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Evviva le pecore nere!

di Pierluigi Paoletti - 12/01/2007



L’importante non è quello che trovi alla fine della corsa,
l’importante è quello che provi mentre corri.
( dal film La notte prima degli esami)

La caratteristica di questo momento storico è il cambiamento costante e repentino del modo di vivere, dello stile di vita, del lavoro, delle relazioni tra persone. Quello che solo pochi mesi fa era considerato un punto fermo, ora è messo in discussione e noi tutti siamo sottoposti ad un continuo stress per accettare, metabolizzare, affrontare questa enorme serie di cambiamenti che abbracciano tutti gli aspetti del nostro vivere.

Se ci pensiamo bene, di cambiamenti il nostro mondo ne ha visti in continuazione, anche radicali come quello che portò nell’età della pietra la scoperta del fuoco o della ruota o il passaggio dalla civiltà contadina all’era industriale. Nel passato comunque ogni novità importante richiedeva del tempo e poteva essere metabolizzato, digerito senza troppi traumi dalle persone.

Oggi invece quello che colpisce è la velocità del cambiamento e la sua costante accelerazione. Rispetto alla vita e alle esperienze dei nostri genitori, la nostra generazione di quaranta-cinquantenni ha vissuto cambiamenti enormi, ha vissuto il boom economico degli anni ’60, le aspre lotte sindacali e politiche degli anni ’70, lo yuppismo degli anni ’80 e la globalizzazione degli anni ’90. Ha visto l’ascesa e la caduta di tiranni ed ha assistito alla disintegrazione del blocco sovietico, alla caduta del muro di Berlino e alla nascita di una Europa unita.

L’undici settembre 2001 ha segnato un’accelerazione con le guerre contro il terrorismo, la (ri)nascita dello scontro di civiltà, la prossima fine dell’era petrolifera, il repentino cambio climatico. Le nostre vite sono stravolte dal precariato lavorativo, professionale e personale con unioni che riflettendo il cambiamento in atto ci impongono momenti di solitudine profonda alternati a momenti di unione con un’altra persona, in alcuni casi del nostro stesso sesso.

Tutte esperienze che ci fanno sentire come essere dentro la centrifuga di una lavatrice impazzita.
Come se non bastasse, vengono a galla verità nascoste su come i potentati economici, politici hanno diretto, quasi sempre con modalità criminose ed assassine, gli eventi della nostra storia recente. Insomma, ogni cosa non sta più al proprio posto ed il nostro essere è costantemente impegnato in un’opera di riclassificazione, ricodifica di tutta questa serie immensa di nuove informazioni per trovare nuovi e più stabili equilibri.

Il rischio che noi tutti corriamo e quello di non riuscire più a processare tutta questa massa di cambiamenti ed integrarli nelle nostre esistenze. Una destabilizzazione continua che può portare ad un tilt emotivo, consapevole o inconscio, che spiega alcuni casi limite ed episodi di “lucida follia” di cui la nostra cronaca nera è piena.

Altra possibilità è quella, tipica di chi è abituato a manipolare le altre persone, di forzare la mano agli eventi cercando di imporre il proprio volere.
Un altro atteggiamento possibile è il rifiuto di tutto quello che è nuovo e l’ostinazione a continuare la vita di sempre facendo finta che tutti questi cambiamenti non ci appartengano, facendoci rimandare, temporaneamente, il momento inevitabile del confronto. Ogni approccio al cambiamento appena descritto porta inevitabilmente ad un epilogo traumatico e in alcuni casi devastante per chi li mette in pratica: scontento, depressione, pazzia, distruzione, annientamento.

Il cambiamento infatti, è qualcosa che non si può fermare, piegare, manipolare. Il cambiamento semplicemente “è” e l’unica cosa che è possibile fare è capirlo, integrarlo nel nostro essere e assecondarlo, solo così è possibile affrontarlo senza traumi.

La cosa interessante è che quegli atteggiamenti possono essere adottati sia dalle persone che dalle istituzioni politico-economiche e religiose.

L’amministrazione americana ed i potentati economici, affrontano il cambiamento, cercando di piegarlo al proprio volere con metodi ormai inadeguati e obsoleti ed il risultato è quella “lucida follia”, che ricorda tanto i metodi di un tiranno tedesco del passato con ridicoli baffetti, mentre i governi che assecondano il loro disegno, ricordano i metodi di un tiranno italiano calvo e ben piazzato con le mani sui fianchi che scimmiottava goffamente quello tedesco.

Il risultato è una serie di orrori e atrocità globalizzate condite da patetici discorsi intrisi di retorica e propaganda. Il risultato è una serie di “rilanci”, come le nuove truppe in Iraq o gli attacchi alla Somalia.

Il risultato è tutta quella serie di azioni tese all’accaparramento delle risorse come il petrolio, l’acqua, le materie prime, il denaro e lo sfruttamento umano.

Dal canto loro le istituzioni religiose, dimenticati anche i più elementari fondamenti di perdono, uguaglianza e libertà, avallano questi misfatti e rifiutano il cambiamento, continuando ostinatamente a lanciare moniti ed anatemi non riconoscendo che l’uomo di oggi si è evoluto e non è più disposto a vivere l’inferno con la promessa del paradiso in un’altra vita. La pace ed il paradiso l’uomo moderno li vuole creare subito, oggi, in questa terra e se ci pensiamo bene non era poi tanto lontano da quello che diceva 2000 anni fa un certo Yesuha Ben Joseph.

