Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Palestina come l'Algeria? Chi vuole la guerra civile nei territori occupati palestinesi?

Palestina come l'Algeria? Chi vuole la guerra civile nei territori occupati palestinesi?

di Abd al-Bari Atwan - 19/12/2006





 

La situazione nei territori occupati palestinesi si avvia verso uno scontro sanguinoso quasi certo. I negoziati per la formazione di un governo di unità nazionale sono ad un vicolo cieco, il presidente dell'Autorità Nazionale Muhammad Abbas si prepara ad accendere la miccia del confronto con il Movimento di Resistenza Islamica Hamas attraverso la convocazione alle elezioni anticipate politiche e presidenziali.

Perchè quando le forze di sicurezza scendono in piazza a mostrare la loro forza nella striscia di Gaza e il corteo del ministro degli Interni Sayd Siam viene investito dal fuoco di ignoti, per di più il consiglio esecutivo dell'Olp raccomanda di sciogliere il governo attuale e indire elezioni anticipate, allora dobbiamo aspettarci il peggio e forse questo peggio è lo scontro sanguinoso tra i sostenitori delle due fazioni in lotta, Fatah e Hamas, che potrebbe svilupparsi in una violenta guerra civile.

Il premier palestinese Ismail Haniyyeh, ha definito la convocazione a queste elezioni come una convocazione al caos e ha detto che lo scopo di tutto ciò è l'espulsione del governo Hamas dal potere, mentre il ministro degli Esteri Muhammad az-Zahar si è spinto molto più in là quando ha detto che il suo movimento (Hamas) non parteciperà alle elezioni. E az-Zahar ha ragione a parlare di boicottaggio, infatti a che serve fare delle elezioni i cui risultati verrebbero annullati in caso di vittoria di un partito o un movimento che non soddisfa l'America?

In altre parole, cosa succederebbe se il movimento di Hamas entrasse nelle elezioni anticipate, le vincesse un'altra volta e in qualità di vincitore decidesse la formazione di un governo? L'America e i governi arabi suoi alleati riconoscerebbero questo governo e toglierebbero l'assedio contro il popolo palestinese? La risposta è sicuramente no. Dunque, il governo americano si oppone alla caduta del governo Sinora in Libano poiché è un governo eletto - e lo è davvero - però appoggia la caduta del governo Hamas, anch'esso eletto, ma la cosa più pericolosa è che affama più di quattro milioni di persone per punirle per aver eletto Hamas. Che ipocrisia è mai questa?

Abbas scommette, con il suo prevedibile invito alle elezioni anticipate, su una sconfitta del movimento Hamas e la vittoria dell'alleanza condotta da Fatah con la maggioranza dei seggi al parlamento, cosa che soddisferebbe gli Usa e i governi europei elargitori degli aiuti e che aprirebbe una via d'uscita alla crisi attuale, la cui conclusione sarebbe la fine del blocco economico sul popolo palestinese.

Nessuno si oppone a questo scenario - il movimento Fatah è un movimento patriottico che ha dato migliaia di martiri - a condizione che queste elezioni si svolgano in circostanze normali, cioè che non arrivino dopo un blocco economico durato nove mesi durante i quali gli impiegati non hanno ottenuto il loro salari. Perchè l'impiegato affamato, che non può portare a casa il pane per la sua famiglia e il latte per i suoi bambini, voterà col suo stomaco vuoto e non con la sua testa o secondo le sue convinzioni politiche e le ambizioni per il proprio paese.

Purtroppo questa escalation di Abbas e del suo entourage arriva in un momento in cui il blocco economico ha cominciato a sfaldarsi e si riflette in modo negativo sulle nazioni stesse che lo hanno decretato o che ne sono responsabili, che siano arabe o no. Cominciano ad alzarsi voci violentemente critiche rivolte ad Israele e all'amministrazione americana per l'aver ignorato i diritti del popolo palestinese e per la lentezza nel trovare soluzioni alla questione. Queste voci sono rappresentate con chiarezza dal rapporto di studio sulla situazione irachena, diretta da James Baker ex-ministro degli esteri americano, il quale dice che esiste un legame tra la soluzione in Iraq e quella in Palestina, e dall'ex-presidente americano Jimmy Carter che ha accusato Israele di esercitare una politica di apartheid contro i Palestinesi nei territori occupati.

Il mondo ha iniziato a riconoscere la democrazia palestinese e i suoi risultati e si sta muovendo per premere sul governo ebraico affinché fermi la carneficina contro il popolo palestinese e risponda alle decisioni e alle iniziative di pace internazionali. Questo spiega il nuovo viaggio che il premier britannico Tony Blair ha deciso di intraprendere nella regione con il sostegno dell'amministrazione americana.

