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Follini e la sua signora: Italia di mezzo (vizi privati, pubbliche oligarchie...)

di Redazionale - 07/03/2007

 
 
Marco Follini e la moglie Elisabetta Spitz

Un lettore ci manda stralci di questa strana storia italiota. Riguarda i rapporti privilegiati dell’architetto Elisabetta Spitz, direttrice del Demanio, il cui stipendio ammonta a 320 mila euro l’anno, ovviamente a spese del contribuente italiano. Sia detto per inciso, la dottoressa Spitz è moglie di Marco Follini. Quanto segue è uno stralcio della polemica nata da un’inchiesta del Secolo XIX di Genova.


Editoriale di Lanfranco Vaccari, direttore del Secolo XIX


Mercoledì scorso, giorno in cui Romano Prodi si è presentato al Senato per chiedere il voto di fiducia, ho deciso di non pubblicare nell’edizione di giovedì un articolo di Marco Menduni, un giornalista del Secolo XIX, fra i migliori con cui, in 38 anni di professione, mi sia capitato di lavorare.
Raccontava dell’architetto Elisabetta Spitz, moglie di Marco Follini, e fra le altre cose del fatto che il ministero dell’Economia l’aveva confermata direttore del Demanio.
Avevo il timore che la notizia potesse venire strumentalizzata.
Proprio quel giorno, Follini ha votato sì al governo di centro-sinistra dopo essere stato eletto nel centro-destra.
A mio parere, le due cose non avevano alcun nesso.
L’indomani, giovedì, in un’intervista a Radio Popolare Network, il senatore Sergio De Gregorio (eletto nel centro-sinistra e passato al centro-destra) ha apertamente collegato «l’appoggio esterno di Follini a questo governo (...) alla conferma dell’incarico di Direttore Generale dell’Agenzia del Demanio per altri cinque anni a sua moglie».
Tanta sicumera è mal riposta.
I tempi fra la riconferma dell’architetto Spitz e la crisi politica che ha costretto Prodi a chiedere la fiducia non autorizzano a stabilire un rapporto di causa-effetto.
Il ministero dell’Economia ha ufficializzato la sua decisione il 2 febbraio.
La crisi si è aperta il 21.
In più, quale che sia l’opinione sulla scelta di Follini, l’uomo merita rispetto.
E’ miserabile pensare che si sia abbassato a un tanto volgare mercanteggiamento.


Non so chi sia la fonte di De Gregorio, anche perché nella sua posizione di presidente della commissione Difesa del Senato immagino abbia solo l’imbarazzo della scelta.
Non ho tuttavia alcun problema a rivelare come ci siamo arrivati noi del Secolo XIX.
Menduni lavora da qualche settimana su una storia a proposito di una villetta sugli scogli a Recco, che ospita la sede part-time della Forestale e anche l’alloggio di servizio di Walter Lupi, direttore del Siit (ex Genio civile) per la Lombardia e la Liguria.
Durante quell’inchiesta è saltato fuori un documento, intestato «Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti», in cui la villetta passa dal demanio marittimo al patrimonio dello Stato.
In calce porta la firma dell’architetto Spitz, direttore dell’Agenzia del demanio.
La normale curiosità di un giornalista ha fatto il resto.
Con una ricerca su internet si è trovato il documento con cui il ministero dell’Economia la riconfermava al Demanio.
Una visita al sito Cerved ha permesso di ricostruire le attività dell’architetto: tutte le sue società risultavano domiciliate in viale Angelico 163, Roma.
Un controllo a quell’indirizzo ha consentito di stabilire che ora i locali sono occupati dall’associazione Nens (Nuova Economia Nuova Società).
Ancora su internet ed è saltato fuori che l’associazione è stata fondata da Pierluigi Bersani, ministro
delle Attività produttive, e Vincenzo Visco, viceministro dell’Economia.
Era stato proprio Visco, sette anni fa, a proporre l’architetto Spitz all’agenzia del Demanio.
La domanda successiva è banalmente legittima: siamo forse davanti a un intreccio fra pubblico e privato, fra incarichi e affitti?


