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L'Alitalia, Prodi e De Benedetti. Una foto di famiglia del capitalismo "buono"

di Andrea Angelini - 06/02/2007

Alitalia. Una vendita poco trasparente


Non so niente, non ho visto niente e soprattutto non parlo. Fedele alla tradizione, Romano Prodi ha ordinato ai suoi ministri di non parlare di Alitalia né con gli estranei né con i giornalisti. Tommaso Padoa Schioppa, ministro dell’Economia, e come tale primo beneficiario della vendita, ha raccomandato la massima riservatezza. La posta in gioco è troppo alta perché qualcuno debba sapere in anticipo quello che si prepara a Palazzo Chigi. L’unica speranza è che da qualche seduta spiritica emerga questo benedetto (!) nome. Quello del vincitore della gara, allo stesso modo in cui, 29 anni fa, da una seduta spiritica in quel di Bologna, durante il sequestro Moro, emerse il nome di Gradoli, la via dove si trovava il rifugio delle Brigate Rosse utilizzato come domicilio da Mario Moretti. Altri tempi, altra vicenda. All’epoca Prodi era un professore universitario che insegnava politica industriale poi, la sua carriera prese il volo e approdò alla presidenza dell’IRI dove si distinse per il tentativo, poi sventato da Craxi, di vendere sotto costo alla Buitoni di Carlo De Benedetti la Sme, la finanziaria pubblica che controllava marchi come Cirio, Alemagna, Motta e De Rica. Siccome l’appetito viene mangiando e la storia si ripete, ecco che Carlo De Benedetti ha fatto il suo ingresso trionfale anche nella corsa ad Alitalia. E’ indubbiamente il favorito, quella amicizia degli anni Ottanta con Prodi non è venuta meno anzi semmai si è rafforzata, ed ora l’Ingegnere ha dalla sua pure l’appoggio dei suoi giornali, Espresso e Repubblica, e di quello dei quotidiani cugini della Finegil di Carlo Caracciolo, sparsi per l’Italia, nonché di qualche radio di proprietà e di una televisione digitale. La sua Management & Capitali è quindi in grado di sconfiggere anche la cordata di Alessandro Profumo, grande capo di Unicredit, che quanto meno può vantare una maggiore disponibilità di soldi. Per le altre 11 cordate di imprenditori e finanzieri sembrano non esserci molte possibilità.
A rafforzare la tranquillità di De Benedetti contribuisce anche il particolare che il governo, insomma Prodi, potrà decidere in tutta indipendenza quale delle 11 “manifestazioni di interesse” sia la più adeguata sia come cifra offerta che come progetto industriale funzionale ad un piano di rilancio e di sviluppo. Il timore diffuso soprattutto tra i sindacati, meno nel mondo politico, è che De Benedetti, o in seconda ipotesi Profumo, una volta comprata Alitalia, puntino a rivenderla, guadagnandoci, ad una compagnia aerea straniera, rispettivamente Air France e Lufthansa, che penseranno soprattutto all’interesse nazionale del proprio Paese e di conseguenza cercheranno di marginalizzare i nostri scali aerei, penalizzando anche il nostro traffico commerciale via cargo. Con tutte le conseguenze facilmente intuibili.