Il risultato di questa miopia e di questo rifiuto al cambiamento sarà l’inevitabile, traumatica, disfatta di questi residui, anacronistici, zombie provenienti dal passato che non vogliono lasciare i loro privilegi.

Se invece come uomini e come istituzioni si accettano i cambiamenti in atto, allora si potrà sperimentare una leggerezza e forse anche una gioia di vivere, mai sperimentata. Il segreto è eliminare ogni possibile attrito che si oppone al cambiamento. Per questo è necessario capire in profondità il momento attuale agendo come parte attiva, analizzando le notizie, filtrandole dalle menzogne della propaganda, per capire ciò che gli eventi cercano di dirci.
Fate conto di partecipare ad una caccia al tesoro un po’ complicata dove gli indizi sono mascherati e non si sa dove si potrà trovare il tesoro.

Allora cerchiamo insieme di capirci qualcosa.

Sappiamo ad esempio, che più prima che poi il petrolio sarà destinato a finire. Quindi l’atteggiamento giusto è quello di assecondare questo cambiamento adottando energia prodotta da fonti rinnovabili ed infinite come il solare, l’eolico, la fusione fredda ecc.

L’atteggiamento sbagliato è continuare come se niente fosse a sfruttare quella energia, magari cercare di farne scorta. Questo crea attrito e rimanda il problema, ma non lo risolve anzi rischia di farlo diventare irrisolvibile e pericoloso perché quando questa fonte di energia finirà, saremo impreparati e la nostra civiltà collasserà su se stessa.

E non si può cercare di scaricare il barile (per l'appunto!) dicendo che noi non possiamo fare niente, perché intanto si possono adottare nella nostra vita piccoli accorgimenti che ci abituano ad affrontare questa modificazione, come comprare macchine di piccola cilindrata con impianti a metano o gpl, mettere dei pannelli solari per la produzione dell’acqua calda ecc.

Sappiamo anche i mutamenti climatici avranno come conseguenza, tra pochi anni e non decenni, la diminuzione della disponibilità di acqua, allora perché non tornare a recuperare l’acqua piovana, a non consumare le costose acque minerali a favore “dell’acqua del sindaco” ovvero quella del rubinetto, ma soprattutto farsi sentire quando ci si trova di fronte alla privatizzazione dell’acqua. Proprio domani parte la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare contro la privatizzazione di un bene come l’acqua (maggiori info su http://www.acquabenecomune.org/ )

I mutamenti climatici rischiano di cambiare i nostri territori? Allora cerchiamo di saperne di più su quali potranno essere le conseguenze e per prima cosa non costruiamo vicino alle coste e cominciamo ad utilizzare dissalatori alimentati dal fotovoltaico come sta accadendo in Toscana sull’isola di Giannutri (http://www.primapagina.regione.toscana.it/index.php?codice=15887&sott_c=104) e magari cominciamo piantare della vegetazione e degli alberi più resistenti all’aumento della temperatura. Possiamo adottare sistemi di coltivazione e colture che necessitano di poca acqua come intelligentemente stanno facendo gli agricoltori inglesi (http://www.ecoblog.it/post/2553/guadagnare-dai-cambiamenti-climatici).

E al commissario europeo che risponde agli agricoltori che si lamentano dei loro scarsi redditi di farsi un secondo lavoro (http://www.cia.it/cia/svl/documentiRead?doc_id=14431&tpl_id=7), invece di mandarla (è una donna) a quel bellissimo paese dove non splende (quasi mai) il sole, si potrebbe mettere in atto il nostro progetto (http://www.centrofondi.it/articoli/sapore_cuore_progetto.htm

E ancora, soffriamo di mancanza cronica di contante? Allora informiamoci e dopo aver capito che è una delle tante conseguenze della truffa legata all’emissione del denaro, costruiamoci o aderiamo ad una moneta complementare che porti ricchezza e abbondanza a tutti e non depressione, povertà e inferno come sta facendo questa moneta legata al debito.

Lo sanno i nostri amici di Roma che adottano gli Ecoroma (www.ecoroma.org ) o gli amici di Napoli che invece hanno adottato il simpatico Sconto che cammina (http://www.loscontochecammina.135.it/).

E alle istituzioni ricordiamo, con questa petizione alla GDF di controllare se nei bilanci della banca d’italia non si siano per caso verificate irregolarità che configurerebbero ai nostri danni la più colossale truffa contabile (http://letterapertallagdf.blog.tiscali.it/rn3046781/)

Quello che vogliamo trasmettervi con questo report è che basta solo un piccolo sforzo per non farsi prendere dallo sconforto o dalla depressione, ma cominciare ad assecondare i prossimi cambiamenti e lasciare quel ruolo passivo che abbiamo interpretato fino ad oggi. Ricordatevi anche che il detto: chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quello lascia, ma non sa quello che trova è stato scritto e tramandato solo da chi voleva che continuassimo a vivere nello squallore del gregge, indebitati e depressi. Quindi finalmente lasciateci dire:
evviva le pecore nere!