Per cercare una smentita a questa sgradevole eventualità, due giornalisti del Secolo XIX, lo stesso Menduni e Ferruccio Sansa, hanno lavorato tutta la giornata di ieri.
Hanno parlato con Visco e con altri componenti della famiglia Spitz (con la signora Elisabetta
c’era stato un contatto ieri).
Hanno sentito squillare a vuoto il cellulare di Bersani, al quale avrebbero volentieri chiesto quando paga di affitto la Nens.
Hanno cercato di sapere dal ministero dell’Economia quale sia il compenso riconosciuto all’architetto.
Hanno insomma fatto il loro mestiere.
Li ha guidati una convinzione forse ingenua: la necessità della trasparenza.
Del resto, proprio l’altro ieri a Genova, Luigi Nicolais, ministro per le Riforme e l’Innovazione nella pubblica amministrazione, aveva annunciato che sono già in vigore due direttive (con «obbligo immediato») che vincolano i pubblici amministratori a «rendere pubblico il loro stato patrimoniale e tutte le loro consulenze».
Purtroppo, Menduni e Sansa si sono trovati davanti a un muro di silenzio.
Anzi, a qualcosa di peggio.
Sempre a pagina 3, pubblichiamo il testo del colloquio telefonico che il Secolo XIX ha avuto nel primo pomeriggio di ieri con Visco. «Non ho nessuna intenzione di parlare con voi».
«Piantatela con questa roba».
«Non c’è niente da chiarire».
«Non permettetevi più di scrivere di questa storia».
E il rumore della comunicazione interrotta a chiudere uno scambio di battute condotto con un tono neppur troppo vagamente minaccioso.
Poi uno dei collaboratori del ministro Tommaso Padoa-Schioppa ha liquidato come di «nessun interesse» la questione del compenso dell’architetto Spitz.


Ora, noi del Secolo XIX riteniamo che questa sia una piccola storia (in cui il voto favorevole a Prodi da parte di Follini non ha la minima parte) e che non abbia niente a che vedere con il Watergate.
Siamo però convinti che essa sia anche molto istruttiva.
Dell’opacità con cui, smentendo uno dei suoi membri, il ministro Nicolais, questo governo conduce almeno una parte della sua azione.
Dell’arroganza con cui vengono respinte alcune semplici domande (dimenticando che le domande non sono mai indiscrete, ma che a volte lo sono le risposte).
Dell’incapacità di accettare il confronto su argomenti che, per una volta, vanno oltre la «lingua di legno» del politichese.
Dell’infima considerazione per il ruolo dell’informazione, che agli occhi di troppi in questo Paese serve solo come grancassa propagandistica.
Per non fare gonfiare questa piccola storia come la rana della favola, sarebbe bastato pochissimo.
Un po’ di documenti e qualche cifra per far sapere, tanto per cominciare, quanto paga d’affitto la Nens per l’appartamento di viale Angelico e quale compenso percepisce l’architetto Spitz.
Tutto qui.
La dietrologia non ci appartiene.
Il giornalismo, ancora sì.
lunedì, 05 marzo 2007
 
Visco contro Il Secolo XIX: «Non permettetevi più di scrivere di questa storia»
Da Il Secolo XIX


