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Cagnolini (Palestina, cioè la "pace" e i "due stati")

di Miguel Martinez - 15/12/2006

 

Come sa chiunque, per giocare a carte, devi prima averla qualche carta.

Sul tavolo, gli israeliani ci mettono il fatto che non riconoscono alcuno stato palestinese e che possono uccidere chiunque, nell'area della Palestina storica, nel giro di qualche secondo, e che hanno 200 bombe atomiche. Una buona mano, insomma.

I palestinesi, sul tavolo possono mettere due cose, piuttosto misere: il fatto di non riconoscere subito, prima ancora di negoziare, che rinunciano all'80% della Palestina storica, e il fatto che possono fare delle azioni armate, insignificanti dal punto di vista pratico, ma comunque fastidiose.

Altro, obiettivamente, i palestinesi non hanno, a parte sperare nel buon cuore della parte più forte, una scelta che in politica raramente porta a qualcosa.

Per questo, Hamas, come la maggioranza dei palestinesi, si rifiuta di rinunciare a queste due povere carte, ancora prima di giocare.

Visto che lo stivale ce l'hanno comunque sul collo, Hamas ha in pratica, però, accettato le stesse cose che a parole chiedono tutti, da Berlusconi a Bertinotti, cioè la "pace" e i "due stati": offrono una tregua di dieci anni, rinnovabile all'infinito, se Israele si ritira entro i confini del '67.

Ma senza mettere la firma sotto le parole, "rinuncio a tutte le mie carte e sottoscrivo la mia resa incondizionata, in attesa che siate gentili con me". Hamas propone invece di fare un po' come Cina e Taiwan, che non disarmano e non si riconoscono sulla carta, ma convivono pacificamente.

In un'intervista a Repubblica il 12 dicembre, il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, ha detto esattamente cosa pensa di questa soluzione pragmatica, e di conseguenza anche di tutta la storia dei "due popoli e due stati": l'imbattibile esercito delle Nonne Fatima di Hamas "ci dà 10 anni di tregua per prepararsi alla guerra definitiva contro Israele. Ma noi non siamo completamente idioti". Fine.

Quindi, invece di "due stati" e la "pace", Israele chiede all'Europa di ridurre alla fame i palestinesi - ricordiamo che il mantenimento degli occupati sarebbe un dovere legale degli occupanti, ma questo dovere legale è stato generosamente assunto da altri.
 
Io non ho mai aderito alla scuola di pensiero che ritiene che Israele sia un paese cattivo. Anche l'Uruguay farebbe sfracelli, se nessuno gli dicesse mai niente. Israele fa benissimo a usare tutti i trucchi che vuole per fare i propri interessi: lo fanno tutti, e si chiama politica.

Ma perché se ne deve fare carico anche il governo italiano? E non solo quello italiano: la richiesta israeliana è stata trasformata nei "tre principi del Quartetto [ONU, USA, Unione Europea e Russia]": i palestinesi devono partire dal riconoscimento di chi non li riconosce, disarmarsi e accettare qualunque svendita fatta dai precedenti governi palestinesi, non si sa se più corrotti o ingenui.

Insomma, quelli che contano nel mondo si pongono contemporaneamente come giudice, pubblico ministero e boia.

Dall'agenzia Reuters apprendiamo che ieri la televisione israeliana Canale 10 ha trasmesso un interessante dialogo fuori scena tra Prodi e il suo ospite Olmert. Dice Olmert:

"E' importante che tu sottolinei i tre principi del Quartetto - che non sono negoziabili, che sono alla base di tutto".
 
"Please say this", chiede Olmert in inglese, mentre Prodi annuisce.

Prodi, ovviamente, ha detto esattamente ciò che Olmert gli aveva chiesto di dire.

Non solo: Olmert fa un cenno a Prodi, dicendo, "so che avevi detto qualcosa (in passato) a proposito di uno stato ebraico..."

Tradotto in italiano, significa che Prodi aveva sostenuto la tesi secondo cui Israele deve restare lo stato di una sola etnia, e solo in questo contesto chi non ha la fortuna di appartenere a quell'etnia potrà godere di una tolleranza condizionata.

E infatti, ecco Prodi aggiungere che Hamas è obbligato anche al "riconoscimento come stato ebraico" di Israele,  cosa che nemmeno Bush aveva chiesto.

Ehud Olmert, un signore che in un breve periodo di permanenza al governo ha devastato un paese confinante, disseminandolo di circa un milione di bombe a grappolo (negli ultimi giorni di guerra, quando aveva già accettato l'idea di una tregua) e uccidendo circa 1.300 persone, mentre con l'altra mano ha ucciso circa 500 palestinesi a Gaza, conclude trionfante:

"lascio l'Italia con la buona sensazione di aver trovato un partner per creare un fronte internazionale stabile, che ci possa aiutare nei nostri sforzi".

Giusto se qualcuno avesse ancora dubbi sulla scelta di campo, non solo del precedente governo italiano, ma anche di quello attuale.