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Il loro gioco di ruolo é "giochiamo alla politica"

di Uriel - 12/12/2006

Fonte: wolfstep.cc

Passavo per il mercatino di Santa Lucia. Per tornare in via Indipendenza, onde andare in stazione a prendere il treno (ebbene si', noi malvagi possessori di SUV quando possiamo ci muoviamo in treno, mica come quelli che hanno l'utilitaria e ci vanno anche al cesso) sono passato per piazza Aldrovandi e poi Piazza Verdi, attraverso via Petroni.

Ho letto un manifesto. Esso diceva:

"Sciopero generale. Contro i'imborghesimento dell'esistenza e la precarizzazione del proletariato."

Ora, non c'e' nulla di strano in quel manifesto ciclostilato. E' qualcosa che a Bologna esiste sin dagli anni 70, il famoso "77".

Ed e' proprio questo il fatto: quei manifesti sono UGUALI da 30 anni.

Non saro' li' a chiedermi se e perche' chi li scrive non abbia l'autorita' di dichiarare uno "sciopero generale". Il manifesto verra' letto solo da altri come lui, che non lavorando non possono scioperare.

Il problema e' un altro: il fallimento.

Cosa ha ottenuto, in 30 anni, quel movimento politico? Che cosa hanno ottenuto, in 30 anni di "lotta", i membri dei cosiddetti "centri sociali occupati"?

Nulla.

Nulla e' cambiato per merito loro, nulla e' cambiato per colpa loro, di tutto cio' che e' cambiato negli ultimi 30 anni, loro non c'entrano niente.

Non si tratta di dire o non dire che il loro contributo sia "piccolo". Oh, no. Il loro contributo e' inesistente.

Non hanno concluso un cazzo di nulla. Risultati? Zero.

Loro tirano fuori il SubComandante, e altri personaggi che a 10.000 chilometri da qui hanno lottato, prodotto cambiamenti e fatto la storia. Vero.

Ma ne' il SubComandante ne' altri sono a Bologna. Questi "antagonisti" italiani si comportano come il bambino che gioca a pallone con la maglia di Totti.

Ma indossare la maglia di Totti non significa essere Totti. Per essere Totti bisogna proprio fare le cose che fa Totti, in tutto e per tutto (argh).

C'e' una profonda analogia tra loro e quelli che fanno "rievocazione", meglio noti come persone che fanno "giochi di ruolo".

Fare un "gioco di ruolo" e' un procedimento estraniante: consiste nell'assumere il ruolo parasociale di "Bardo", o di "Elfo", o di un qualsiasi "clan" che appartenga ad un ipotetico mondo (di solito medievaleggiante) , con le sue regole e le sue dialettiche.

Ovviamente, nessuno nel mondo reale e' disposto a riconoscere il ruolo di "Bardo" a chicchessia, ma il mondo virtuale e' una cosa diversa, estraniante, ma ha un vantaggio in piu': i giocatori sono coscienti di giocare. Ad un certo punto si tolgono  mantelli, posano le spade, tornano a chiamarsi Federico o Giuseppe o Laura (e non "Aragorn" o "Zynellyn" o altro) e tornano alla vita normale.

Nei centri sociali no. Il loro gioco di ruolo e' "giochiamo alla politica". Ma e' una politica grottesca, che sta alla politica come Dungeons & Dragons sta alla storia del medio evo.

Si riuniscono in clan, che anziche' essere "Vampiri" e "Angeli" sono "fascisti" e "comunisti", o "rivoluzionari" e "anarchici", o altro.

Si vestono da punk, o da altre figure che stanno alla realta' come il Bardo di un gioco di ruolo sta ad un Marketing Consultant.

E giocano alla politica. Si immergono in un gioco di ruolo nel quale loro sono il Subcomandante Marcos perche' ne portano la bandiera, come in un Dungeon chi porta il vessillo dei Vampiri e' u vampiro.

Altri fingono di essere, che so io, camice nere, e sono camice nere come in un gioco di ruolo un Angelo e' un emissario divino che combatte il clan dei  vampiri.

Fanno le loro quest, dove immaginano di essere dei rivoluzionari marxisti che lottano contro i malvagi capitalisti, invocando poteri esoterici come lo "sciopero generale" o la "tradizione romana".

Ma tutto questo non e' nulla di piu' che un gioco di ruolo, ove semplicemente i giocatori perdono la capacita' di distinguere il gioco dalla realta' (capita in tutti i giochi di ruolo) e iniziano ad esagerare col realismo.

