Afghanistan, Karzai conferma la strategia Usa
di Enrico Piovesana - 20/11/2009
Durante il suo discorso di reinsediamento, il presidente Hamid Karzai ha dichiarato che "nei prossimi cinque anni l'Afghanistan sarà in grado di assumere progressivamente le nostre responsabilità in tema di sicurezza" il che, ha aggiunto "permetterà il progressivo disimpegno delle forze internazionali".
Queste parole confermano la nuova linea di 'afganizzazione' del conflitto e di 'exit strategy' decisa dall'amministrazione Obama e avallata dagli alleati nel summit della Nato di Bratislava dello scorso 22-23 ottobre. Strategia di lungo periodo che non contrasta con le necessità di breve-medio periodo: inviare sostanziosi rinforzi per evitare una sconfitta militare immediata e reggere fino al passaggio di consegne alle forze afgane.
Karzai ha anche auspicato la convocazione di una Loya Jirga, il tradizionale gran consiglio tribale afgano, per facilitare la riconciliazione con i talebani: altro pilastro della nuova strategia Usa, che non esclude più la reintegrazione dei talebani nel governo afgano: "Il nemico è Al Qaeda, non i talebani", è la nuova parola d'ordine che circola da settimane a Washington. Difficilmente, però, finché continua l'occupazione occidentale i talebani accetteranno di negoziare con Karzai e con gli Usa, vista la posizione di forza che oggi la resistenza afgana ha sul campo. L'invio di rinforzi che verrà presto annunciato da Obama e ufficializzato al summit Nato di dicembre è volto anche a ridurre l'attuale vantaggio militare dei talebani nella speranza di convincerli a scendere a patti.
Se questo non dovesse accadere, se Usa e Nato non riuscissero a "ribaltare le sorti della guerra entro 12 mesi", come ha detto il generale McCrystal, l'exit strategy alleata si tradurrebbe, in concreto, nella pianificazione dell'ennesima guerra civile afgana.