Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Una politica da circo

Una politica da circo

di Antonio Serena - 22/11/2009

Fonte: liberaopinione


Scrisse Niccolò Machiavelli: “Governare è far credere”. Se il problema è tutto qui, dobbiamo convenire che i governi di destra succedutisi al potere dal maggio del 1994 ad oggi  hanno fatto un egregio lavoro.

Del resto, se si andasse oggi alle urne, l’attuale governo strapperebbe ancora un ampio consenso, favorito in questo dall’assoluta inesistenza  di un’opposizione politica e nonostante le liti ormai quotidiane tra gli esponenti delle sue variegate componenti.

Effettivamente il  “far credere” che tutto vada a gonfie vele, cioè il prendere in giro la gente con il potente aiuto dei mezzi mediatici, paga e di fronte a ciò non c’è ragione che tenga. D’altronde, se questo popolo ha continuato a votare i democristiani e i socialisti  per più di quarant’anni, anche quando i loro beniamini rubavano scopertamente e a man bassa arrogandosi  benemerenze per una crescita della nazione che dipendeva da tutto e da tutti fuorché da loro,  non ci sarà da meravigliarsi se lo stesso popolo voterà per altri quarant’anni il “fritto misto” al potere anche senza mai ottenere nulla di quanto ritualmente promesso in ogni campagna  elettorale.

Probabilmente la metà degli italiani che non va più a votare, conciostesso ponendosi fuori da un sistema in cui non si riconosce più, ha capito questo: che non ne vale la pena, che è meglio rassegnarsi, starsene in disparte, magari rivolgendosi al manovratore solo in caso di bisogno. D’altronde, come può una compagine che annovera al suo interno tutto e il contrario di tutto (liberisti e statalisti, federalisti e presidenzialisti, secessionisti e unitari, indagati e condannati, clown e mediocrità indiscusse) trovare un qualche accordo per risolvere i problemi del paese, tenendo anche conto che la sovranità di questa nazione è già in partenza limitata dalle sudditanze europee e internazionali.

Alla metà degli italiani rassegnati, si aggiunge l’altra metà, composta di coloro che si illudono ancora,non accorgendosi - o fingendo di non accorgersi - che questo paese (che forse mai fu nazione) è a rotoli: che i disoccupati crescono di giorno in giorno, che le banche non aiutano più le aziende senza subire ostative di sorta dal governo, che paghiamo (furbi esclusi) tasse sempre più onerose senza avere servizi decenti, che arriviamo ad aspettare un anno per poterci sottoporre ad un esame ospedaliero urgente, che abbiamo le paghe più basse d’Europa e uno dei debiti pubblici più alti, che non è vero che la crisi “sta per finire” e che ormai  “siamo fuori dal tunnel” perché questa è una crisi di sistema che potrà venir superata solo promuovendo una nuova cultura e cambiando i ritmi di marcia.

Un Belpaese davvero, diviso tra rassegnati e illusi e impotente di fronte alle esibizioni  in diretta dei clown collocati dai partiti nelle istituzioni.

“E’ chiaro che oggi in Parlamento ci sono grosse difficoltà”, ha sentenziato il Presidente della Repubblica Napolitano (19 novembre 2009). E come potrebbe essere altrimenti, stando così le cose.

All’annuncio di questi giorni della ripresentazione da parte dell’on. Margherita Boniver, craxiana di ferro, di un disegno di legge per il ripristino dell’immunità parlamentare, ho ripensato con nostalgia al mio insediamento  in Senato nel 1992, quando, assieme al collega Manfroi e al senatore dell’Ulivo Biscardi, ci demmo da fare con successo per abolire il doppio stipendio ai parlamentari.

In piazza, in quegli stessi giorni, davanti all’Hotel Raphael,  piovevano le monetine sul capo di Craxi, capro espiatorio di un regime di ladri,  mentre in aula  il leghista Orsenigo alzava un cappio e i parlamentari del M.S.I. indossavano i guanti bianchi di “mani pulite” gridando “ladri” all’indirizzo dei colleghi che avevano votato contro l’autorizzazione a procedere per il leader del Psi.

Sembra passato un secolo: ora i massimalisti del Psi sono diventati i capi di Forza Italia, mentre Gianfranco Fini e le sue quattro “oche al passo”, diventate nel frattempo antifasciste, cercano di far le scarpe a Berlusconi per ringraziarlo di aver dato loro un futuro e Bossi è diventato il miglior amico dell’ ex “mafioso di Arcore”.

Come diceva Leo Longanesi, “Chi rompe non paga e si siede al governo”.