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Alexander Dugin, i media e Kémi Séba

di Nicola Guerra - 24/08/2022

Alexander Dugin, i media e Kémi Séba

Fonte: Nicola Guerra

Francamente non è questione se Dugin piaccia o meno. Ciascuno ha la propria libertà di giudizio. Ma come studioso ciò che trovo indigesto è la sua definizione di 'fascista' e 'nero'. I fenomeni e i pensieri non vanno traviati al fine di distorcere le percezioni. Cosa che avviene, peraltro, anche con la definizione 'ideologo di Putin', mentre chiunque ne abbia letto qualche pagina comprende di essere davanti a un intellettuale libero e neanche tenero nei confronti del putinismo. Per questo Dugin è stato un obiettivo piuttosto agevole, privo di protezione, di un atto terroristico che lo ha privato della figlia. Meglio tralasciare lo sghignazzare delle iene del post-umano di destra e sinistra, ma almeno proviamo a cercare un poco di chiarezza. Attraverso le parole di Kémi Séba, leader del movimento Panafricano.
"Ogni nazione ha ricevuto messaggeri. Ogni popolo, nelle sue tradizioni, ha residui di ciò che i messaggeri hanno lasciato dietro di sé, tranne per il fatto che la maggior parte delle popolazioni si è allontanata dal messaggio originale. Questo è il motivo per cui il Corano parla di al-dhikr, il promemoria. Capiamo che era necessario che Allah ci ricordasse il significato della vita, il significato dell'Uomo, della sua missione sulla Terra, perché la gente li aveva dimenticati. René Guénon è andato molto in profondità nella Tradizione, ed è quello che mi ha colpito quando l'ho studiato. Sarò eternamente grato ad Abdul Wahid Yahya (ndr: René Guénon), servitore dell'Unico, porta bene il suo nome, perché quest'uomo mi ha permesso di avvicinarmi all'Unico. E ringrazio Allah per questo."
"Lo scambio con Aleksandr Dugin, il più importante teorico politico della Russia, si è concentrato sulla metafisica (è anche discepolo delle tesi di Réné Guénon sulla Tradizione Primordiale), e sulla geopolitica, comprendendo che lo scenario attuale non prevede più il liberalismo contro il comunismo, l'est contro l'ovest, ma piuttosto la guerra di questo nuovo millennio si svolge tra il blocco dell' occidentalizzazione da una parte, contro il mondo multipolare dall' altra. Questa nozione di multipolarità ha un significato sia escatologico che geostrategico. Abbiamo condiviso le nostre opinioni sul fatto che né il comunismo, né il liberalismo, né il nazionalismo (principi troppo angusti e limitati per noi panafricani) possono portare salvezza ai nostri rispettivi popoli. C'è un quarto modo, che trascende i tre sopra menzionati. Un percorso che si armonizza con l'evoluzione socio-politica del mondo, un percorso che fa parte dell'alleanza dei popoli acquisita a partire dalla Tradizione Primordiale. Il percorso del Tradizionalismo geopolitico comprende la necessità di un'alleanza tra popoli radicati (ognuno per preservare il proprio spazio) di fronte all'oligarchia nomade apolide, garante e gestore della finanza internazionale."