Ecco perche' di fatto quel manifesto non significa nulla nel mondo reale. Cosi' come non significa nulla e non cambia nulla l'esistenza dei centri sociali occupati, o dei circoli naziskin.

Si tratta di giochi, di immaginazione. Chi partecipa non fa altro che immaginare di essere , che so, nel clan dei Vampiri o in quello degli Angeli, piuttosto che un Elfo contro un Orco o di un Fascista contro un Comunista. Tutte rivisitazioni pittoresche del passato, o del mito.

Nei giochi di ruolo si tratta di un medioevo immaginario, come in questo gioco si tratta di un diciannovesimo secolo immaginario, o di un ventesimo secolo immaginario. Ci si mette in costume, da Vampiro o da Elfo o da Fascista o da Anarchico o da Punk o da Stregone o da Guerriero , e si gioca.

Il problema viene, come in tutti i giochi di ruolo, quando si perde la percezione del gioco e si impone un eccessivo realismo al gioco.

Non era un gioco la pallottola che Giuliani, giocando al rivoluzionario, si e' preso dalla polizia.

E non e' un gioco a "Libera la principessa" l'arrembaggio ai CPT.

Ma qualcuno pensa che lo sia, e ieri ha conquistato due punti "occupando" un CPT. Ci scappera' il morto? Boh. Dipende dai poteri magici e dal Master del gioco. E da quanto verranno presi sul serio.

Ma di certo, il punteggio di un gioco di ruolo non puo' cambiare la storia di Carlo Magno, cosi' come non puo' cambiare un ipotetico mondo di Vampiri e Angeli, cosi' come non puo' cambiare la storia d'italia.

Sono trent'anni che giocano a questo gioco di ruolo.


Sono trent'anni che ovviamente non cambia nulla:del resto, un gioco di ruolo NON DEVE cambiare la realta', e' una distrazione , un'evasione, un gioco.

Come volevasi dimostrare.

Dispiace solo che a volte ci vadano di mezzo persone vere, che non stavano affatto giocando. Come gli abitanti dei CPT, per esempio, coinvolti nel gioco di ruolo di Caruso e della Giuliani.

O come il figlio della Giuliani, morto mentre giocava a "Moscow 1917", durante una quest eccessivamente realista: il carabiniere usava un'arma vera, e non sapeva di essere in un gioco di ruolo.

Oh, certo, loro diranno che nel CPT le persone sono reali, e quindi il loro gioco e' reale perche' parla di loro. Come dire che siccome il medioevo e' esistito, chi si veste da bardo oggi parla di una realta'. O come dire che siccome in Arizona ci sono ancora gli indiani, chi fa rievocazione dei Cherokee non fa gioco di ruolo ma realta'.

Essi non riescono a capire come un gioco di ruolo abbia legami con la realta' senza parlare con la realta', ma non per questo SIA la realta'. Non riesconoa  capire che TUTTI (o molti dei) i giochi di ruolo coinvolgono persone reali, si riferiscono a periodi storici o avvenimenti reali, sono molto realistici, ma non sono la realta'.

Un gioco di ruolo giocato nel castello di Cagliostro si riferisce alla realta', ha contatto materiale con la realta', ma NON E' la realta'. Cosi' come un gioco di ruolo giocato dentro un CPT si riferisce alla realta', ha contatti con la realta', ma NON E' la realta'.

Il fatto di giocare a Black Magick dentro il castello di Cagliostro non mi trasforma in un alchimista stregone , e il fatto di giocare a Equo & Solidale dentro un CPT non trasforma Caruso nel SubComandante.

E' solo un gioco di ruolo. Un'illusione estraniante che li porta fuori dalla realta', a giocare un gioco che ha come unica paga la soddisfazione narcisista di potersi dire "Vampiro" , "SubComandante", "Bardo", invece di "casalinga" , "impiegato", "operaio".

Trent'anni che giocano. E ancora non sono stanchi.

Con un'unica speranza da parte di chi non gioca: di non venir coinvolti nel loro gioco.

Che magari noi siamo troppo grandi, per queste cose, oppure semplicemente conosciamo dei MUD migliori.

Perche' ,diciamolo, il loro gioco e' anche un tantino noioso, e ce ne sarebbero di gran lunga migliori.

WinterPalace, per esempio, e' un MUD sulla rivoluzione russa molto piu' divertente. Anche se non arriva ai livelli di Ryksyll, che vi consiglio se siete appassionati del genere ma non volete pernottare in un CPT.

Un solo avvertimento: quello che succede li' NON E' VERO. Anche se si riferisce alla realta', e sembra avere dei punti di contatto.