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La saga di Harry Potter. Consigli per gli acquisti

di Carlo Gambescia - 24/07/2007

 


“Sono venti milioni le copie di Harry Potter and the Deathly Hallows (Harry Potter e le Reliquie Mortali) andate a ruba in tutto il mondo in soli tre giorni. Venduto in Gran Bretagna al ritmo di 15 copie al secondo, il settimo e ultimo capitolo della saga di J.K. Rowling ha stracciato tutti i record del volume precedente, Harry Potter e il Principe Mezzosangue, che era sparito dagli scaffali a una velocita' di "appena" 13 copie al secondo. A renderlo noto e' stata WH Smith, una delle piu' grandi catene di distribuzione libraria del Regno Unito. (Agr)”

Il successo della saga di Harry Potter invita a fare due riflessioni.
La prima concerne l'esame dei meccanismi editoriali e mediatici che hanno trasformato una delle tante storie per ragazzi in una gigantesca macchina per fare soldi: un processo, come per altri “prodotti” analoghi, strettamente legato al nesso consumistico libro-film-gadget. Nulla di nuovo sotto il sole.
La seconda, più interessante, riguarda invece il genere di messaggio che i libri di Harry Potter veicolano all’interno di un pubblico di adolescenti, e di ex adolescenti ormai cresciuti, come dire, all'ombra del successo "seriale" della “saga”.
Si tratta di "segnali" molto rassicuranti, "law and order". E che non hanno nulla in comune con le accuse mosse alla Rowlings di scrivere libri "intrisi di magia".
Dietro l'intera saga, infatti, non c'è come ideologia-guida la celebrazione della magia ma il culto del “professionismo liberale”, di estrazione borghese: quello un tempo veicolato dalle storie a fumetti di Walt Disney: dello “studia sodo, preparati, scegli una professione, molto remunerativa, e divieni esercitandola un pilastro di quella stessa comunità, che fornendo gli strumenti di studio (scuole e università), ti ha concesso di diventare uno stimato professionista” . Che poi in realtà nelle nostre società la selezione delle élite segua altri percorsi fiduciari e clientelari, e che spesso funzioni al contrario, provocando sfruttamento, nevrosi, fallimenti, rabbia e violenza, poco importa... Il ruolo di una "ideologia-guida" è quello di fornire un modello di comportamento, come dire, a prescindere dalla realtà effettuale.
Si pensi alle “basi” sociali narrative della saga: Harry Potter è un aspirante mago, professione ben remunerata, e che sicuramente, poiché rivolta al bene, gode della stima della comunità. Inoltre la scuola di Hogwarts, è aperta a tutti (anche ai figli dei “babbani”, dei “non maghi”, ma anche ai figli dei maghi poveri: ecco un esempio di interclassismo che piacerebbe a un Rawls (sinistra liberale). E che non sarebbe sgradito neanche a un Hayek (destra liberale), dal momento che per accedere a Hogwarts si deve dimostrare di poter raggiungere i più alti livelli di eccellenza: Harry Potter e i suoi compagni di corso, sono perciò scelti perché, già possiedono tali qualità, a prescindere dalla "classe sociale" di appartenenza. E nei sette anni di studio, a poco a poco, i “maghetti” oltre a scoprire di possederle, acquisiranno quell'idea di “professionismo”, che una volta diventati "maghi" li renderà a un tempo eguali e diversi: eguali all'interno del "gruppo sociale" dei maghi (pur nel rispetto delle gerarchie interne) ma diversi, perché professionalmente qualificati, rispetto al resto (e alla “media"”) della società. Ma al servizio di quest'ultima, nei termini, di uno gnosticismo benevolo (come possesso di un sapere esclusivo, specialistico e potenzialmente fonte di potere e ricchezza, socialmente accettati).
Si tratta, insomma, di un messaggio socialmente conservatore borghese (forse fin troppo vecchio stampo), che non ha nulla di rivoluzionario. Con in più quel “pizzico” di individualismo, anarchicheggiante, che segna certe improvvise decisioni di Harry Potter ( prese sempre a fin di bene), gradito al versante anarchico-libertario del liberalismo contemporaneo (non tanto a un Nozick, quanto un Walter Block). E che in fondo fa chic.
Di qui perciò la volontà mediatica, già intrisa ideologicamente di professionismo liberale e alto borghese, ma affamata di profitti (senza per questo parlare di complotti), di dare massima diffusione a una "saga", i cui libri “si vendono al ritmo di 15 copie al secondo” : un criterio di giudizio a dir poco demenziale, soprattutto se applicato a valori culturali.
Ma purtroppo è così. Quel che conta, per i "poteri forti" dell’editoria mondiale, è far crescere i profitti e indicare ai dodicenni, coniugando abilmente "evasione" e consenso, come unica strada percorribile, quella che va verso Hogwarts: quella della divisione sociale e liberale del lavoro.
E quindi del capitalismo liberale come il migliore dei mondi possibili.