ degli americani dal Vietnam che la minoranza cristiana dei montagnard viene pesantemente perseguitata dal governo comunista di Ho Chi Minh City con il quale, come è noto, diversi paesi democratici hanno riallacciato o stanno riallacciando (vedi gli Stati Uniti e altre nazioni europee), intensi e proficui scambi commerciali. Come la Cina, anche questa Repubblica Socialista, un tempo acerrima nemica del sistema socio-economico occidentale, sembra avere cambiato rotta, folgorata dai benefici prodotti dal liberismo: ribaltamento ideologico dai tratti copernicani che, tuttavia, non ha impedito al Vietnam di mantenere in piedi un regime marxista che, nei confronti dei dissidenti e degli appartenenti agli antichi gruppi etnico-religiosi del paese – come ad esempio i montagnard cristiani - non accenna affatto a modificare o moderare la sua strategia discriminatoria.

Sulla repressione ai danni dei montagnard ancora troppo poco, almeno in Italia, si è detto e soprattutto fatto, se si eccettua la battaglia ingaggiata dal Partito Radicale Transnazionale che da tempo – nonostante i frequenti attacchi e le minacce del governo di Ho Chi Minh City – denuncia la triste sorte di questi cristiani. Per contro, alla totalità dei cosiddetti “movimenti pacifisti” – soprattutto quelli nostrani - sempre molto sensibili nei confronti dei destini di taluni popoli o minoranze ad essi graditi per motivi squisitamente partigiani e strumentali, lo sterminio dei cattolici e protestanti montagnard che da secoli vivono nell’ex-Indocina francese non sembra suscitare alcun sdegno, nemmeno di tipo emotivo. D’altra parte attendersi dai vari Luca Casarini un’intelligente riflessione sul tema sarebbe come chiedere a Flavia Vento di pronunciarsi circa l’attendibilità storica dei vangeli apocrifi. Da questi zelanti, ma assai distratti alfieri della concordia e della giustizia universali, la vessazione subita dai seguaci asiatici della Croce non viene infatti presa in considerazione, anche perché essa coinvolge direttamente, e in negativo, un paese marxista con il quale conviene evidentemente chiudere un occhio, meglio due.

Ma chi sono i montagnard, questo popolo negletto ad elevato rischio di estinzione? I montagnard (termine francese che sta a significare “popolo delle montagne”) abitano le cosiddette Terre Alte poste ai confini tra il Vietnam e la Cambogia e professano da un paio di secoli da fede cristiana. Anche se i vietnamiti sono soliti chiamarli assai poco educatamente moi che nella loro lingua vuol dire più o meno “selvaggio e ineducato”, in pratica burino, essi vantano tradizioni di tutto rispetto. Già presente in Indocina ben prima che dalla Cina vi giungessero i cosiddetti ‘viet’, l’etnia montagnard - composta da circa 650.000 individui (400.000 dei quali di credo protestante evangelico e 200.000 cattolico) - non rappresenta tuttavia un gruppo omogeneo in quanto composta da 30 clan aventi usanze, interazioni sociali e dialetti particolari. Nel 1954, dopo l’abbandono da parte francese del Vietnam e del Laos, i montagnard preferirono adottare il nome di Dega, quasi per esorcizzare il ricordo dell’occupazione europea. Il termine Dega, di provenienza linguistica Rhade, racchiude in sé la leggenda della nascita di questo popolo i cui due leggendari capostipiti sembra fossero De, di origini mon-khmer, e Ga, di discendenza malese-polinesiana. Attualmente, i più importanti clan sono i Jarai (320.000 individui), i Rhade (258.000), i Bahnar (181.000), i Koho (122.000), i Mnong (89.000) e i Stieng (66.000). Sotto l’aspetto socio-organizzativo il popolo degli Altipiani è distribuito in molti piccoli villaggi le cui risorse agricole e derivanti dall’allevamento e dal commercio vengono condivise da tempi immemorabili secondo criteri gestionali “comunitari”, rispettosi della proprietà e della libertà individuali, ma rivolti all’assistenza dei più deboli e al rispetto della tradizione culturale.

