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Bill Gates e la nemesi tecno-medica (IV)

di Bianca Bonavita - 16/08/2020

Bill Gates e la nemesi tecno-medica (IV)

Fonte: Sinistra in rete

I test

Tutti i test per il nuovo coronavirus prevedono un tampone nasale che viene poi elaborato in una macchina per la reazione a catena della polimerasi (PCR). La nostra fondazione ha investito nella ricerca e ha dimostrato che il paziente che si esegue il tampone da solo, nel fondo del naso, è affidabile come il dottore che fa il tampone fin dentro la gola. I nostri ricercatori stanno anche lavorando per progettare tamponi economici e capaci di essere prodotti in larga scala ma che funzionano bene come gli altri. Questo approccio dell’auto-tampone è più veloce, protegge gli operatori sanitari dai rischi dell’esposizione, e dovrebbe consentire agli enti di controllo di approvare la sua esecuzione in virtualmente qualsiasi luogo invece che solamente al centro medico. Il test PCR è molto sensibile – ed è in grado di mostrare se si ha il virus anche prima che si abbiano sintomi e si possano infettare altre persone.

C’è stata molta attenzione sul numero di test fatti in ogni paese. Alcuni, come la Corea del Sud, hanno fatto un grande lavoro intensificando la capacità di fare i test. Ma il numero dei test da solo non mostra se essi siano usati efficacemente. Si deve anche assicurarsi di dare priorità ai test sulle persone giuste. Per esempio, gli operatori sanitari dovrebbero essere in grado di avere indicazione immediata sul fatto di essere contagiati o meno, così da sapere se possono continuare a lavorare. Le persone senza sintomi non dovrebbero essere testate fino a quando non abbiamo abbastanza test per tutti coloro che hanno sintomi.

Inoltre, i risultati del test dovrebbero arrivare in meno di 24 ore così da sapere velocemente se si deve continuare ad isolarsi e a mettere in quarantena le persone conviventi. Negli Stati Uniti, ci volevano sette giorni in alcuni luoghi per avere i risultati, il che riduce il loro valore in maniera netta. Questo tipo di ritardo è inaccettabile.

Ci sono due tipi di macchine PCR: quelle ad alto volume di lavorazione e quelle a basso volume di processazione. Entrambe hanno un ruolo da giocare. Le macchine ad alto volume hanno una grande capacità. Quelle a basso volume sono migliori quando è importante avere un risultato in meno di un’ora. Tutti coloro che fabbricano queste macchine, e alcune nuove, stanno costruendo quanti più esemplari possibili. Aggiungere questa capacità e fare un uso completo di tutte le macchine già disponibili incrementerà la capacità di testare. La fondazione sta parlando con i fabbricanti sui modi differenti per far funzionare le macchine grandi in modo che possano farle rendere più del doppio.

Un altro tipo di test che si sta sviluppando è chiamato test diagnostico rapido (RDT). Questo sarebbe come un auto-test di gravidanza. Ci si potrebbe fare un tampone al naso come il test PCR ma invece di mandarlo in laboratorio a sviluppare, lo si potrebbe mettere in un liquido e poi versare quel liquido su una striscia di carta che cambierebbe colore se rileva il virus.

Questo tipo di test potrebbe essere disponibile in pochi mesi. Anche se potrebbe non essere sensibile come un test PCR, per chi presenta i sintomi dovrebbe essere abbastanza preciso. Si dovrebbe comunque comunicare il risultato del test al proprio governo dal momento che il risultato deve essere inserito nei trend della malattia.

Molte persone parlano del test sierologico, con il quale, attraverso il sangue, il test rileva se si hanno anticorpi contro il virus. Se li si ha, significa che si è stati esposti. Questi test danno risultati positivi solo tardi nella malattia, quindi non aiutano a decidere se mettersi in quarantena. E in più questi test hanno problemi con i falsi positivi. Fino a quando non capiremo quale livello di anticorpi sia protettivo e fino a quando non avremo dei test sicuri senza falsi positivi, è un errore dire alle persone di non preoccuparsi della loro esposizione al contagio, basandosi sui test sierologici che sono disponibili oggi. Nel frattempo i test sierologici potranno essere usati per capire chi può donare sangue e per comprendere le dinamiche della malattia.

