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Cui prodest?

di Daniele Perra - 30/09/2022

Cui prodest?

Fonte: Daniele Perra

Diamo credito, per un attimo, a polacchi e americani e prendiamo per vera la tesi che sia stata la Russia a sabotare i gasdotti visto che va di moda pensare che i russi si autobombardino (lo fanno da oltre 6 mesi a Zaporizzia dopo tutto, secondo quei mezzi di informazione che ci hanno raccontato delle nonne ucraine che tiravano giù i droni con i barattoli di passata di pomodoro). In questo caso, la NATO dovrebbe porsi serie domande su come Mosca sia riuscita a far saltare l'infrastruttura in un tratto di mare costantemente pattugliato dalle sue navi e nel quale solo pochi giorni fa si svolgevano esercitazioni dell'Alleanza con l'utilizzo combinato di flotta e droni marini. Inoltre, dovremmo domandarci anche perché la Russia possa aver commesso una simile azione. Ha fatto saltare dei gasdotti costati miliardi per non pagare eventuali penali derivate dalla possibile chiusura dei rubinetti? Per vedere un temporaneo aumento del prezzo della risorsa del 10%? Oppure, come ha affermato un militare statunitense su Fox News (con spregio del ridicolo) l'ha fatto per dimostrare che Putin è pazzo e, di conseguenza, per rendere credbile la minaccia nucleare (sic!)?
Sfortunatamente per queste tesi, la Russia non ragiona quasi mai in termini di breve periodo e guadagnerebbe ben poco (nulla) dall'autosabotaggio. Dunque, dobbiamo domandarci: cui prodest? Chi nel lungo periodo sostituirà le forniture russe? L'appena inaugurato gasdotto che porterà il gas degli usurati giacimenti norvegesi in Polonia (con una capacità di 1/5 rispetto al solo Nord Stream 1)? O il gas russo verrà sostituito dal costoso e inquinante GNL nordamericano? Personalmente, propendo per la seconda ipotesi. Da non tralasciare, inoltre, il fatto che “l'avvertimento mafioso” (un classico nordamericano) è arrivato nel momento in cui la Germania aveva rifiutato di inviare carri armati a Kiev e continuava a ricevere forniture russe nonostante il Nord Stream 1 fosse bloccato da lavori di manutenzione (il 2 non è mai entrato in funzione). Consideriamo, infine, che gli altri gasdotti che portano il gas russo in Europa passano attraverso Polonia e Ucraina. La famiglia Biden, come ben noto, ha storicamente notevoli interessi nell'industria del gas ucraino (il figlio del Presidente USA, Hunter, nel 2014 entrò nel consiglio di amministrazione della società Burisma con stipendio da 50.000 dollari al mese). Non solo, la stessa Ucraina ha sempre temuto il fatto che il Nord Stream potesse portare ad una riduzione della royalties dovute per il passaggio del gas nel suo territorio (parte rilevante degli introiti economici di Kiev). Russia e Germania pensarono alla costruzione di corridoi energetici alternativi proprio perché il passaggio attraverso l'instabile Ucraina (tra il 2006 ed il 2014), tra penali non pagate e gas letteralmente rubato, ha fatto perdere a Mosca ben 35 miliardi di dollari. 
Non ultimo, la distruzione di Nord Stream fa saltare il sogno tedesco di divenire il principale hub energetico europeo. Dunque, sembra assolutamente consustanziale al progetto nordamericano di doppio contenimento russo-tedesco (di de-germanizzazione dell'UE attraverso la decostruzione del tessuto industriale tedesco e delle aree ad esso collegate, Italia settentrionale compresa) ed alla definitiva separazione tra Russia e Europa (i due giganti a metà, uno militare e l'altro economico-finaziario).