Durante la Guerra del Vietnam, i montagnard - perseguitati sia dai comunisti di Hanoi che dai nazionalisti di Saigon - strinsero rapporti di amicizia e di cooperazione con le forze statunitensi (le uniche disposte a proteggerli): scelta di campo che dopo il 1975 consentì al nuovo regime marxista di bollarli come traditori e quindi  di trattarli come tali

In questi ultimi anni a fare luce sulle tragiche vicende della minoranza etnico-religiosa dei montagnard sono stati, oltre al Partito Radicale Transnazionale, la Montagnard Foundation (l’istituzione fondata da profughi fuggiti negli Usa che si occupa ufficialmente di questo popolo senza patria), Amnesty International, l’Osservatorio sui Diritti Umani e il governo degli Stati Uniti. Nell’aprile 2002, l’Osservatorio ha prodotto un rapporto di circa duecento pagine sulla Repressione del Popolo cristiano degli Altipiani. E l’anno seguente, un analogo studio statunitense ha confermato la veridicità della tragedia che si sta consumando in Vietnam. Denuncia che, il 18 dicembre 2003, ha indotto la Commissione Internazionale Statunitense sulla Libertà Religiosa ha chiedere al governo di Ho Chi Min City di allentare la sua politica discriminatoria verso la minoranza cristiana: richiesta che tuttavia non ha sortito alcun apprezzabile risultato. Ragione per cui, il 19 novembre 2003, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato un’ancora più chiara e perentoria risoluzione relativa alla Libertà Religiosa in Vietnam che, però, rischia di rimanere lettera morta grazie all’indecifrabile opposizione di buona parte del Partito Democratico. Come spiega Daniele Capezzone, segretario del Partito Radicale. “Lo scorso anno allorquando dal Congresso è giunto in Senato per l’approvazione il cosiddetto ‘Vietnam Human Rights Act’, cioè una norma volta a subordinare ogni futuro rapporto di cooperazione tra gli Stati Uniti e il regime comunista di Hanoi a nuove e forti garanzie del rispetto dei diritti umani fondamentali, l’ex leader del partito Democratico, John F. Kerry, ha impiegato tutte le sue energie per bloccare il testo in Commissione”. Ora ci si augura che il presidente George Bush - intenzionato, comunque, a regolarizzare definitivamente i propri rapporti con Ho Chi Min City - non sacrifichi sull’altare del liberoscambismo il futuro e la sopravvivenza dei montagnard.

Sempre nel novembre del 2003, dietro pressioni del Partito Radicale Trasnazionale, anche il prudente Parlamento UE si è visto costretto a condannare la politica discriminatoria vietnamita, chiedendo la sospensione della repressione sia nei confronti dei montagnard, sia nei confronti della minoranza buddista Hoa Hao. E nel dicembre dello stesso anno, l’Inviato speciale delle Nazioni Unite, Peter Leupretch ha dichiarato che l’ONU (organismo che tuttavia non sembra più in grado di fare valere la sua voce in alcuna questione) avrebbe dovuto onorare gli impegni presi oltre quarant’anni fa nei confronti di tutti i gruppi etnici e religiosi perseguitati, ivi incluso quello dei montagnard., ormai costretti ad emigrare in Cambogia dove, però, l’attuale il governo sta facendo di tutto per impedire agli osservatori dell’ONU e alla Croce Rossa Internazionale di prendersi cura dei profughi. Il 12 dicembre 2003, interrogazioni parlamentari presentate alla Commissione Europea hanno, non senza difficoltà, costretto la presidenza UE a ritornare sul tema e ad accelerare i tempi per una risoluzione più forte e seria. Nella fattispecie, i parlamentari hanno richiesto alla Commissione di adottare “tutte le misure necessarie” per costringere il governo cambogiano al rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite del 1951 sui rifugiati, mettendo fine agli arresti e ai rimpatri forzati dei montagnard. Come purtroppo sta accadendo da tempo, anziché dare assistenza ai profughi cristiani ed avviarli ai campi di raccolta dell’Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR), la polizia e l’esercito cambogiani sono soliti arrestarli e “venderli” ai vietnamiti. Nel dicembre 2003, circa 300 montagnard sono stati incarcerati dai vietnamiti proprio grazie alla connivenza dell’esercito cambogiano. Va poi ricordato che, a partire dall’inizio del 2004, il governo di Ho Chi Minh City ha provveduto a rinforzare l’intero apparato militare posto a controllo del confine cambogiano, territorio che è stato praticamente sigillato ed interdetto ai giornalisti e agli osservatori umanitari internazionali. Secondo informazioni fornite dalla Montagnard Foundation, i cristiani che vengono trovati in possesso di un crocifisso, di una Bibbia o di un’immagine sacra (ma anche di un cellulare, di una radio o di un giornale straniero) vengono immediatamente incarcerati dai poliziotti vietnamiti che non di rado costringono questi disgraziati ad abiurare la propria fede, obbligandoli a bestemmiare o a bere il sangue di animali sgozzati. Va ricordato che nei primi mesi del 2001, nei villaggi di Druh, B’Le, B’Gha, V’Sek, Koyua, Tung Thang, Tung Kinh, e Dung nel distretto di Ea H’Leo della provincia di Dak Lak, i funzionari comunali appartenenti alla minoranza montagnard hanno dovuto abbandonare il loro credo protestante nel corso di grotteschi e violenti riti pseudomagici organizzati dalle autorità atee vietnamite. Pena la bastonatura o la fustigazione, centinaia di cristiani sono stati costretti a bere intrugli di alcol, droghe, sterco e sangue animale per “purificarsi” e per abbracciare la fede marxista. Rituali di questo tipo si sono ripetutamente verificati nei villaggi di Buon Sup, Buon Ea Rok, e Buon Koya nel distretto di Ea Sup, provincia di Dak Lak.