Molti paesi hanno fatto un buon lavoro focalizzando la capacità PCR sui pazienti prioritari. La maggior parte dei paesi giocano un ruolo centrale in questo processo. Negli Stati Uniti non c’è un sistema per essere sicuri che questi test siano distribuiti razionalmente. Alcuni stati sono intervenuti nella regolazione ma anche negli stati migliori, l’accesso non è interamente controllato.

Fare i test diventa estremamente importante quando un paese prende in considerazione la riapertura. È necessario avere molti test così che si possano vedere i focolai ed essere pronti ad intervenire cambiando politiche prima che il numero aumenti. Non è possibile aspettare fino a quando si riempiono gli ospedali e sale il numero delle morti.

In pratica ci sono due casi critici: tutti coloro che presentano sintomi e tutti coloro che sono stati in contatto con qualcuno trovato positivo. Idealmente entrambi i gruppi dovrebbero ricevere un test che possono fare a casa senza andare in un centro medico. I test sarebbero ancora disponibili nei centri medici ma la cosa più semplice sarebbe averne la maggioranza fatti a casa. Per fare questo lavoro, un governo dovrebbe avere un sito web dove si può andare, si inseriscono i propri dettagli, inclusi i sintomi. Si dovrebbe quindi essere inseriti un una scala di priorità e a tutti i fornitori di test dovrebbe essere richiesto di fornire risultati veloci ai massimi livelli di priorità. A seconda di quanto accuratamente i sintomi predicono i contagi, da quante persone risultano positive e quanti contatti ha tipicamente una persona, si può capire quanta capacità di testare ci serve per gestire questi casi critici. Per adesso, la maggior parte dei paesi userà tutta la sua capacità di effettuare test per questi casi.

Ci sarà la tentazione per le aziende di comprare macchine per fare i test ai loro impiegati o clienti. Un hotel o un tour operator delle crociere vorrebbero essere in grado di fare test ad ognuno anche se non hanno sintomi. Vorranno procurarsi macchine PCR che diano risultati veloci o test diagnostici veloci. Queste aziende saranno in grado di offrire prezzi molto alti – molto più di quello che può offrire un sistema di sanità pubblica – quindi i governi dovranno determinare se c’è abbastanza disponibilità per consentire ciò.

Una questione importante è che le persone che devono essere testate si isolino e mettano in quarantena le persone della loro famiglia. Alcuni governi controllano attentamente attraverso la polizia che questo avvenga, mentre altri semplicemente presumono che le persone seguiranno la raccomandazione. Un’altra questione è che un governo provveda a trovare un posto dove isolarsi, per coloro che non lo possono fare a casa. Questo è particolarmente importante se hai persone anziane a stretto contatto nella tua casa.

In questo paragrafo Gates si sofferma sui vari dispositivi diagnostici, sottolinenando come essi sarebbero di fondamentale importanza soprattutto nel momento in cui un paese prende in considerazione la riapertura. A questo proposito Gates non manca di criticare la gestione statunitense del testing, polemizzando nemmeno troppo velatamente con l’amministrazione in carica. Mentre la Corea del Sud, dice Gates, sta facendo un grande lavoro, negli Stati Uniti ci sono, per i risultati dei test, ritardi inaccettabili.

Il monitoraggio costante, diffuso e aggiornato quotidianamente sui media, del contagio, attraverso il suo conteggio, è servito, e serve, a mantenere alta la percezione dell’emergenza. Questa funzione acquista ancora più importanza nelle fasi di distensione, o fase cronica, dell’evento Covid-19, in cui viene meno l’immediata convinzione, provocata dal confinamento, di vivere una situazione effettivamente straordinaria.[38]

La società stessa deve diventare, per potere tenere alto il livello di allarme, una grande clinica diagnostica dove chiunque, attraverso l’utilizzo diffuso e arbitrario di tamponi e termoscanner, deve poter essere in grado di diagnosticare la malattia e di segnalarlo alle autorità, che, in alcuni casi, potranno separare le persone “positive” dalle proprie famiglie e isolarle in strutture apposite. Il solo considerare possibile questa separazione coatta, suggerita da alti funzionari dell’OMS e auspicata anche da alcuni amministratori italiani, si configura come un attentato contro l’umanità che Basaglia avrebbe probabilmente annoverato tra i suoi “crimini di pace”[39].