«Non permettetevi più di scrivere queste cose», parola di Vincenzo Visco.
Sono le 13,19 di ieri quando il viceministro dell’Economia viene raggiunto al telefono dal Secolo XIX.
Signor ministro, posso farle qualche domanda a proposito dei suoi rapporti con l’architetto Elisabetta Spitz?
«Senta... Io sono in riunione e poi non ho nessuna intenzione di parlare con voi».
Noi chi, intende i giornalisti in generale o Il Secolo XIX in particolare?
«Tutte e due le cose».
Ma non crede che l’opinione pubblica abbia diritto di essere informata?
«Piantatela con questa roba».
Onorevole Visco, è vero che lei ha scelto l’architetto Spitz come direttore dell’agenzia
del Demanio?
«La dottoressa è uno dei migliori manager che lavorano per il nostro ministero».
Spitz è stata scelta da lei con un contratto di diritto privato per diventare responsabile dell’agenzia del Demanio, un posto ambitissimo, di grande potere.
E adesso un’associazione fondata dai ministri Visco e Bersani viene ospitata nei locali dove l’architetto aveva lo studio, un appartamento della famiglia Spitz...
«Non c’è niente da chiarire».
Almeno ci dica se occupate quei locali con un contratto di affitto oppure a titolo gratuito.
«Siamo in affitto».
Per quale cifra?
«Non permettetevi più di scrivere di questa storia».
Signor ministro, detta così sembra una minaccia...
«Non permettetevi di scrivere più».
Altrimenti?
«Oltre alle conseguenze dell’azione legale intentata dalla signora Spitz, ci saranno anche quelle per le querele che presenteremo noi».
Signor ministro, volevamo darvi la possibilità di replicare, di smentire le notizie che abbiamo pubblicato, se sono false.
«Basta con questa storia».
Ci può dire almeno chi è l’intestatario dell’appartamento affittato dall’associazione fondata da lei e Bersani? Potreste mostrarci il contratto di affitto o almeno dirci la cifra pagata mensilmente?
La linea cade all’improvviso.


Un centro di Visco-Bersani nella casa di famiglia del capo del Demanio


Da Il Secolo XIX. Nessuno parla.
Nemmeno per smentire.
Governo e politici fanno muro rispetto al caso, svelato dal Secolo XIX, degli «incroci» di incarichi e uffici tra il viceministro all’Economia Vincenzo Visco e il direttore dell’Agenzia del Demanio
Elisabetta Spitz.
L'architetto Spitz occupa quel posto dal 2000, sponsor proprio l’allora ministro Visco.
Un incarico sempre rinnovato dai governi che si sono succeduti, l’ultima volta il 2 febbraio.
La Spitz ha chiuso le sue precedenti società, in via Angelico 163, nella capitale, nell’elegante quartiere Prati.
L’ufficio nel quale lavorava ospita oggi l’associazione «Nuova Economia Nuova Società», il centro di studi economici fondato dal ministro Pierluigi Bersani e dall’attuale viceministro dell’economia Vincenzo Visco.
Raggiunto dal Secolo XIX, Visco non vuole spiegare: «Non permettetevi più di scrivere di questa storia, piantatela con questa roba».
Silente Bersani.
E’ stato cercato più volte sia dalla «batteria» del ministero dell’Interno, sia attraverso il suo portavoce.
Che ha assicurato: «Farò vedere l’articolo al ministro».
Ma poi il telefonino è squillato sempre a vuoto.
Senza esito anche il tentativo con il ministero dell’Economia.
Ad uno dei più stretti collaboratori del ministro Tommaso Padoa-Schioppa abbiamo chiesto i documenti sulla proroga dell'incarico a Elisabetta Spitz e, soprattutto, sul compenso percepito.
La risposta del ministero: «Non vediamo quale possa essere l’interesse per la questione».
Alle nostre insistenze, la promessa: «Vediamo e vi sapremo dire più tardi».
Nessuno si fa più vivo.
Alle ore 11,52 ci mettiamo in contatto con l’associazione «Nuova Economia Nuova Società», il cui acronimo è Nens, per cercare qualche chiarimento.
Chiediamo del nome che ci è stato indicato come direttore, Giovanni Fornicola.
La risposta arriva da una segretaria dopo pochi minuti: «Il nostro direttore mi ha detto che non ha alcuna intenzione di parlare con voi, scrivete quello che volete, questa storia non ci tocca».