Durante le festività religiose pasquali dello scorso anno, si è assistito ad una recrudescenza delle rappresaglie vietnamite. Nell’aprile del 2004, oltre 2.000 montagnard sarebbero stati pestati, arrestati o uccisi dalla polizia. Tanto che l’Osservatorio dei Diritti Umani ha richiesto (invano) al governo di Ho Chi Minh City di consentire ai diplomatici e agli osservatori di recarsi nella zona per verificare la situazione e a quello di Phnom Penh di onorare i suoi impegni verso la Convenzione dei Rifugiati delle Nazioni Unite, che si tradurrebbero, come si è accennato, nella concessione del diritto di asilo ai montagnard espatriati in Cambogia. Anche se a tutt’oggi il governo cambogiano sembra fare di tutto per scantonare le sue responsabilità in nome delle relazioni di buon vicinato con il confinante Vietnam.

La situazione dei diritti umani per i montagnard residenti nella regione montuosa centrale sta purtroppo precipitando” ha dichiarato Brad Adams, direttore esecutivo della Divisione Asiatica dell’Osservatorio dei Diritti Umani. “Lo scorso aprile, migliaia di montagnard dei distretti di Buon Ma Thuot (capoluogo della provincia di Dak Lak), hanno tentato di opporsi alle forze di polizia impegnate in rastrellamenti ed arresti indiscriminati, ma i vietnamiti hanno reagito molto duramente utilizzando gas lacrimogeni, manganelli elettrici e cannoni ad acqua.”. L’Osservatorio ha ricevuto rapporti di dimostrazioni che hanno avuto luogo più o meno nello stesso periodo anche nei distretti di Ayun Pa, Cu Se e Dak Doa di Gia Lai. Secondo le testimonianze, la polizia vietnamita avrebbe picchiato ed arrestato decine di montagnard che la domenica di Pasqua stavano dimostrando a Nhon Hoa. L’Osservatorio stima poi che negli ultimi tre anni diverse centinaia di montagnard siano stati costretti a nascondersi nelle foreste per scampare all’arresto e alle torture psico-fisiche. Alcuni gruppi si sarebbero rifugiati nelle piantagioni di caffè o nelle molte grotte presenti nella zona montuosa degli Altipiani, venendo riforniti di cibo e acqua dai contadini. Impossibile calcolare, a partire dal 1975, il numero complessivo dei montagnard uccisi o inghiottiti dalle spaventose prigioni vietnamite. Ma si parla di decine di migliaia di individui.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

Freedom House, Center for Religious Freedom, Correct Thinking in Vietnam: New Official Vietnam Documents Revealing Policy to Repress Tribal Christians, July 2001

Thayer, N., Montagnard Army Seeks U.N. Help, Phnom Penh Post, Sept. 12, 1992

UNHCR Centre for Documentation and Research, Vietnam: Indigenous Minority Groups in the Central Highlands, Writenet Paper No. 05/2001, January 2002