Il dispositivo del testing generalizzato eletto a forma biopolitica di governo dei corpi sembra essere il figlio ipertrofico della diagnosi come epidemia già denunciata da Illich:

“ La diagnosi, sempre aggrava lo stress, stabilisce un’incapacità, impone inattività, concentra i pensieri del soggetto sulla non-guarigione, sull’incertezza e sulla sua dipendenza da futuri ritrovati medici: tutte cose che equivalgono a una perdita di autonomia nella determinazione di sé. Inoltre, isola la persona in un ruolo speciale, la separa dai normali e dai sani ed esige sottomissione all’autorità di un personale specializzato. Quando tutta una società si organizza in funzione di una caccia preventiva alle malattie, la diagnosi assume allora i caratteri di un ‘epidemia. Questo strumento tronfio della cultura terapeutica tramuta l’indipendenza della normale persona sana in una forma intollerabile di devianza.” [40]

Così come la polizia “dà la caccia ai criminali” il test deve dare la caccia ai contagiati che, un amministratore italiano ci promette, saranno scovati casa per casa e isolati.

La più grave epidemia in corso sembra a questo punto essere non tanto quella di Sars-CoV-2, che alcuni importanti istituti di ricerca sostengono abbia quasi esaurito la sua diffusione[41], quanto quella della sua diagnosi, la quale genera disturbi iatrogeni di varia natura e tutti correlati all’interno del corpo sociale: disturbi mentali, fisici, sociali e culturali.

Tracciare i contatti

Ho menzionato nella sezione relativa ai test che una delle priorità chiave per fare i test sono coloro che sono stati in stretto contatto con qualcuno che è risultato positivo. Se si può ottenere velocemente una lista di queste persone ed essere sicuro che ad essi venga data la priorità per test come il PCR (che è abbastanza sensibile da scoprire un contagio recente), allora queste persone si possono isolare prima di contagiare altre persone. Questo è un modo ideale per fermare la diffusione del virus.

Alcuni paesi, come la Cina e la Corea del Sud, hanno richiesto ai pazienti di fornire informazioni su dove sono stati negli ultimi 14 giorni controllando le informazioni GPS sui loro telefoni o i report dei loro pagamenti elettronici. È improbabile che i paesi occidentali possano richiedere questo. Ci sono applicazioni che si possono scaricare che aiuteranno a ricordare dove si è stati; se si scopre con un test che si è positivo, allora volontariamente si può rivedere la storia e scegliere di condividerla con chiunque chieda informazioni sui propri contatti. Vengono proposti un buon numero di approcci digitali nei quali i telefoni rilevano quali altri telefoni sono vicini a loro. (Questo include usare il bluetooth plus per mandare un suono che gli umani non possono sentire ma che verifica che ci sono due telefoni piuttosto vicini uno all’altro). L’idea è che se qualcuno risulta positivo al test, allora il suo telefono può mandare un messaggio agli altri telefoni e i loro proprietari possono essere sottoposti al test. Se la maggior parte delle persone volontariamente installa questo tipo di applicazione, probabilmente aiuterebbe in qualche modo. Un limite di questa applicazione è che non si deve essere necessariamente nello stesso luogo alla stesso tempo per contagiare qualcuno – si può anche lasciare il virus dietro di sé su una superficie. Questo sistema difetterebbe nel rilevare questo tipo di trasmissione.

Io penso che molti paesi useranno l’approccio che sta usando la Germania, che richiede di intervistare tutti coloro che risultano positivi al test e di usare un database per assicurarsi che ci sia un follow up su tutti i contatti. Il modello dei contagi viene studiato per vedere dove c’è il maggior rischio e dove le politiche debbono essere cambiate.

In Germania, se a qualcuno viene fatto il test e confermato positivo, il medico è legalmente obbligato a informare il locale ufficio sanitario governativo. Il medico deve fornire tutti i dati personali – nome, indirizzo, telefono – così che l’ufficio sanitario possa contattare la persona e assicurarsi che si isoli.

Poi l’ufficio sanitario locale comincia il processo del tracciamento dei contatti. Interrogano la persona contagiata, scoprono come contattare tutte le persone che lei o lui hanno incontrato nelle due settimane precedenti, contattano quelle persone e chiedono loro di auto isolarsi e fare il test.