Questa nuova e improvvisa iniziativa per tentare di trovare una soluzione alla questione palestinese si è presentata per via della salda convinzione che il pericolo del terrorismo, che attualmente minaccia il mondo occidentale, è dovuto all'oppressione esistente sul popolo palestinese, all'aver permesso agli Israeliani di ucciderlo, di affamarlo, di boicottarlo, di espropriarlo delle sue terre, di tagliare i suoi alberi, di umiliarlo biecamente nei posti blocco e nei valichi.

Abbas e il suo entourage pianificano, intenzionalmente o meno, l'esplosione della situazione, la frammentazione dell'unità nazionale e del fronte interno palestinese. Ciò comporta l'alleggerimento delle pressioni sugli Israeliani, trasferendole sul lato palestinese, facendo quindi apparire i Palestinesi come gente incapace e irresponsabile, che non si merita né una nazione né di decidere il proprio destino.

Qual è il significato della resurrezione del comitato esecutivo nell'Olp dopo che questo è morto e sepolto, dopo il congelamento della sua organizzazione principale (l'Olp stessa) per mano di Abbas, che ha fatto dell'Autorità Nazionale che presiede il riferimento alternativo del popolo palestinese?

Il comitato esecutivo - che si è espresso a favore dello svolgimento delle elezioni anticipate - non ha nessun valore legale, la sua competenza si è esaurita da cinque anni almeno e i gruppi che lo rappresentavano si sono per la maggior parte estinti, non ha presenza nella realtà dell'agone politico, non è neppure rappresentato in parlamento perché non ha ottenuto alcun seggio. A questo si aggiunge che metà dei suoi membri sono morti, la metà rimasta è in pensione da anni e alcuni di loro sono entrati in fase di rimbambimento senile.

Il popolo palestinese è troppo intelligente per essere ingannato da queste bugie ed ha raggiunto un alto grado di consapevolezza. Ha dato migliaia di martiri, feriti e decine di migliaia di imprigionati, fino a rendersi davvero conto che i referenti attuali non sono legittimi, che appartengono al tempo della guerra fredda, se non alla preistoria.

Il governo attuale è un governo eletto, è frutto di elezioni libere che tutto il mondo ha riconosciuto per la loro imparzialità, Abbas deve rispettare la scelta del popolo palestinese e deve stare al fianco di questo governo appoggiandolo e sostenendolo, si deve opporre a tutte le pressioni americane e israeliane e anche quelle arabe che vogliono farlo cadere con il blocco economico e con la fame.

Non vogliamo un'altra Algeria in Palestina, perché Abbas non è Khaled Nizar e le sue forze di sicurezza non sono l'esercito algerino, così come il movimento Hamas non è il Fronte di Salvezza Islamico, ma un movimento di resistenza che vuole la liberazione della terra e la restituzione dei diritti usurpati.

Il colpo di stato militare algerino sui risultati delle urne ha portato ad una guerra civile che è durata anni, ha portato alla morte di centomila cittadini innocenti, alla distruzione economica e all'affondamento della nazione nei debiti. E qualsiasi rovesciamento della democrazia palestinese porterà a qualcosa di ancora più pericoloso perché la Palestina è occupata e i diritti della sua gente sono calpestati.

Ci rendiamo bene conto che la comparazione è inappropriata e che ci sono grandi differenze fra l'Algeria e la Palestina , però il comune denominatore potrebbe essere nei risultati, cioè nelle distruzioni, negli assassini, nella guerra civile, nelle perdite umane conseguenti alla sospensione della scelta democratica popolare.

Sì alle elezioni, ma negli appuntamenti normalmente convenuti e dopo la fine del blocco economico sulla popolazione, dopo il ritiro delle forze israeliane dalle zone del governo autonomo e dopo la ricostruzione dell'Olp su basi seriamente razionali, fino a comprendere Hamas, Jihad e tutti gruppi parlamentari nuovi a seconda del loro peso politico. L'elezione di un comitato esecutivo rispecchia la realtà delle forze in campo, ma indire qualsiasi elezione prima di aver realizzato tutte queste condizioni, significherebbe la guerra civile, una guerra fra Palestinesi che non serve se non a Israele e ai neo-conservatori suoi alleati a Washington.

di Abd al-Bari Atwan
Traduzione per Megachip di Claudia La Barbera
da Al-Quds alArabi

di Abd al-Bari Atwan – da Al-Quds alArabi - Traduzione per Megachip di Claudia La Barbera