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Liberal? No, grazie. Meglio la comunità

di Paolo Conforto - 03/01/2007

 

Storicamente, siamo stati abituati a pensare alle categorie politiche in termini di destra, centro e sinistra, che per gran parte del periodo che va dalla seconda guerra mondiale fino ai nostri giorni, pur nella loro genericità e vaghezza, hanno indicato delle aree caratterizzate da un immaginario collettivo e da un insieme di valori sufficientemente disgiunti. L'autoimplosione del comunismo internazionale e la conseguente vittoria dei modelli sociali ed economici occidentali di stampo anglosassone, accompagnati, soprattutto in Italia, dall'eliminazione (almeno fino ad ora, ma grandi manovre si prospettano all'orizzonte) del centro come soggetto politico a se stante, ha creato un bipolarismo (come per esempio tra laburisti e conservatori, tra progressisti e moderati, tra liberaldemocratici e socialdemocratici) in cui le differenze tra gli opposti schieramenti tendono sempre più ad assottigliarsi. Sembra che tutti oggi (sia a destra che a sinistra) si professino liberali, e che anzi la professione di liberalismo sia oggi una condizione imprescindibile di legittimazione politica al di fuori della quale nulla possa essere espresso.

Ad un'analisi più attenta ciò non risulta completamente vero e da un bipolarismo spesso non troppo bipolare, se ne sta generando un altro, caratterizzato da tratti più diversificati: quello tra liberal e comunitari. Va da se che definire in poche righe quali siano le differenze tra questi nuovi poli risulta particolarmente difficile e rischia di trasformarsi, mutatis mutandis, in uno di quei giochi che si possono trovare d'estate su alcune riviste in cui si fa la lista di quello che è destra e quello che è di sinistra (tipo: fare il bagno è di destra mentre fare la doccia è di sinistra). Penso che comunque sia utile correre tale rischio e provare a tratteggiare alcuni caratteri generali.

Con il termine liberal ci si riferisce alla tradizione liberale anglosassone (in larga parte diversa da quella continentale europea in cui il pensiero liberale si legò al nazionalismo, al patriottismo risorgimentale e al conservatorismo) in cui il liberalismo si fonde con idee progressiste, laburiste e democratiche di sinistra fino ad arrivare all'inclusione di principi comunisti. Il carattere saliente della concezione liberal è il totale rifiuto dei legami tra gli uomini, siano essi sociali, territoriali, familiari o tradizionali. Questo si materializza nell'esaltazione, da una parte, dell'individualismo e, dall'altra, dell'internazionalismo e quindi nella creazione di un individuo "cittadino del mondo" con la conseguente mortificazione dell'idea di Patria e di confini nazionali. La società liberal esiste solo in virtù di un contratto, stipulato tra gli individui esclusivamente per perseguire una comune utilità, un comune interesse a stare insieme. Tale società discende ed è dominata dall'idea che il libero mercato sia valore primario. Ma partendo ancor più da lontano, l'idea originaria è quella generica di libertà. Una libertà basata solo sul concetto di diritti dell'individuo e non sull'idea di coppia diritti/doveri che arginando il concetto di libertà assoluta con quello di autorità la renda compatibile con la libertà altrui.

Il comunitarismo, a differenza di quanto succede sul versante liberal, non è strutturato (ancora) come un movimento vero e proprio. Esiste un dibattito culturale che tende a produrre una teoria intellettuale a cui si affianca, però, un comune sentire, una sorta di cromosoma della comunità che fa parte del DNA dei popoli. Se da una parte il cosiddetto comunitarismo freddo, nato e sviluppatosi negli Stati Uniti negli ultimi anni, si caratterizza maggiormente come fenomeno culturale, il comunitarismo caldo, tipicamente europeo (mittleuropeo e mediterraneo), di stampo umanistico e spiritualista, nasce prima come sensibilità comunitaria diffusa e spontanea e poi si struttura come teoria intellettuale. Concentrando la nostra attenzione su quest'ultimo, si può rilevare che l'idea portante è che i legami tra gli uomini esistano a prescindere dall'utilità che da questi ne può conseguire. Comunità è un gruppo di uomini che dividono una stessa origine e camminano verso uno stesso destino. Il comunitario assegna valore primario a legami sociali, familiari, religiosi, e nazionali. Tali legami, a differenza di quanto accade nella concezione liberal, non sono assolutamente sentiti come dei vincoli e delle catene, ma al contrario come quelle trama che ci sostiene e all'interno della quale la nostra vita ha un senso. Si pensi solo, restando nel piccolo della nostra esperienza quotidiana, alla tendenza innata a costruirsi una famiglia, all'esigenza di sentirsi parte di un gruppo di amici ecc.. E procedendo a cerchi concentrici, intessendo legami sempre più vasti, si arriva alla comunità nazionale e quindi alla Patria. Da qui l'importanza che il comunitario assegna al comune sentire, ai riti, alle usanze e costumi di un popolo.