Questo approccio si basa sul fatto che la persona contagiata riporta in maniera accurata tutti i suoi contatti e dipende anche dall’abilità delle autorità sanitarie ad approfondire successivamente con tutti. Il normale staff del servizio sanitario non può fare tutto questo lavoro anche se il numero dei casi è basso. Ogni sistema sanitario dovrà pensare ad aumentare lo staff così che questo lavoro possa essere fatto in maniera tempestiva. Chiunque faccia questo lavoro dovrà essere formato accuratamente e a loro deve essere richiesto di tenere tutte le informazioni private.[42] Ai ricercatori dovrà essere chiesto di studiare i database per trovare i modelli di contagio, sempre nel rispetto della privacy.

Con il “tracciamento dei contatti”, qui descritto da Gates, nemesi medica e nemesi tecnologica vengono manifestamente a coincidere.

Gates procede elencando una serie di dispositivi e di metodi per il tracciamento, che sarebbero utili per il contenimento del contagio, sottolineando come alcuni di essi saranno difficilmente accettati dai “paesi occidentali”, quasi elogiando implicitamente Repubblica Popolare Cinese e Corea del sud per l’efficacia dei loro metodi poco “occidentali”.

Ad aprile del 2020 i due colossi del capitalismo tecnologico Apple e Google hanno annunciato la loro collaborazione per mettere a disposizione software e app per il tracciamento dei contatti via bluetooth, allo scopo di tracciare i contatti avuti dalle persone risultate positive al virus.

Una di queste app, la App Immuni, è diventata il sistema di tracciamento adottato dall’Italia (non obbligatoria ma fortemente raccomandata).

Il dibattito attorno alla “App Immuni”, e ai tracciamenti più in generale, è stato erroneamente impostato attorno alla privacy, ovvero alla protezione di dati sensibili. Ci sembra che il problema non riguardi come questi dati verranno conservati ma il fatto stesso che qualcuno li possa raccogliere e conservare, ovvero che le macchine (e chi le governa) diventino, una volta di più, sorveglianti dei nostri comportamenti e delle nostre relazioni.

Il tracciamento dei nostri spostamenti fisici attraverso i dispositivi di telefonia mobile, così come dei nostri spostamenti virtuali quando “navighiamo” in Internet, non è cosa nuova, ma qui, ancora una volta, siamo di fronte a un salto di qualità nell’escalation del controllo attraverso le macchine. Le macchine si preparano ora al “salto di specie” dentro l’umano. È infatti probabile che saranno loro a certificare in un futuro imminente la nostra umanità, ora ridotta a nuda immunità. Umano sarà colui in grado di dimostrare, attraverso la macchina, la propria immunità.

La “App Immuni”, ma anche gli altri metodi di tracciamento, parrebbero essere, anche a livello simbolico, il primo passo verso la costituzione di una patente di immunità che occorrerà per muoversi tra gli stati. (Come già ricordato, la Commissione Europea programma di arrivare per il 2022 all’istituzione di un passaporto vaccinale).

Se a ciò aggiungiamo il potenziamento della Rete attraverso l’installazione delle antenne a tecnologia 5G, lo sviluppo dell’IoT (Internet delle Cose), il progetto globale di arrivare alla costituzione di un’identità digitale (supportato, tra gli altri, da Microsoft e Gavi[43]), la disponibilità, annunciata dal MIT[44] di una tecnologia in grado di depositare sottopelle con un tatuaggio quantico, insieme ai vaccini, informazioni sanitarie (ovvero una sorta di passaporto sanitario digitale incorporato, leggibile da uno smartphone), il quadro che ne esce è quello di un mondo trasformato integralmente in sistema operativo dove all’Internet delle Cose seguirà l’Internet delle Persone (ridotte a cose) e ciascuno sarà esso stesso, nella sua corporeità, nodo virtuale nel diffuso e per lo più volontario Panopticon dell’unica Grande Rete.

Come aveva visto chiaramente Illich l’epoca della strumentalità ha definitivamente lasciato il posto all’età dei sistemi e sarà impossibile concepire una separazione tra l’umano-operatore e la macchina che lo collega al sistema operativo. L’unico modo sarà quello di sottrarsi alla cattura.

