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Credo nell’Italia e nella sua impossibile resurrezione!

di kiriosomega - 05/02/2007

 

Produrre- consumare- crepare per un’Italia che è divenuta prosseneta di se stessa è il motto imperante in questo mio amato Paese, e, mi spiace asserirlo, essa ed il suo popolo tali sono considerati anche nel mondo così detto civile; perciò, con il massimo rispetto verso i negri, affermo che i negri siamo noi che viviamo questa Nazione, e tali siamo non certo per il colore della pelle.

Il motivo di quest’amaro sfogo è dettato dalla dimostrazione d’oscenità imperante da parte di una società dei consumi sempre più indecorosa e delirante; collettività che ha perso la dignità perché schiava di una “liberazione” che l’ha resa economicamente serva e politicamente dipendente attraverso italici “regnanti” che rappresentano i poteri delle multinazionali estere. Tutto questo ognuno di noi lo sa da tanto tempo, anche le marionette della politica nostrana ne sono edotte, mentre, però, fingono di recitare liberamente a soggetto la loro parte che ancora ammalia i gonzi e incamera i favori dei “manzoniani”. Così, tra potentati e potenti si è creata una nobiltà del portafogli che volto non ha, e che si manifesta con l’arte del vassallaggio verso USA/Israel.

Da noi tutto va male, il Parlamento, l’economia, la sanità, la scuola, la telefonia, il servizio postale, il servizio assicurativo… e, da non dimenticare, anche il mondo dello sport ha perso la sua olimpica fisionomia per divenire uno dei tanti mezzi per arricchirsi ad ogni costo; ma in mezzo allo sfacelo pubblico perché mai lo sport dovrebbe discostarsi dal generale malcostume? Quale educazione civica hanno ricevuto quei ragazzi che, super pagati, in mutande rincorrono una palla, o pedalano in bicicletta, o vincono un’olimpiade, o… perciò ricchi ed emergenti sono erti a semidei dal popolo degli imbecilli, insomma il gioco e lo sport hanno perso la loro identità e dignità per divenire una fabbrica che produce imitazione, pubblicità e… mostri.

Purtroppo, il gran male di questa Nazione non è solo l’ipocrisia e la dipendenza da Usa/Israel che fanno quello che vogliono con il pretesto d’essere gli uni sceriffi del mondo, e disgraziati colpiti dalla shoah gli altri, il male peggiore deriva, o forse ne è la causa scatenante, dal servilismo che ci contraddistingue, da una mentalità simulatrice che s’affaccia ad ogni livello di censo.

Ecco, perciò, che in una società malata spesso il gioco si trasforma in tragedia, e la passione muta in esaltazione che trascende in esasperato fanatismo raggiungendo livelli delinquenziali assai elevati.

E qui siamo al nocciolo della mia discussione, il gioco, mezzo che la natura ha posto a disposizione dell’animale uomo e degli altri viventi per apprendere, è stato artatamente trasformato in sport costoso; così ogni cosa che lo riguarda ha il proprio prezzo sempre al massimo della fascia commerciale cui s’affaccia. Asserivo qui sopra che lo sport è un gioco, però ciò solo relativamente è vero perché per giocare non è necessario sostenere un costo, mentre, in questa società dell’apparire, per mostrarsi sportivo o in altre parole “in” è necessario compiere spese sempre elevate. Risultato, come affermavo, per tanti, per troppi, lo sport deve produrre “immagine” non disgiunta da reddito, perché, in caso contrario, non ha motivo d’esistere. Così, tanti finanzieri investono denaro nel settore, e ad ogni costo ricercano il proprio tornaconto che collima soltanto con l’interesse privato. Lo ha dimostrato “moggiopoli” che però, già dimenticata, è terminata senza che la magistratura calcistica abbia tolto di tasca un solo centesimo alle società invischiate i cui dirigenti e giocatori ancor più si sono arricchiti. Un solo colpevole, ma si badi bene solo morale, è emerso dallo stagno, tal Moggi che la magistratura ordinaria non ha inquisito per farlo rispondere sul problema principale – chi ha intascato i soldi - di tutti i raggiri che sono stati posti in opera per più anni!

Perciò, io sostengo che il Moggi è una vittima del sistema che stiamo facendo notare, un marcio più piccolo dei suoi padroni, ma altrettanto puzzolente.

Di converso, considero anche che ogni popolo si merita le pene che soffre perché non sa scrollarsene, ed il secolo dei lumi con le sue grandezze e nefandezze è anch’esso archiviato e forse improponibile ai pavidi occidentali moderni.  

In considerazione di ciò che ho affermato non è il mondo del calcio che deve essere fermato, anche se questo è un monito assai forte, ma, parimenti, alla stessa stregua deve essere condannato e fermato l’intero mondo di quest’odierna politica e dei politici, se esistono, dei politicanti assai numerosi e dei Partiti che altro non fanno che incassare lauti compensi, ottenere privilegi e fare i cazzi loro ora derubandoci anche del TFR e delle pensioni; sì, perché i soldi per pagare le pensioni esisterebbero se non fossero sperperati da un sistema statale parassitario, vorace e delinquenziale.

