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Hillary vuole la casa bianca

di Bianca Cerri - 22/01/2007

 

Chi pensava che le campagne elettorali americane avessero toccato il fondo, aspetti di vedere cosa accadrà l’anno prossimo, quando Hillary Clinton darà l’assalto alla Casa Bianca e non baderà a spese pur di aggiudicarsi il tanto agognato traguardo. L’ex-first lady, che passa da pacifista a guerrafondaia a seconda dei luoghi dove tiene i suoi comizi, conta soprattutto sul supporto delle donne e di quella parte dell’elettorato rimasto fedele ai Clinton. Quando il gioco si fa duro, cambia velocemente la maschera di abortista con quella di anti-abortista per schierarsi a fianco dei cosiddetti gruppi pro-life, i cui voti possono sempre servire. Ma chi finanzierà la corsa alla Casa Bianca di Hillary, a parte Rupert Murdoch, che le ha già fornito generosi aiuti economici? Probabilmente le grandi lobbies e i gruppi finanziari ebraici, ad iniziare dalla ING Holland, appartenente ad un tal Louis Sussman, da sempre nell’orbita dei Democratici USA.

Ing Holland, le cui attività sono svariate, opera anche in Italia, dove è presente con il famoso “Conto Arancio”. Che tra Hillary e Israele i rapporti fossero idilliaci lo avevamo capito dalle foto che ritraggono l’ex-first-lady in pose dolenti appoggiata al muro costruito per tenere lontani i palestinesi, scattate proprio in prossimità di Nu’man, dove circa 200 palestinesi vivono da 38 anni in una specie di limbo isolato dal mondo.

Ma basterà il filo-sionismo di Clinton a coprire la cronica malafede, il discutibile passato e la patologica indifferenza verso le classi deboli che la caratterizzano? Il popolo americano si è un po’ stufato di presidenti provenienti da un ristretto gruppo di famiglie dai trascorsi non proprio adamantini. A sentire Hillary, tuttavia, le possibilità che sia proprio lei a diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti d’America ci sono. Se il mago Houdini fosse ancora in vita, è probabile che si sarebbe inchinato davanti al trasformismo della signora Clinton che continua a definirsi una pacifista pur avendo apposto la propria firma alle leggi che prevedevano l’innalzamento delle spese militari e accettato donazioni da parte dei produttori d’armi.

I maligni borbottano: preferivamo Rudy Giuliani. Il quale Giuliani, come si sa, ha spesso incontrato Hillary. Entrambi con indosso l’abito della domenica, si sono scambiati sguardi di fuoco. In circostanze diverse forse sarebbero diventati i migliori amici del mondo. Nonostante le simpatie repubblicane dell’ex-sindaco di New York, i due personaggi sembrano nati per intendersi. Entrambi amano il potere sopra ogni altra cosa ed hanno studiato da presidente. La pelle diafana di Hillary contrasta piacevolmente con l’abbronzatura artificiale di Giuliani; e se la prima ha sofferto per i tradimenti del marito fedifrago, al secondo non è andata molto meglio. Ma quello che veramente li unisce è il passato. Citiamo in ordine sparso: lui deve ancora rendere conto dell’omicidio Djallo, dei viaggi pagati dagli sponsors in cambio di favori politici e dello scandalo che travolse la sanità di New York. Quanto agli scheletri nell’armadio di lei, sarebbe complicato elencarli tutti. Tra i tanti, ci limiteremo a ricordare la misteriosa morte di Vincent Foster, avvocato della famiglia Clinton per lunghi anni.

Quando Vince Foster decise di mettere una drastica fine alla propria esistenza, almeno secondo la versione ufficiale, Hillary spedì in fretta e furia la propria segretaria particolare Margaret Williams a far sparire tutti gli incartamenti custoditi nell’ufficio di Foster che avrebbero potuto far affiorare imbarazzanti verità. Gli scatoloni vennero nascosti in uno sgabbuzzino della Casa Bianca e solo Hillary ebbe modo di visionarli.

Anni dopo, i giudici che indagavano sulla fine di Foster riuscirono ad entrare in possesso di 54 fogli su oltre mille, tutti gli altri erano scomparsi. Restavano ben visibili invece le impronte di Hillary Clinton sui ciascuno di quei 54 fogli. Chiamata a testimoniare in tribunale, la first lady affermò di non sapere nulla degli affari di Foster, pur essendo stata sua socia in affari per molti anni e pur avendo fatto da tramite tra l’avvocato e la Casa Bianca in numerose occasioni. Dell’hard disk prelevato dal computer di Foster non si sono più avute notizie.

Se vuole fare il presidente, forse le converrà far sparire le foto che la ritraggono assieme a personaggi poi finiti nei guai con la legge per traffico di droga, altro faux pas del suo ingarbugliato passato. E gli articoli che la descrivono come una donna capace di ingannare la legge e l’elettorato offrendo di sé un’immagine che non corrisponde alla realtà. Quanto all’elettorato femminile, le ha spesso rimproverato di essersi fatta mettere i piedi in testa da un marito spudoratamente e donnaiolo pur di restare aggrappata al potere. Ma lei insiste che gli ostacoli non la spaventano e che riuscirà a diventare presidente. . Come ebbe a dire anni fa: “Ho ampiamente dimostrato che non ero tagliata per stare a casa a fare biscotti, so gestire il potere esattamente come un uomo”. Appunto.