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Come produrre un terrorista

di Miguel Martinez - 10/01/2007

Come produrre un terrorista

Trent'anni di carcere, lunedì scorso, all'uomo che voleva far saltare in aria la metropolitana e i ponti di New York e uccidere Bill Gates.

Il mondo è dunque ancora una volta salvo, dicono.

L'iperterrorista condannato si chiama Shahawar Matin Siraj.

24 anni, di origine pakistana, in realtà non ha mai avuto in mano esplosivi di alcun tipo, non ha mai fatto parte di alcuna organizzazione e non si è mai occupato di politica.

Lavorava beatamente presso una libreria islamica a Brooklyn. Uno di quei luoghi che sanno di incenso e misk, dove puoi trovare vite del Profeta, foglietti con gli orari della preghiera e opuscoli per bambini che mescolano sentimentalismo, ingenuità grafica e verità apodittiche.

Un giorno entra nella libreria un certo Osama Eldawoody, cinquantenne, che attacca discorso e parla a Siraj, in lurido dettaglio, degli abusi sessuali commessi dai soldati americani in Iraq.

Poi spiega a Siraj l'esistenza di una fatwa che permetterebbe l'uccisione di militari e poliziotti americani.

Osama sussurra al ragazzo dell'esistenza di una misteriosa "Fratellanza", pronta ad aiutare chi volesse compiere attentati contro obiettivi americani.

Giorno dopo giorno, Siraj si lascia coinvolgere, ed Eldawoody riesce a mandarlo a fare un giro d'ispezione sulla metropolitana, per cercare il luogo più adatto a un attentato.

In pratica, Siraj compra un biglietto della metropolitana, prende la scala mobile, si guarda attorno e torna su.

Altro, di concreto, Siraj non farà.

E perché è stato condannato Siraj e non Osama Eldawoody?

Semplice.

Eldawoody, il reclutatore e produttore di terroristi, era un informatore della polizia. E girava con addosso un microfono nascosto, per registrare tutte le invettive che riusciva a far dire a Siraj, raccontandogli delle torture compiute dagli americani ad Abu Ghraib.