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Venezuela. Golpe in vista, arriva Negroponte

di Siro Asinelli - 02/02/2007

 


Il ministero per le Relazioni Estere venezuelano ha risposto ieri alle provocazioni del direttore generale dell’Agenzia per l’Intelligence e vice segretario di Stato Usa, John Negroponte, definendole “una reale minaccia per la pace e la democrazia”.
“L’America Latina conserva ancora un pessimo ricordo di Negroponte – si legge nel comunicato emesso dal ministero di Caracas - che è stato lo strumento di una politica imperialista e di genocidio in Centroamerica assieme a personaggi come i signori Otto Reich e Luís Posada Carriles, terroristi per cui il Venezuela ha richiesto l’estradizione e che continuano a godere della protezione delle autorità statunitensi”, questi ultimi due sono responsabili di omicidi e attentati contro civili cubani e venezuelani per conto della CIA.
Le precisazioni del governo venezuelano sono giunte in risposta alla presentazione del rapporto annuale sulle presunte minacce attuali e future alla sicurezza degli Stati Uniti. La relazione scritta è stata presentata la settimana scorsa dallo stesso Negroponte nella consueta udienza pubblica di inizio anno di fronte ai membri della Commissione per l’intelligence del Senato statunitense. Nel documento, il vice di Condoleezza Rice - per il quale il presidente George Bush ha appositamente confezionato la nuova Agenzia cui fanno capo tutti gli organi di intelligence Usa, CIA ed FBI compresi - ha attaccato il presidente di Hugo Chávez Frías definendolo “tra i dirigenti antiamericani più stridenti di qualsiasi parte del mondo”.
Negroponte ha illustrato ai senatori repubblicani e democratici le strategie Usa per l’America Latina. Il problema, a tutti evidente, è il nuovo corso preso dal continente sudamericano dopo il ciclo impressionante di elezioni che nel 2006 sono andate a rafforzare le posizioni vicine alla Rivoluzione Bolivariana avviata in Venezuela. La tendenza preoccupa gli Stati Uniti: “Non credo che Chávez possa rappresentare una forza costruttiva per l’America Latina – ha incalzato Negroponte - credo che Paesi come la Bolivia, tra gli altri, siano troppo condizionati da un certo populismo di marca chávista”.
Gli interessi statunitensi nel loro ex ‘cortile di casa’, insomma, risultano essere sotto costante minaccia, anche se il vice della Rice ha sottolineato positivamente la tenuta elettorale dei neo liberisti in Messico, Perú e Colombia. L’amministrazione di quest’ultimo Paese è anzi portata ad esempio di democrazia in stile stelle e strisce: il presidente Álvaro Uribe, compromesso nello scandalo dei legami tra paramilitari e politica, risulta essere il più fedele degli alleati: “È importante continuare ad appoggiare il governo colombiano nei suoi sforzi per controllare il Paese e mettere definitivamente la parola fine alle attività della guerriglia”. Il che può significare tranquillamente che il Congresso, anche per il 2007, potrà continuare ad avallare con il suo voto il famigerato ‘Plan Colombia’ grazie al quale sono state armate ed addestrate le bande di terroristi e narcotrafficanti che hanno insanguinato il Paese con la scusa di combattere la guerriglia del FARC. Situazioni che il vecchio braccio destro dell’amministrazione Reagan per il continente latinoamericano conosce bene.
Il ministro degli Esteri venezuelano, Nicolás Maduro, ha replicato con durezza a Negroponte, ricordando come costui sia stato l’emissario della Casa Bianca in America Latina tra la fine degli anni ’70 e per tutti gli anni ’80. Decisivo fu il suo ruolo in qualità di ambasciatore Usa in Honduras nella feroce guerra sporca di Washington contro i movimenti rivoluzionari centroamericani. “Gli Stati Uniti da una parte inviano messaggi di dialogo e dicono di voler mutare politica – ha sostenuto il ministro venezuelano - dall’altra i loro alti funzionari come Negroponte ci aggrediscono sfacciatamente, continuando a perseguire la condotta imperialista ed interventista tipica degli anni della Guerra Fredda”.
Il capo della diplomazia venezuelana ha infine sottolineato l’attitudine guerrafondaia ed imperialista della “lobby che oggi governa gli Stati Uniti”, la stessa che ha architettato nel 2002 il tentativo, fallito, di riportare il Venezuela nelle mani dell’oligarchia fedele ai dettami neo liberisti di Washington. La stessa che continua a favorire le opposizioni con elargizioni di somme di denaro e che sei mesi fa, proprio su indicazione di Negroponte, ha dato semaforo verde ad una nuova missione CIA a Caracas per alimentare focolai di destabilizzazione anti Chávez.