Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Tre motivi per dire no alla base statunitense a Vicenza

Tre motivi per dire no alla base statunitense a Vicenza

di Redazione - 26/01/2007

Fonte: misteriditalia.it

Chi, a proposito dell’ampliamento della base militare americana a Vicenza, continua a parlare di antiamericanismo è in malafede.
Ci sono infatti tre motivi ineccepibili che dovrebbero far dire un secco “no” a tutti.
Eccoli.

Il primo “no” è un “no” di dignità. Il “no” di un Paese che è stufo di essere considerato un Paese a “sovranità limitata”.

Sono trascorsi 62 anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Sapete dove sono alloggiate le basi militari americane già esistenti in Europa? In tre soli Paesi: Germania, Italia e Kosovo. Guarda caso due Paesi che hanno perso la guerra e un terzo dove la guerra della NATO è stata portata con in prima fila i bombardamenti americani.

Perché gli americani non chiedono di costruire basi alla Francia, alla Gran Bretagna, alla Spagna? Perché ne riceverebbero un “no” deciso e senza appello.

C’è poi da considerare una questione di reciprocità. Perché i piloti del Cermis, gli assassini di Calipari, i sequestratori (oltre 20 agenti della CIA) di Abu Omar non sono processabili in Italia, ma le basi possono essere costruite?

Gli americani - come ha fatto sapere ai magistrati di Milano lo spione americano Seldon Lady - non riconoscono la Giustizia italiana. Però ne riconoscono il territorio.

 

Punto secondo. La sicurezza.

L’Italia, sulla base di un referendum, non costruisce centrali nucleari, rinunciando anche ad una minima autonomia energetica. Però consente che nelle basi americane siano custodite (ma fino a che punto in sicurezza?) bombe nucleari.

La popolazione di Vicenza ha diritto di preoccuparsi della propria sicurezza? E allora perché non consentirle di esprimersi?

 

Punto terzo. I costi.

Da anni una leggenda circola tra gli uomini politici italiani, specialmente tra quelli  che certamente non brillano per acume (molti, purtroppo): “Gli americani pagano l’affitto delle basi allo Stato italiano”. Falso. Assolutamente falso.

A riprova che ancora oggi l’Italia è un Paese a “sovranità limitata” c’è un fatto incontrovertibile. Ogni anno l’Italia versa agli Stati Uniti, sotto la voce “difesa comune”, per quanto concerne le “spese di stazionamento” delle basi americane la cifra di 366 milioni di dollari.

Per convincersene basta consultare un documento assolutamente pubblico: lo Statistical compendium on Allied Compensation to the Common Defense”. Alla pagina B-10 c’è la scheda che ci riguarda.

La rivelazione è del quotidiano romano E Polis il quale precisa che tre milioni di dollari sono versati dall’Italia agli Usa cash, ossia in contanti, mentre gli altri 363 milioni arrivano da una serie di facilitazioni che l’Italia concede all’alleato a stelle e strisce. E come se il padrone di casa, oltre ad ospitare l’inquilino, gli girasse anche dei soldi.

Ma c’è di più. Nel caso delle basi americane, il 41% delle spese di stazionamento sono a carico del governo italiano. E ancora: se una base americana chiude, l’Italia deve indennizzare gli americani per le “migliorie” apportate al territorio. E se quella ex base verrà utilizzata dall’Italia nei tre anni successivi all’abbandono americano, un ulteriore indennizzo andrà agli USA.

 

C’è qualcosa di antiamericano in questi tre motivi per dire “no” all’allargamento della base militare americana di Vicenza?