Alle domande del Secolo XIX su chi fosse il proprietario dell’appartamento in cui aveva lavorato e in cui erano state ospitate le sue società (nell’articolo pubblicato nell’edizione di ieri), l’architetto Elisabetta Spitz aveva opposto il silenzio: «Ho lasciato quell’appartamento diversi anni fa. Sono proprietaria del 50 % di un alloggio sulla collina Fleming e di un altro al mare. Potete controllare sugli atti ufficiali».
Ma è di proprietà di una persona a lei vicina, un amico o un familiare? «Non potete disturbarmi per queste cose».
L’appartamento in viale Angelico 163 è di Alessandra Spitz, sorella di Elisabetta.
Alessandra Spitz, giornalista, è caporedattore all’agenzia Ansa, nella sede di Roma.
Conferma: «Sì, l’appartamento è mio, l’ho ereditato dai miei genitori. Per un certo tempo è stato occupato da mia sorella per le sue attività».
L’ha affittato successivamente alla Nens? «L’ho affittato a un vecchio amico e lì hanno deciso di porre la sede dell’associazione. E’ stata una mia iniziativa e mia sorella non c’entra assolutamente nulla»».
E’ possibile sapere a che cifra è stato affittato all’associazione fondata da Pierluigi Bersani e Vincenzo Visco? «No, mi dispiace, ma lo reputo un fatto assolutamente privato».
Così come un fatto privato sembra essere il compenso corrisposto a Elisabetta Spitz come direttore dell’Agenzia del demanio, primattrice della «privatizzazione» dei beni immobili Dello Stato.
Alle 15,35, come anticipato, abbiamo parlato con uno stretto collaboratore del ministro Padoa -Schioppa.
Ricordiamo: il 2 febbraio scorso la Spitz è stata riconfermata nel suo incarico su sua proposta.
Il secondo rinnovo, dopo che anche il ministro Giulio Tremonti, governo Berlusconi, aveva dato il via libera.
La risposta del ministero: «Non vediamo quale possa essere l'interesse per la questione».


Certo, pesano sulla vicenda anche le polemiche scatenate dal senatore Sergio De Gregorio.
L’architetto Spitz è infatti la moglie di Marco Follini, il leader dell’Italia di mezzo, il cui voto ha garantito una nuova vita al governo di Romano Prodi.
I boatos romani (ripresi ieri anche dal sito Dagospia, insieme all’inchiesta del Secolo XIX) parlano però di un matrimonio ormai giunto al capolinea e una conferma di queste voci giunge anche da
ambienti familiari.
In una giornata caratterizzata da un generalizzato attacco di afasia e di mutismo, l’unico a parlare è Ugo Sposetti, il tesoriere dei DS, anche se su un aspetto marginale della vicenda.
Lo fa per ribattere a una polemica, lanciata in passato dai parlamentari UDC Mario Tassone e Luca Volontè.
In un’interrogazione avevano chiesto se Elisabetta Spitz avesse progettato la ristrutturazione della sede dei Democratici di Sinistra, lo storico edificio di via delle Botteghe Oscure.
Dice Sposetti: «L’architetto Spitz è un grande professionista ma non mi risulta che abbia mai lavorato per il nostro partito, né che abbia progettato la ristrutturazione dell’immobile di via delle Botteghe Oscure. Chi calunnia un professionista di queste capacità andrebbe rinchiuso in manicomio».
Così si torna al capolinea.
In viale Angelico 163, davanti al grande palazzo che ha ospitato prima le società di Elisabetta Spitz e ora l’associazione di Visco e di Bersani.
Attivissima prima dell’affermazione elettorale del centrosinistra, oggi assai meno.
Evidente conseguenza degli impegni governativi dei due.
Almeno a sentire la testimonianza degli altri condomini: «Prima l’odore dei sigari di Bersani riusciva a diffondersi anche negli altri piani del palazzo, ora, per fortuna, molto meno».
L’ultimo tentativo della giornata è ancora rivolto al portavoce del viceministro Vincenzo Visco, dopo la tumultuosa conversazione che pubblichiamo in un altro articolo di questa pagina.
Ma anche quel numero di cellulare rimane, per tutta la giornata, silenzioso.