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L'energumeno Monti

di Francesco Mario Agnoli - 05/01/2013

  

 

La discesa (o salita, come ama dire  l'interessato nel suo sconfinato egocentrismo, che non ammette di collegare in alcun caso la sua persona col verbo “scendere”) di Mario Monti  in campo, forse perché condotta sul filo dell'ammissibilità costituzionale, ha determinato reazioni  altrettanto squinternate. Bersani, preoccupato che il suo partito non abbia quel trionfo totale prospettatogli fino a pochi giorni fa dai sondaggi, dice di sperare   che   Monti sappia mantenersi  “super partes”. Dal momento che non può essere super partes chi, proprio perché disceso (anzi salito) nell'agone, è già  parte a tutti  gli effetti,  l'auspicio prepara il terreno per il dopo  nella speranza che, se ne avrà bisogno, stia dalla  “sua” parte in cambio di qualche strapuntino nel governo e non pretenda invece la poltrona principale.

    Berlusconi, giocando  sulla faccenda della discesa-salita,  ha commentato  che Monti sale, perché era un presidente del consiglio di rango inferiore, mentre lui stesso, Berlusconi, era di rango superiore.  Insomma, se si è capito bene, a parte gli altri che vanno via  piatti, ci sono in campo un contendente che sale  (Monti)  e uno  (Berlusconi) che scende.  Contento lui.

     Beppe Grillo ha definito l'inatteso concorrente (ma può stare tranquillo,  chi pencola verso l'universo grillino ha altri  difetti, ma  non voterà mai per Monti)  un “energumeno anticostituzionale”. Quanto all'anticostituzionale  è  vero che fin  dalla sua prima apparizione sotto l'ala protettrice di  Giorgio Napolitano e di Angela Merkel sono stati sollevati  da più parti dubbi  sulla conformità al sistema democratico  della  nomina e  delle modalità di subentro al precedente governo. Tuttavia la definizione di “energumeno” (peggio ancora nella sua versione british,  “brute”) risulta quanto mai inappropriata per  il compassato e algido rettore bocconiano.  E' vero che ha già fatto più danni di quanto avrebbero potuto farne il pelide Achille o i  due più noti energumeni mitologici, Ercole e Marte, e che altri, forse peggiori, si appresta a farne, ma il genere è diverso, quello dell'acqua cheta che rovina i ponti.

    Fin qui   tutto da ridere se non  fosse che  siamo tutti in  ballo e, quindi, inferiori o superiori che siano questi candidati al governo del  paese, energumeni o acque chete, a rischio  coinvolgimento nel crac finale. Più seria, ma appunto per questo preoccupante, la presa di posizione del Vaticano, che, avendo  letto nella sua  agenda l'aspirazione ad una politica alta e nobile, auspica che Monti possa intercettare il consenso della  maggioranza degli italiani, che appunto ad una politica di  questo genere aspirano. Di rinforzo, il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco,  ha informato l'opinione pubblica della sua convinzione che  “sulla onestà e capacità di Monti ci sia un riconoscimento comune”. Quanto all'onestà il termine ha molti significati  e prima di pronunciarsi  occorre vedere a quale il cardinale si riferisca (certamente non all'impegno a suo tempo preso di non partecipare alle elezioni). Sulla capacità, nel giro di un anno il comune consenso, stando ai sondaggi, è precipitato dal 75 al 35% (e il trend negativo prosegue). L'esperienza sta  insegnando qualcosa anche ai più ottimisti.bResta l'agenda. Basta leggerla (la si trova facilmente su Internet)  per rendersi conto che la politica alta e nobile sta tutta nelle parole, negli intenti e nei fini che  si proclama di volere raggiungere nell'interesse del popolo italiano, mentre nulla o ben poco si dice  dei mezzi da utilizzare per realizzarli. Esattamente  come nei programmi di tutti i partiti. A chiacchiere uno più nobile dell'altro.

      Inevitabile chiedersi  cosa, nonostante la sua  millennaria prudenza e la scarsa propensione a cedere al fascino delle millanterie e delle chiacchiere, abbia spinto la Chiesa italiana, la Cei, a scendere in campo.  E' verosimile che  la risposta si trovi nel timore  di una totale  vittoria, fino ad oggi ritenuta inevitabile (con appena qualche riserva per la maggioranza in Senato), di un Partito democratico che, perfettamente consapevole di non potere muovere foglia in economia che l'Europa non voglia, quanto alle riforme punta tutto, anche per compiacere  il co-équipier Vendola, sui cosiddetti (molto cosiddetti) “diritti civili”, così  entrando in piena collisione con quelli che la Chiesa considera (molto giustamente) “valori non negoziabili”.

   In realtà di questi valori, con tutta la sua elevatezza e nobiltà, non c'è traccia nemmeno nell'Agenda Monti,  tuttavia mai come in questo caso, in una situazione già  data  persa (nel Pd i cattolici, oltre ad essere “adulti”, contano come il due di picche), il silenzio è d'oro.