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Il Foglio: un equivoco o un abuso?

di Franco Cardini - 12/01/2007

Cari Amici,

chi mi conosce sa bene quan to io sia tollerante e comprensivo. Tuttavia vi sono cose che non tollero: la prima di esse è che si mettano in dubbio il mio coraggio civico e la mia onestà intelllettuale.

Sapete bene quanto sia ingiustificato e ingiusto dubitare dell'uno e dell'altra: l'ho dimostrato più volte nei miei libri, sui giornali e in TV. Tutte le volte che ho potuto: e un'imponente documentazione lo dimostra.

Ora, Luigi De Anna mi passa un documento che metterebbe in dubbio la mia coerenza. Si tratta di un appello promosso da "Il Foglio" nell'aprile 2006 contro la pericolosità internazionale della Repubblica Islamica dell'Iran: io figuro tra i firmatari, insieme peraltro a studiosi illustri e cari amici, come Massimo Cacciari.

Naturalmente, si tratta di un equivoco (spero non di un volontario abuso di quel quotidiano). In effetti, in seguito a un discorso del presidente Ahmedinejad che - sommariamante tradotto e diffuso dai "media" occidentali - aveva l'aspetto di un appello alla distruzione d'Israele, "Il Foglio" promosse una campagna pro-Israele costituita da un appello e da una manifestazione.

Mi fu chiesto esplicitamente, come ad altri, di firmare l'appello. Risposi al Direttore Ferrara che accettavo "toto corde" di schierarmi per la difesa al diritto di esistere d'Israele (un fatto che ormai non dovrebbe più nemmeno esser oggetto di dubbi e di discussioni), che peraltro sarà possibile solo in un contesto di rinnovata e ritrovata giusta pace in tutto il Medio Oriente. Ma aggiunsi che non condividevo affatto il giudizio espresso dall'appello per quanto concerneva il carattere e la natura della Repubblica islamica dell'Iran.

Sono un pessimo archivista di me stesso, sia per il cartaceo sia per l'informatico, ma ho eccellente memoria e ricordo bene che un "paginone" de "Il Foglio" rendeva conto delle varie risposte al suo appello ed evidenziava la mia riserva. Evidentemente, a parte, l'appello era riprodotto nel suo testo integro e la mia firma vi compariva in calce priva di asterischi o di altri segnali che ne evidenziassero il carattere condizionato.

Voglio credere che la scorretezza non sia stata intenzionale. Ad ogni modo, quel che penso della Repubblica Islamica dell'Iran, dell'ingiustizia del trattamento che la comunità internazionale le sta riservando e del modo assurdo nel quale si pone oggi il problema del nucleare, è testimoniato in molti miei scritti (anche il Santo Padre, nel suo messaggio di Capodanno, ha ricordato che l'originario impegno internazionale era per il disarmo atomico generale: non per la folle ingiustizia della "non-proliferazione"); così come è un fatto che la "minaccia nucleare iraniana" a tutt'oggi non esiste (e, anche se il governo iraniano fosse intenzionato a tradurla in realtà, gli sarebbero necessari alcuni anni), laddove l'Iran è letteralmente circondato da potenze nucleari ostili (Pakistan, Israele, missili nucleari dalla basi USA in Turchia).

Quanto alle minacce di Ahmedinejad contro Israele, ho più volte affermato - anche sulla base dell'originale in farsì delle sue dichiarazioni, che ho potuto controllare con amici iranisti - che egli ha dichiarato, anche in termini duri e ostili, che sono lontano dal condividere - non già che sia necessario distruggere Israele (e tanto meno gli Israeliani), ma che Israele non potrà sopravvivere se non muterà profondamente il proprio assetto istituzionale e non troverà un'equilibrata forma di convivenza con il circostante mondo arabo, anzitutto consentendo a un'autentica libertà e autonomia della comunità palestinese.

Il discorso del presidente iraniano potrà apparire incoerente e strumentale, forse perfino ipocrita: ma non è lecito attribuirgli parole e intenzioni che non siano le sue, correttamente analizzate e interpretate. L'immagine di un Ahmedinejad che auspica la distruzione apocalittica d'Israele è politicamente ridicola e moralmente infame: l'ho dichiarato anche in TV, ad esempio in una prasmissione di "Canale 10" (Firenze) in novembre: il direttore di tale emittente, il noto giornalista Umberto Cecchi (ex parlamentare di Forza Italia), non avrà difficoltà a confermarlo. Quanto al mio pensiero sulla Repubblica Islamica dell'Iran, l'ho espresso nella mia prefazione all'edizione italiana del libro dell'Imam Khomeini.

Non so quali pubbliche affermazioni improntate a libertà e indipendenza di giudizio come quelle or ora citate siano state ultimamente formulate da cari amici che, dalle loro comode cattedre universitarie site in civilissimi ma decentrati paesi europei, mi chiedono severamente conto del mio coraggio e della mia coerenza.