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Alluvioni e pandemie

di Guido Dalla Casa - 21/07/2021

Alluvioni e pandemie

Fonte: Arianna editrice

Alcune conoscenze attuali

 Le manifestazioni climatiche estreme sulla Terra continuano ad avanzare. Oltre 50 gradi in Canada, alluvioni mai viste in Germania e in Belgio, molte centinaia di morti e dispersi, mentre i politicanti pensano alle loro sedie, all’economia e ad osannare la competizione, premiando o rimproverando vincitori e vinti di campionati di follia. La pandemia da Covid-19, che è un fenomeno sostanzialmente nuovo e che non viene minimamente fermata dai vaccini, continua ad avanzare inesorabilmente. Facciamo un riassunto della situazione, procedendo con un elenco di conoscenze ormai divenute praticamente certezze:

 

-        La percentuale di anidride carbonica nell’atmosfera terrestre è aumentata del 50% rispetto a quella dell’éra preindustriale (da 280 a 420 ppm), che era quasi-stazionaria da oltre un milione di anni, e continua a crescere con andamento esponenziale;

 

-        La CO2 è un potente gas-serra e intrappola sempre più energia nell’atmosfera;

 

-        L’energia non scompare, ma si traduce in aumento delle temperature (anche “a macchia di leopardo”), scioglimento dei ghiacciai e aumento dei fenomeni estremi;

 

-        Le maggiori emissioni di CO2 sono dovute a fenomeni tipici della civiltà industriale, che ha come caratteristica essenziale la crescita economica: “produzione” di energia, altissima densità demografica, numerosi e lunghissimi trasporti, industrie ovunque, distruzione delle foreste e della vita degli Oceani;

 

-        I processi tipici della civiltà industriale sono incompatibili con il funzionamento (o la Vita) del Sistema molto più grande in cui sono inseriti, cioè la Terra, o la Natura, un complesso di cui facciamo integralmente parte come specie animale.

Conseguenze

  A questo punto una persona di normale intelligenza trae le seguenti conclusioni:

-        Il fenomeno “civiltà industriale” è una gravissima patologia dell’Ecosfera, un fenomeno impossibile che non può durare a lungo: sta per finire;

 

-        E’ molto probabile che i fenomeni estremi e la pandemia da Covid siano l’inizio di quei processi che ne segneranno la fine;

 

 

-        La civiltà industriale è nata in una sola cultura umana (l’Occidente) da un paio di secoli, tempo insignificante per la Terra ma anche solo per l’umanità: possiamo considerarlo un esperimento fallito. Purtroppo ha come aspetti essenziali: l’espansione in tutto il mondo e la “conversione forzata” di tutta l’umanità, dato che si è autonominata “il progresso”;

 

-        E’ logico cercare di facilitare l’uscita da questo modello in modo da gestire il transitorio di passaggio ad altri modelli con eventi il meno possibile traumatici.

 Le alluvioni, i fenomeni estremi e la pandemia da Covid sono i primi segnali che il sistema immunitario della Terra ha iniziato la sua difesa dalla terribile patologia che l’affligge, la crescita economica. Non c’è alcun bisogno di aderire alla teoria di Gaia (per altro molto credibile) per pensare a un sistema immunitario del Sistema Totale. Vorrei chiedere ai politicanti-economicisti e a quegli “pseudoscienziati benpensanti” che reagiscono con un sorrisino ironico a questa ipotesi se sono coscienti di quanto sta facendo il loro sistema immunitario sempre all’opera per mantenere il loro organismo entro i parametri vitali. Non c’è bisogno di alcuna “coscienza” per rendersi conto che il Sistema Terrestre deve difendersi per far cessare la crescita economica, quella patologia che sostituisce materia inerte a sostanza vivente e disarticola i cicli essenziali della Terra.

 Cosa sta succedendo invece? Politicanti, industriali, economisti, multinazionali, sindacati e mezzi di informazione, parlano in continuazione di “ripresa”, “ripartenza” e simili amenità: in sostanza vogliono alimentare e rinforzare le cause che provocano i gravissimi fenomeni negativi in corso (eventi estremi e pandemie). Anche solo parlare del superproblema ecologico in questi termini è di fatto vietato dalle autorità, perché nessuna delle idee di questo tipo può essere spiegata se non a un numero di persone molto piccolo: sul web, su libri considerati “specialistici” e altri mezzi che hanno al massimo qualche decina di ascoltatori o lettori. Se ci sono molti che ascoltano, scatta il niet dei politici.

L’Ultima Chiamata

  Attorno agli anni Settanta del secolo scorso, all’epoca della pubblicazione de “I limiti dello sviluppo” del Club di Roma, de “Il punto di svolta” di Fritjof Capra, di “Verso un’Ecologia della Mente” di Gregory Bateson, dell’articolo “The Shallow and the Deep” di Arne Naess, c’era un certo dibattito.

  La popolazione umana mondiale era la metà di quella attuale.

  E’ stata l’Ultima Chiamata: nessuno ha risposto.

  Se ci fosse una qualche forma di ragionamento sensato sulla situazione attuale, si adotterebbero provvedimenti atti non solo a far cessare la crescita economica, ma addirittura a “uscire dall’economia”: non ne parliamo neanche. Esempio: il primo che nomina ancora il P.I.L. e indicatori simili viene escluso da tutti i mezzi di comunicazione. Come transitorio si potrebbe per un certo tempo adottare il GNH (Gross National Happiness) come ha fatto il Bhutan. E’ noto che il PIL misura tutto tranne che ciò che rende bella la vita: cresce con gli incidenti stradali, con la produzione di armi, con il numero di malattie e disgrazie di vario genere. Eppure tutte le autorità del mondo, figlie dell’Occidente, perseguono l’aumento del PIL a qualunque costo.

  L’obiettivo a lunga scadenza dovrebbe essere quello di pervenire a culture senza più competizione, né denaro, né smanie di “progresso” e di “tenore di vita”, concetti che servono solo a far lavorare le nostre fabbriche.

Il transitorio

  Quanto a politicanti e affini, i più interessati e preoccupati fanno dettagliati piani fino al 2050 per ridurre o annullare le emissioni di CO2, naturalmente dicendo che riusciranno anche ad aumentare i posti di lavoro, a continuare una “sana” competizione economica e a contribuire allo sviluppo, sempre considerato un tabù intoccabile, il Bene Assoluto. In questo modo le probabilità che nel 2050 esista ancora qualcosa che assomigli alla civiltà industriale sono molto vicine a zero.

 Il transitorio potrebbe essere caratterizzato da eventi traumatici anche gravi (sommosse, ribellioni, disordini, fame, guerre), quindi sarebbe bene prepararsi un rifugio in qualche località poco conosciuta a scarsamente accessibile, sperando che siano in pochi a seguire questo consiglio, perché dove c’è densità umana sarà molto difficile evitare violenze e altri gravi problemi.

Conclusioni

 Occorrerà una filosofia ecocentrica e non più antropocentrica, con visioni del mondo diverse, non più meccaniciste né materialiste come quelle dell’Occidente attuale. 

 Un problema forse insormontabile è la spaventosa sovrappopolazione che affligge il Pianeta: 8 miliardi di umani, in crescita inesorabile, non sono certamente supportabili dalla Terra per tempi lunghi.

  In ogni caso, il primo passo deve essere l’abbandono di qualunque discorso economico. Scopi da raggiungere saranno anche una rivoluzione dei concetti di lavoro e tempo libero, la sparizione del denaro, anche virtuale. Dovranno sparire i démoni dell’avere e del fare che ci hanno perseguitato per duecento anni.

  …L’utopia è l’unica speranza.