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Ma a D'Alema non viene in mente che la popolazione preferisca i Talebani?

di Massimo Fini - 08/03/2007



DOPO CHE UN AGGUATO dei guerriglieri talebani a Jalalabad, che ha fatto perdere la testa ai militari americani che si sono messi a sparare all’impazzata, in particolare sulle auto di passaggio, facendo almeno 16 morti fra i civili, come ha ammesso lo stesso ministro dell’Interno del governo Karzai ("La maggior parte delle vittime civili è colpa dei militari americani") una folla inferocita è scesa per le strade al grido "Morte all’America! Morte al Karzai!".

L’ALTRO IERI la Nato, per battersi contro due uomini armati di fucili AK-47, ha fatto un raid aereo a Kapisa uccidendo altri nove civili. Secondo il Sensil Council, indipendente, l’episodio di Jalalabad ha finalmente strappato il velo del silenzio su quel che davvero accade nella parte di Afganistan dove vive la metà della nazione e l’influenza dei talebani è totale. In realtà il velo era squrciato da tempo per chi avesse occhi per vedere: in Afganistan la Nato non è in missione di pace ma fa la guerra ai talebani, cioè a degli afgani che hanno l’appoggio della stragrande maggioranza della popolazione che non si riconosce nel governo-fantoccio di Hamid Karzai, un uomo che non gode di nessun prestigio nel Paese perché mentre i suoi connazionali combattevano con coraggio, contro gli invasori sovietici, lui faceva affari con gli americani. E già questo basterebbe per imporre il ritiro delle nostre forze perché l’articolo 11 della Costituzione dichiara che l’Italia ‘ripudia’ le guerre offensive e i Talebani saranno anche ‘brutti, sporchi e cattivi’ ma non ci minacciano, nè direttamente nè indirettamente, ma combattono per liberare il loro Paese dallo straniero. D’Alema, per giustificare ad onta degli ipocriti ‘turbamenti’ questa guerra, ha detto che la presenza Nato è necessaria "altrimenti l’Afganistan ricadrebbe nelle mani dei Talebani e certa sinistra non si rende conto di che cosa ciò comporterebbe: leggi fondamentalista fra cui c’è anche l’ordine di uccidere le donne comuniste".

MA A PARTE che non è necessario appartenere alla sinistra radicale per essere contro questa guerra e che le donne comuniste in Afganistan saranno, a dir tanto, due, a D’Alema e a tutti gli altri non passa per la testa che gli afgani possano preferire i Talebani a degli occupanti stranieri (magari pr regolare poi i conti fra di loro, com’è giusto che sia) e che noi in quel Paese pretendiamo, con la consueta protervia, di sostituire a una storia afgana una storia occidentale?