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Evo Morales un anno dopo

di Alessandro Grandi - 23/01/2007

Evo Morales ad un anno dall'inizio del suo lavoro alla presidenza della Bolivia
 A un anno dalla sua elezione, Evo Morales se la deve vedere con gli strascichi della grave situazione sociale che si è verificata a Cochabamba. Ma per il leader cocalero, e per il suo governo, è stato un anno di successi nazionali e internazionali. Parola di Banca Mondiale.
 
Un anno dopo. Il 22 gennaio 2006 Evo Morales prese possesso ufficialmente della poltrona presidenziale. Per gli indios boliviani (Morales è un aymara), ma anche per tutti quelli dell’America Latina, era arrivato il momento della riscossa e la popolazione che impazziva per il leader cocalero prestato alla politica pensava che per la povertà, le discriminazioni, l’oppressione e la corruzione da quel momento, in Bolivia, non c’era più spazio. Nell’anno passato a governare, però, Morales si è trovato di fronte a situazioni difficili da gestire e ad una valanga di critiche arrivate non solo dell’opposizione. Infatti, in Bolivia, in molti credono che lo strapotere del sindacato dei lavoratori della coca abbia canalizzato le decisioni presidenziali a scapito di altre, magari più importanti e utili. Va a proposito ricordato che nel 2006, il presidente cocalero, portò all’interno dell’Assemblea delle Nazioni Unite una fogliolina di coca e iniziò a raccontarne i benefici medici e l’utilizzo tradizionale delle popolazioni andine, pur confermando che da quell’innocente fogliolina, si poteva arrivare (dopo vari passaggi chimici) alla produzione di cocaina, che non è cosa buona e giusta nemmeno in Bolivia (uno dei maggiori produttori al mondo di polverina bianca). Nonostante tutto il primo anno di Morales sembra essere ottimo. Il presidente é riuscito in un solo anno a fare ciò che i suoi predecessori non erano riusciti a fare in decenni. Agli impiegati del settore sanitario nazionale, ad esempio, ha aumentato gli stipendi del 5/7 percento, ai giovani da 0 a 21 anni ha garantito il servizio sanitario gratuito e a circa un milione e duecentomila bambini boliviani ha garantito un sussidio di 200 pesos boliviani per ogni anno scolastico fino ai 10 anni. Ha dato molta importanza al settore scolastico, l’indio presidente, e non ha mai nascosto uno degli obiettivi principali del suo governo: azzerare l’analfabetismo entro il 2008. E con l’operazione “Yo si puedo” pare ci stia riuscendo. Misure che hanno fatto decidere la Banca Mondiale a decretare la Bolivia come uno degli stati più trasparenti dell’intera area latinoamericana.
 
Un anno un po’ più ricco. “E’ un giorno storico per il nostro Paese” ha detto Morales quando ha nazionalizzato, come promesso in campagna elettorale, l’industria degli idrocarburi e mettendo (definitivamente?) la parola fine allo sfruttamento delle riserve boliviane da parte delle multinazionali straniere. Quello della nazionalizzazione dell’industria del gas e del petrolio (decreto 28701) è sempre stato un argomento importante per il nuovo corso politico pensato da Morales. Sarà la Ypfb (il Yacimientos Petroliferos Fiscales Bolivianos) ad occuparsi di tutto. Cosa è cambiato rispetto a prima? Che la Bolivia percepirà l’82 percento degli utili del settore mentre le aziende straniere si dovranno accontentare del rimanente 18 percento: prima dell’avvento di Morales avveniva il contrario. Tradotto in moneta sonante gli introiti del settore sono passati da 300 a 1500 milioni di dollari in un solo anno. Inimmaginabile nei governi precedenti ai quali veniva mossa come principale accusa quella di essersi svenduti alle multinazionali straniere. Dati impressionanti che hanno fatto concludere la gestione del 2006 con in attivo di circa 3000 milioni di dollari. In quei giorni, la presidenza boliviana fu costretta a inviare i militari davanti ai cancelli delle fabbriche per evitare che si creassero disordini e per far capire alle multinazionali che il decreto non era uno scherzo. E dalla Spagna e dal Brasile (due grandi investitori in Bolivia con Repsol e Petrobras) si levarono reazioni indispettite, che si calmarono, però, molto in fretta. Così è avvenuto anche per la ridistribuzione delle terre. Fra il 2006 e il 2007 almeno 2,5 milioni di persone in Bolivia riceveranno terra da lavorare. Questo è il progetto di Morales, contenuto nella Ley de Reconducción Comunitaria de la Reforma Agraria, che ha già iniziato con la distribuzione di piccoli appezzamenti da coltivare. Qui, però, Morales si è scontrato con la diffidenza dei grandi proprietari terrieri che si sono spaventati per i possibili espropri. Ma di espropri non si è nemmeno parlato, se non per quelle zone a ridosso dei confini boliviani..
 
Corruzione e politica. L’ultimo anno ha visto la Bolivia fare passi da gigante nella lotta alla corruzione. Se nel 2004 il paese campeggiava poco trionfalmente sul podio delle nazioni con più corruzione al mondo, adesso, secondo un rapporto della Transparencia Internacional è al 13° posto. Fra le altre cose, il governo è in procinto di presentare al Congresso Nazionale un progetto di legge per la revisione delle fortune incamerate dagli ex governanti e funzionari pubblici. Progetto di legge che avrebbe carattere retroattivo. Ma è proprio il settore pubblico quello che ha ricevuto i maggiori benefici da quest’anno di esperienza Morales. Dando il buon esempio Evo, si è tagliato lo sptipendio del 50 percento cosicché anche i funzionari si sono visti obbligati a ribassarsi notevolmente il salario
 
Guerra civile. In molti, in Bolivia, pensano che la guerra civile sia molto vicina e le ultime vicende di Cochabamba fanno credere che potrebbe essere proprio così. Da quando Evo Morales ha vinto le elezioni i settori ricchi della società boliviana sono in fermento. A Santa Cruz (una delle province più ricche) più volte nel corso dell’anno si è parlato di secessione. Nel corso del tempo, però, quest’idea bizzarra si è diffusa anche verso altre regioni tanto che anche nei distretti di Tarija, Pando e La Paz, gli imprenditori e le multinazionali legati alla politica pre-Morales, hanno sognato a lungo questa possibilità. Ma il colpo di teatro Morales lo aveva già pronto. Il suo vice, Alvaro Garcia Linera, ha fatto sapere che il il governo ha pronta una proposta che prevede l’istituzione di un referendum popolare (che dovrà essere richiesto almeno dal 25 percento degli iscritti alle liste elettorali e autorizzato dalla Corte elettorale) che possa destituire i governatori, i sindaci e anche il presidente. Infatti la novità risulta essere proprio questa: anche il presidente, se non compie il suo dovere, può essere mandato a casa. “E’ una proposta del presidente Morales che così vuole arricchire il nostro essere ‘istituzionali’ - ha raccontato Garcia Linera – nella nostra voglia di democrazia in concordanza con lo stato di diritto di altre parti del mondo”.
Un anno è poco per fare cambiamenti epocali. Evo Morales, però, è sulla buona strada.