“Per garantire la sopravvivenza dell’essere umano in un mondo razionale e artificiale, la scienza e la tecnica si applicherebbero ad attrezzare opportunamente la sua psiche: l’umanità sarebbe confinata dalla nascita alla morte nella scuola permanente estesa su scala mondiale, sarebbe sottoposta a vita al trattamento del grande ospedale planetario, collegata notte e giorno a implacabili catene di comunicazione. Così funzionerebbe il mondo della Grande Organizzazione.” [45]

Riapertura

La maggior parte dei paesi sviluppati si muoverà verso la fase due dell’epidemia nei prossimi due mesi. Da una parte è facile descrivere questa nuova fase. È di semi-normalità. Le persone possono uscire, ma non così spesso e non in posti affollati. Immaginatevi i ristoranti che fanno sedere le persone un tavolo sì e uno no, gli aerei dove ogni sedile di mezzo è vuoto. Le scuole sono aperte ma non si può riempire uno stadio con 70.000 persone. Le persone lavorano e spendono parte dei loro guadagni, ma non tanto come prima della pandemia. In breve i tempi sono anormali ma non tanto anormali come nella fase uno.

Le regole su cosa è permesso dovrebbero cambiare gradualmente, in modo che possiamo vedere se il livello di contatti ricomincia a far crescere il numero dei contagi. I paesi saranno in grado di imparare da altri paesi che possiedono un efficiente sistema di test, nel caso in cui sorgano nuovi problemi.

Un esempio di graduale riapertura è Microsoft Cina, che ha all’incirca 6200 dipendenti. In questo momento circa metà stanno rientrando al lavoro. Continuano a offrire supporto agli impiegati che vogliono lavorare da casa. Insistono che le persone con sintomi stiano a casa. Richiedono mascherine e forniscono gel igienizzanti e fanno pulizie più intensive. Anche al lavoro, applicano regole di distanziamento e permettono i viaggi solo per ragioni eccezionali. La Cina è stata restrittiva sulla riapertura e in questo modo ha fin qui evitato significative ricadute.

Il principio base dovrebbe essere di permettere le attività che hanno un grande beneficio in termini di benessere economico o umano ma che hanno un basso rischio di contagio. Ma se si va nei dettagli e si guarda all’economia, il quadro si fa complesso. Non è semplice dire “puoi fare X ma non Y”. L’economia moderna è troppo complicata e interconnessa per questo.

Per esempio, i ristoranti potranno tenere i commensali a ca. 1,80mt (6 piedi), ma avranno una filiera funzionante per i loro ingredienti? Saranno capaci di profitto anche con questa capacità ridotta? L’industria manifatturiera dovrà cambiare le fabbriche per tenere ancora più distanti i lavoratori. La maggior parte delle fabbriche saranno in grado di adattarsi alle nuove regole senza una grande perdita di produttività. Ma come vanno a lavorare le persone impiegate in questi ristoranti e fabbriche? Prendono un autobus o un treno? E i fornitori che riforniscono e spediscono le parti alle fabbriche? E quando dovrebbero le aziende cominciare a insistere che i loro impiegati vadano a lavorare? Non ci sono risposte facili a queste domande. In definitiva, i leader a livello locale, statale e nazionale dovranno fare accordi basati sui rischi e benefici dell’apertura dei vari settori dell’economia. Negli Stati Uniti sarà rischioso se uno stato apre troppo presto e comincia a vedere tanti contagi. Gli altri stati dovrebbero bloccare le persone nel muoversi tra le frontiere degli stati? Le scuole offrono un grande beneficio e dovrebbero essere prioritarie. I grandi eventi sportivi e di intrattenimento probabilmente non avranno luogo per un lungo tempo; il beneficio economico di eventi dal vivo non è all’altezza del rischio di diffondere il contagio. Altre attività ricadono in una zona grigia, come le messe o una partita di calcio di scuola superiore con qualche dozzina di persone a bordo campo.

C’è anche un altro fattore di cui è difficile tenere conto: la natura umana. Alcune persone saranno naturalmente riluttanti ad uscire anche quando il governo dirà che è ok. Altri avranno la visione opposta – presumeranno che il governo sia stato esageratamente cauto e cominceranno a violare le regole. I leader dovranno pensare attentamente a come raggiungere qui un giusto bilanciamento.

La prima considerazione da fare è che Gates annovera la cosiddetta “riapertura” tra le cinque innovazioni tecnologiche che considera necessarie per fermare la diffusione del virus e tornare alla normalità.

In che modo la “riapertura” sarebbe un’innovazione tecnologica?

