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Vicenza: requiem per la democrazia

di Angelo Alberi - 27/03/2007

 

L’Italia è un paese libero, libero e democratico.

Anche Vicenza, la città in cui vivo, è una collettività libera e pregna di democrazia. La

classe politica che la governa si sta impegnando a fondo, in questi ultimi due anni, per

tenere le menti dei loro amati elettori sgombre da tutte quelle perfide notizie, riguardanti il

folto sottobosco degli intrallazzi dell’affare Dal Molin, che potrebbero far perdere loro il

sonno e la cieca fiducia (mal) riposta in questa amministrazione.

Ecco, allora, che i locali burattinai partono al contrattacco ed armati dell’arroganza della

quale sono permeati, si beffano delle leggi dello Stato e declassano la Costituzione

italiana a semplice pezzo di carta adatto solo ad un altro uso, seppur nobile, ma che poco

c’azzecca ( direbbe un noto ex magistrato, ora ministro ) con la tutela dei diritti di noi

cittadini. Un azione sinergica attuata dai padri padroni della città, dove non si muove

niente senza il placet di un noto imprenditore-banchiere, di una potente lobby di costruttori

edili e dell’entourage clericale cittadino che mai come in questi momenti è stato prodigo di

appelli alla tolleranza, al buonsenso e alla calma. Il tutto nel più assordante silenzio della

stampa locale.

Succede così che un procuratore capo della Repubblica italiana non degni di uno sguardo

una locale consigliera comunale, recatasi nel suo ufficio per denunciare la mancata

consegna da parte del Comune, di atti pubblici da lei richiesti alcuni mesi addietro. Anzi,

un po’ stizzito le chiede di fare in fretta e la consiglia di lasciar perdere. Si scoprono lavori

abusivi di posa in opera di cavi a fibre ottiche che collegano il sito preposto alla

costruzione della nuova base militare USA alla rete esistente in città, ma anche in questo

caso l’azienda che sta svolgendo i lavori ( una s.p.a. di proprietà quasi esclusivamente del

Comune di Vicenza ), si rifiuta di consegnare le mappe ed i progetti dello stesso. Anche

questi, atti pubblici, che ogni cittadino ha il diritto di richiedere e visionare.

Consigli comunali interdetti ai cittadini del fronte del No Dal Molin, ma affollati di giovani

puffi in divisa azzurra, fatti entrare da una porta di servizio, armati di striscioni e bandiere

inneggianti ad un partito politico …. azzurro vestito!

Persone controllate dalle forze “dell’ordine” solo perché trovate a chiacchierare

tranquillamente sul marciapiede, in attesa di entrare in consiglio comunale.

E’ innegabile, i detentori del potere cittadino (ma il discorso si può tranquillamente

allargare alla sfera di governo) stanno tentando in tutti i modi, leciti e non, di mantenere il

coperchio ben chiuso sulla pentola dei loro, sconosciuti a noi cittadini, accordi con

l’amministrazione americana.

Ne destra ne sinistra, ne rossi ne azzurri; l’arcobaleno politico presente nel nostro paese

si sta tingendo sempre più di un’unica fosca tinta mai, forse, detersa completamente dalla

nostra coscienza e dal nostro bagaglio genetico.

Tetro colore dove affondano gli anni più bui della nostra Repubblica e dove gangli nervosi,

perfettamente funzionanti,di uno “stato parallelo” ed ammanicato a servizi che non sono

certo organizzazioni benefattrici,stanno tentando di insabbiare ( vedi caso Omar , CIA –

Telecom, nuove basi USA, accordi di cooperazione militare con Israele ecc…) tutto

l’insabbiabile e di tagliare la testa a quei movimenti, svincolati da ogni forma partitica, nati

da cittadini decisi a riprendersi i diritti e la libertà di scelta che la politica corrotta di questo

paese ha scippato loro.

Considero gravissimi i fatti accaduti a Vicenza, sono segno dell’acuirsi della tensione

cresciuta esponenzialmente in città e della difficoltà nella gestione del caso Dal Molin che

la locale amministrazione sta avendo. In questi casi, quando la situazione sta sfuggendo di

mano ed il potere del quale eri investito comincia a scricchiolare è molto facile cedere a

tentazioni “autoritarie”. Tentazioni alle quali i consiglieri comunali di maggioranza, AN in

primis, stanno facendo l’occhiolino e così arriva la proposta di sgombero forzato del

Presidio del No situato in località Ponte del Marchese e, se questo avverrà, ripercorreremo

le scene di violenza già viste in Valsusa dove uno stato incapace di ascoltare le richieste

dei cittadini, dispensa risposte a suon di manganello. Sistema di trattazione e dialogo in

auge qualche decennio addietro, ma sempre caro ad una sostanziosa fazione della nostra

classe politica.

Molte verità sono state scoperchiate e molte ancora devono venire alla luce, uscire

dall’enorme pentolone dove bollono affari sospetti, bugie di stato ed una latente voglia di

una prova di forza da “offrire in dono” ai nostri amici americani.

In fin dei conti chi comanda in questo paese: noi o loro?

Buona la seconda?