Che nessuno s’offenda per questo mio dire volgare, perché veramente sono schifato e nauseato dal comportamento della società che ha creato e crea imbecilli che stanno al Governo. Imbecilli che possono fare come meglio credono avendo ormai tutelato i loro diritti di semidei, mentre altri imbecilli continuano a votarli anziché rivoltarli come un calzino; e ciò vale sia per i cosiddetti progressisti, sia per la definita moderna destra parlamentare. Insomma, la democrazia intesa in senso moderno, anche esportata ed imposta a colpi di cannone, è solo lerciume in cui non esistono responsabilità politiche o dei potentati, ma solo e sempre c’è un popolo da sfruttare per l’interesse di un’oligarchia sfuggente ed inafferrabile. Questo sistema non si cambia con le votazioni, bensì come hanno sostenuto molti filosofi e grandi statisti, condivisibili o meno nella pratica governativa, con le lotte di popolo che sono sempre cruente.

La motivazione di questo sfogo prende l’avvio da un ennesimo avvenimento funesto accaduto nello stadio di Catania creando la morte del sig Raciti. Questa morte assurda non serve però da monito per gli imbecilli, infatti, un intervistato interrogato sulla condivisibilità di sospensione della festa di S. Agata, (la patrona di Catania di cui il 4 febbraio è l’ultimo giorno di festeggiamenti), in segno di lutto cittadino ha testualmente risposto “… e picchì, ci nana statu prima di iddu, e ci ni sarannu dopu di iddu”, ancor più si rabbrividisce sapendo che la risposta è di una “lei”.

Catania è in tutto simile alle grandi città dell’Italia settentrionale, certo ha meno fiorente economia, s’esprime più in dialetto che in italiano, ha però quartieri per notabili e per reietti, ma una cosa ha in pari grado con il settentrione, la stessa delinquenziale teppa che è frutto di una lunga selezione genetica naturale condita da una mancata integrazione sociale per secolare assenza dello Stato.

Ben conosco la zona Cibali, quella dove c’è lo stadio che una volta aveva lo stesso nome. Conosco le alte mura di cinta per averle giornalmente dall’esterno viste durante un intero anno di liceo perché la scuola, ancora lì, gli sorge proprio lungo una parte. Le mura sono assai alte, per questo mi chiedo come e da dove sono entrate nella cinta tutte quelle “diavolerie” che la televisione ci ha mostrato, e dove erano stipate all’esterno, chi le deteneva e dove sono state fabbricate? In ogni modo altro non può essere che esistono passaggi segreti per l’ingresso allo stadio… o ci sono connivenze.

Insomma io sostengo che in questi casi, a Catania ed altrove, esiste il dolo di qualcuno che ben è dissimulato tra le pieghe degli avvenimenti. Qualcuno, o gruppo, che vuole creare, nel caso Catania o in altri, non un evento rivolto all’uccisione specifica di una persona, ma che mira ad arrecare il massimo danno realizzabile aizzando gli imbecilli di cui a lungo ho parlato.

Poi, in questo giorno di lutto per la morte del povero “Ispettore di Polizia”, di cui solo la famiglia veramente è addolorata, la stampa ed i politici hanno indossato le penne del pavone camuffando quelle nere della gazza ladra che abitualmente li contraddistingue. In tal guisa sono apparsi in televisione a condannare i cattivi soggetti che si muovono nella società starnazzando nel sancire che sono necessari pugno di ferro e leggi severe.

Domanda, ma codesta gentaglia che sta al Parlamento, che sproloquia su tutto, ma s’accalora solo sulle leggi che prevedono la propria impunibilità, ricchezza e rielezione, prima di questa luttuosa disgrazia non era a conoscenza del malessere societario italiano? Non è proprio questa teppa governativa che lascivamente, da più anni, incollata alle poltrone dei palazzi legifera solo per il bene proprio e degli amici degli amici?

E perché deve essere considerata efferatezza delinquenziale solo l’omicidio e non il produrre leggi compiacenti per i soliti noti? Non mi riferisco solo al “berlusconismo”, si dice ormai così, ma anche al “prodismo” che avvantaggia le banche; al “bersanismo” che avvantaggia le “Coop” e che ci ha detto che sono i tassisti, maledetti capitalisti, che rovinano l’Italia; al “grillismo” che vuole gli omosessuali equiparati a famiglia come se potessero partorire; al… Insomma, non si uccide solo con armi proprie ed improprie, si ammazza di più con la nefandezza delle leggi che hanno ormai costretto il popolo bue, ed i pochi sani tra loro, a vivere di miseria. Infatti, per un’economia carente, acqua potabile che è imbevibile e scarsa nelle condutture e che perciò molti vorrebbero vendere in bottiglia, acqua per necessità d’irrigazione che nel Sud Italia va scarseggiando e costo della vita in aumento vertiginoso, la gran parte della popolazione italiana sarà costretta a scegliere tra il morire di fame o di sete.

Voglio ancora aggiungere che solo l’autopsia, se ragioni politiche non si frapporranno, potrà chiarire al pubblico i mezzi e le cause della morte dell’Ispettore di Polizia, ma in ogni caso resta il fatto, qualunque sarà il verdetto, che la mamma degli imbecilli è sempre incinta.

In chiusura voglio accusarmi di non essere ancora andato a deporre un fiore nel luogo in cui è avvenuta la morte di un padre di famiglia che si trovava nel luogo del delitto per un misero stipendio inidoneo, anche per lui, a mantenere dignitosamente moglie e figli, e tremo per il fiume di parole che saranno sprecate dai politici locali e nazionali nel giorno del funerale mentre pasteggeranno e brinderanno su quest’assurda morte che servirà loro da teatrino di una farsa ormai conosciuta. Farò finta di non sentirli, ma la vedova ed i figli ancor più si sentiranno soli tra tanti volti presenti ed in cerca di celebrità televisiva, volti famosi o anonimi che faranno esclamare alla massaia che guarderà la televisione: “U sapiti, aieri vi visti ‘n televisioni, bonu pariti”!