Lo è nel momento in cui “riapertura” diventa, per il Gates programmatore, sinonimo di riprogrammazione del mondo. Il sistema è stato arrestato per installare un aggiornamento, ora è pronto a ripartire su nuove basi e con nuovi programmi.

E infatti Gates passa immediatamente a fare un esercizio di immaginazione sul nuovo mondo del dopo, fondato sul “distanziamento”, in cui si dovrà decidere quali programmi (ovvero attività economiche e sociali) poter aprire e in che modo. Capita che qualche funzione, dopo un arresto improvviso del sistema operativo, vada perduta per sempre, mentre altre riprenderanno ma non saranno più come prima: così il mondo del dopo “fase 1”. E questo significherà la chiusura di molte attività economiche e il cambiamento epocale di molte attività sociali.

Gates suggerisce che il criterio per la “riapertura” delle attività sociali che prevedono forme di “assembramento” dovrà essere quello della loro utilità: le scuole, offrendo “grande beneficio” saranno prioritarie mentre i “grandi eventi sportivi e di intrattenimento” dovranno aspettare molto tempo. Curioso come le messe siano apparentate, in una “zona grigia”, alle partite di scuola superiore. Nessuna menzione per le manifestazioni politiche.

Anche in questo paragrafo Gates loda poi la gestione della Repubblica Popolare Cinese che, praticando una politica restrittiva sulla riapertura, avrebbe evitato delle ricadute.[46]Anche questa affermazione non è qui supportata da alcuna evidenza scientifica.

Modello di una corretta “riapertura” sembra essere, per Gates, Microsoft Cina, e qui la connessione tra sistema operativo e riapertura, eletta a forma di governo, diventa manifesta.

Il totalitarismo capitalista cinese sembra essere la matrice ideale su cui impiantare la nuova forma di governo tecno-sanitaria, matrice che sembra quasi, dalle parole di Gates, dover fungere da modello a tutti i governi del mondo.

Descrivendo il sistema di riapertura di Microsoft Cina, Gates menziona, per la prima e unica volta in questo testo, l’utilizzo della mascherina.

L’utilizzo di questo dispositivo è considerato, da molti medici e scienziati, inutile quando non dannoso nella maggioranza dei casi, costituendo un terreno fertile per la coltivazione di virus e batteri proprio davanti al volto e provocando il dannoso fenomeno dell’ipercapnia, ovvero l’aumento nel sangue della concentrazione di anidride carbonica.

Nonostante queste evidenze il suo utilizzo è stato propagandato e illegittimamente imposto in Italia in molti luoghi.[47]

È impossibile non vedere nella pervicacia con cui si è cercato di imporre agli italiani il suo utilizzo, anche al di fuori di ogni buon senso, una precisa funzione simbolica forse fin troppo evidente per essere menzionata.

La maschera, maschera. La maschera agli occhi impedisce di vedere, la maschera alla bocca impedisce di parlare. Le parole che escono non possono dire parole del tutto vere perché sono filtrate da una menzogna. La maschera è simbolo di una rappresentazione, di una messa in scena. Il palco è il mondo. Cade la maschera al potere ed è necessario, affinché lo spettacolo vada avanti, che se la mettano le persone.

È stato messo un bavaglio alla maschera dei latini, che serviva per amplificare la voce nei teatri, da cui deriva la parola “persona”, per-sonar, suonare attraverso.

Ora che la fase acuta dell’evento Covid-19 è terminata (e con essa pare la diffusione del virus), ed è iniziata quella cronica, la mascherina diventa ancora più necessaria (in fase 1 infatti in molte regioni italiane non era obbligatoria nemmeno al chiuso): sarà essa, insieme al dispositivo del “distanziamento”, a testimoniare l’esistenza di un’emergenza in corso, a testimoniare che qualcosa di così anomalo tale da giustificare lo stato di cose presente è davvero accaduto.

Lo spettacolo deve poter andare avanti perché, come dice Gates, ancora non disponiamo di tutte “le innovazioni tecnologiche necessarie per poter ritornare alla normalità”.

In conclusione al paragrafo Gates annota che i governi dovranno prendere in considerazione un fattore di cui “è difficile tenere conto”, la “natura umana”, che sembra ancora avere, a differenza delle macchine, un carattere di imprevedibilità di cui Gates sembra quasi rammaricarsi.

Che sia essa, la “natura umana”, il vero nemico della guerra di Gates?