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E' stato un attimo (recensione)

di Piergiorgio Pulisci - 29/03/2007

   
   

Autore: Sandrone Dazieri
Titolo: E' stato un attimo
Edizioni: Mondadori, Milano 2006
Pagine: 311
 

Penso che per chi non abbia ancora letto nulla di Sandrone Dazieri, iniziare da quest'ultima opera "E' stato un attimo", sia un ottimo affare. Un po' perché questo romanzo è quasi del tutto slegato dalla sua serie più famosa, quella del Gorilla, (fatta eccezione per alcuni camei di suoi personaggi), un po' perché probabilmente Dazieri con quest'opera va a scoprire un filone innovativo e mai affrontato prima in quella profonda caverna che è il noir. C'è da precisare che l'autore cremonese è particolarmente affascinato dal tema della memoria (in senso psichiatrico/psicologico non figurato), e delle dinamiche piscologiche, e quest'opera testimonia tutta la sua passione per questo strano macchinario mnemonico che è il nostro cervello.
Infatti, Santo Denti, il protagonista, durante una lite con un criminalotto del suo stesso stampo, riceve una bottigliata in testa, e al suo risveglio si trova in un posto che non aveva mai visto prima, con abiti che non sono suoi, con particolarità fisiche a lui estranee (prima era miope, ora miracolosamente non lo è più), ma soprattutto si risveglia in un mondo che è andato avanti di quattordici anni rispetto al suo ultimo ricordo. Ovviamente la sua prima reazione è di incredulità totale, e di una feroce meraviglia. Ma è andata proprio così. Santo si è dimenticato quattordici anni della sua vita... Provate ad immaginare cosa voglia dire andare a letto nel 1991 e risvegliarsi nel 2005. In tutti questi anni la vita di Santo è completamente cambiata, da criminalotto spacciatore di basso profilo, si trova ad essere direttore creativo di una multimilionaria agenzia pubblicitaria, fidanzato con la figlia del boss dell'agenzia, impelagato in una strana confessione cristiana dal nome emblematio (Pecorelle), con le chiavi di una Porsche e un loft megagalattico. Insomma, la vita dell'ex spacciatore è cambiata totalmente, ma lui è ancora quello di un tempo, e non si riconosce per niente nel mondo e nella società che lo circonda... Ma le sorprese non sono finite affatto, perchè Santo, si "risveglia" diciamo, nel momento meno opportuno. Un pezzo grosso della sua agenzia è stato trovato ucciso, e il nostro Santo è il sospettato principale. Non basta, perché nella settimana in cui prnde vita la storia, Santo si troverà più volte a rischiare la vita, e non per inadeguatezza coi tempi moderni. No. Qualcuno lo vuole fare fuori, e lui non ha la minima idea del perchè...

Da questa trovata geniale, si sviluppa tutta la storia con un ritmo serrato, e un'ironia nera che fa smascellare dal ridere. Una lode particolare va attribuita al linguaggio del protagonista. La storia è narrata in prima persona da Santo, e il linguaggio che usa è un misto di slang criminale fine anni 80, con innesti continui (e mai fuori luogo) di parole ed espressioni tipicamente post 2000. Leggendo le sue parole, è impossibile non calarsi nei panni di Santo, alle prese con un mondo ipertecnologico dove i criminali non indossano passamontagna e giubbe di pelle, ma doppiopetti di Armani e ventiquattr'ore da 2.000 euro.
Tutto il romanzo, poi, è venato di frecciate alla nostra attuale società e a noi stessi, in fondo. Quindi è interessantissimo vedere il nostro mondo attraverso gli occhi di un ventenne del 1991. Molti complimenti all'autore non solo per la genialata del "salto temporale", ma anche per la capacità di incollare gli occhi del lettore alla pagina, frutto del suo fraseggio fluido e secco.