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Al tavolo di briscola col virus

di Pierluigi Fagan - 25/03/2020

Al tavolo di briscola col virus

Fonte: Pierluigi Fagan

Il post oggi è problematico, nessuna tesi forte, semplice riflessione problematica. La lettura mattutina di alcuni link ha indicato la sincronica messa a fuoco di un lato del problema epidemico che si rivela col passare dei giorni. Ho cominciato con una lettera dei medici dell’ospedale principale di Bergamo ad una delle tre più importanti riviste di medicina al mondo, ho continuato con un breve podcast pubblicato sul Sole24Ore, poi con un articolo di Bloomberg. Altre letture dei giorni scorsi e conoscenze generali supportano la messa a fuoco.

IL PROBLEMA. La natura di questo virus ovvero la somma di sua facilità e velocità di trasmissione/circolazione + impatto al SSN (in termini di necessitanti ricovero + contabilità mortuaria che è percentualmente bassa, ma solo “relativamente”) + modi di gestire l’emergenza + condizioni politiche ed economiche dei Paesi coinvolti (197 Paesi su circa 205 totali-mondo) + stato generale della mentalità dei decisori ma anche dei popoli gestiti da costoro, rende tangibile quello che qui spesso abbiamo in passato chiamato “rischio dis-adattativo” ovvero il non essere capaci di adattarsi alle condizioni mutevoli che il nostro mondo sta prendendo. E che sta prendendo non da quando c’è il virus, sono cose di cui qui abbiamo a lungo parlato, mesi, anzi anni addietro.

In beve: Bloomberg avanza il problema che si potrebbe venir a creare tra Paesi esportatori ed importatori di cibo. Rotta ormai la fiducia reciproca tra Stati già interconnessi nella catena degli scambi globali, c’è la possibilità che chiudendosi ognuno a casa propria, i Paesi dipendenti da importazione di cibo (ma vale per qualsiasi altro aspetto delle necessità materiali dalla chimica per i farmaci, ai pezzi di ricambio di qualsiasi macchinario), vadano in sofferenza. Ad esempio aumento dei prezzi e scarsità, accaparramenti e speculazioni. Borrelli ha l’altro giorno detto di come l’acquisto delle semplici mascherine su i mercati int’li sia diventato impossibile visto che i broker vendono all’asta per strappare il guadagno più alto.

Ciò chiamerebbe ad un concerto della cooperazione internazionale per gestire tale grave ed enorme problema ma sappiamo che il momento storico vede una già nota e problematica transizione tra l’area di potenza occidentale e quella asiatica ed all’interno di queste le competizioni interne, per quanto ci riguarda, tra Europa – UK ed USA, ed all’interno dell’Europa tra i vari Paesi UE-euro. Dopo i furti di materiale sanitario ai nostri danni da parte di Repubblica Ceca e Polonia, ieri l’asse Germania-Olanda-Finlandia ha escluso fermamente si possa immaginare un indebitamento comunitario (eurobond) per finanziare il difficile momento. Noi, nello specifico, i soldi o li prendiamo da lì, o li prendiamo dal Meccanismo Europeo di Stabilità il quale però poi ci commissarierebbe imponendoci forzatamente ristrutturazioni economiche di devastante impatto sociale (e politico) o li prendiamo al mercato emettendo debito. Ma più debito emettiamo più costerà, sempre che nei prossimi mesi il sistema dei capitali mondiali vorrà continuare a rischiare su di noi, il che non è detto. E non è detto anche per ragioni proprie del sistema dei capitali mondiali che si sta accorgendo di quale pandemonio di lungo periodo sarà questa pandemia. Merci necessarie, prezzi e forniture, soldi per regger botta, geopolitica, questo il primo quadrilatero problematico.

Il secondo quadrilatero è fatto di altri elementi. Il podcast del Sole24Ore pone un problema qui discusso più volte: quale sapere maggiore può ordinare i saperi minori? Ordine qui sta solo per mettere in ordine, in peso, sequenza, relazione. Nel caso in questione, sono necessari diversi saperi verticali (medici, biologi, ricercatori, chimici, anestesisti, virologi, epidemiologi, infermieri, medici, psicologi etc,) da unire a saperi politici, economici, logistici, geopolitici. Il problema qui è che mancano esperti generali, teorici dei sistemi complessi che sono gli unici orizzontali in grado di gestire questo sistema fatto solo di linee verticali. I teorici dei sistemi complessi, inoltre, sanno cose che gli altri non sanno, cose relative alla natura fenomenologica e strutturale dei sistemi complessi di cui qui abbiamo parlato spesso, cose che non sono nella natura della conoscenza condivisa. Quindi anche ad averceli (qualcuno ci sarebbe) e stante che non si può comunque delegare a presunti “tecnici” decisioni così strategiche, manca la cultura comune per la quale i detentori dei saperi verticali possano e vogliano interagire con i sistemico-complessi accettando le loro idee basate su una conoscenza su cui non c’è mediamente condivisione.

Si arriva così alla lettere dei medici di Bergamo. Qui si evidenzia come la logica dell’emergenza se è necessaria e prioritaria nelle fasi iniziali che sono appunto “emergenziali”, non è adatta a gestire questo tipo di epidemia. Soprattutto perché è ormai chiaro, a partire del famoso studio del’Imperial College di Londra (allego articolo), che la faccenda durerà almeno uno o due anni. Ciò che sarebbe adatto richiama quanto detto su i saperi sistemico-complessi ma anche quanto detto a proposito di soldi e collaborazione internazionale, nel mentre potrebbe scarseggiare cibo ed altre risorse. Questo secondo quadrilatero è quindi fatto da forme di conoscenza, loro disabitudine a dialogare, loro scarsità relativa soprattutto in ambito politico ed amministrativo oltreché presso le opinioni pubbliche che poi giudicano gli amministratori ed i politici e limiti obiettivi posti alle possibilità di risolvere il nodo. Limiti economici, gestionali, temporali, politici.

Mi dispiace non poter andare oltre la semplice (“semplice” si fa per dire e mi scuso preventivamente se non sono riuscito a semplificare al meglio la questione) presentazione del problema e non aver ansiolitici da offrire per sedare gli effetti di tale presa di coscienza. Però, da tre milioni di anni, la nostra specie si basa su una specifica qualità evolutiva che è quella di pensare prima di fare. Tale distinta peculiarità ci ha portato qui, non c’è motivo per non continuare a farvi perno. Quindi pensiamoci per come siamo in grado, poi faremo il meglio di ciò di cui saremo stati in grado di pensare sebbene noi qui si valga il famoso “due di coppe quando regna bastoni”.

[1. Bloomberg: https://www.bloomberg.com/…/countries-are-starting-to-hoard…; 2. Sole24Ore: https://stream24.ilsole24ore.com/…/quali-competenz…/ADysCAF…; 3. Lettera dei medici bergamaschi: https://catalyst.nejm.org/doi/full/10.1056/CAT.20.0080…; 4: Articolo sullo studio Imperial College https://it.businessinsider.com/quanto-durera-dopo-il-picco…/ (non è la migliore versione, più tardi lo sostituirò, forse, comunque il centro dell’articolo è ciò che va messo a fuoco, al di là delle considerazioni che ne fa BI]