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Che cosa sappiamo della presunta notizia dei bambini decapitati da Hamas?

di Enrica Perucchietti - 17/10/2023

Che cosa sappiamo della presunta notizia dei bambini decapitati da Hamas?

Fonte: L'indipendente

Praticamente tutti i quotidiani italiani hanno aperto le prime pagine col massacro del kibbutz al confine con Gaza, dando per certo il fatto che al suo interno sarebbe stata compiuta una strage di bambini, alcuni dei quali addirittura decapitati. Nei titoli non c’è alcun condizionale: I bambini, l’orrore (Corriere della Sera), La strage dei bambini (La Repubblica), La Strage degli innocenti (La Stampa), e via dicendo. I giornali di destra si superano inventando anche ultras immaginari che sostengono i tagliagole: Tifano per i macellai di bambini (La Verità), Hamas decapita i bambini ma la sinistra si divide (Libero). Con titoli del genere saranno state verificate attentamente le fonti e saranno certe inattaccabili credete? Macché. Vediamo allora cosa si sa di questa presunta strage all’interno del villaggio israeliano di Kfar Aza.
Come spesso accade, la notizia è stata battuta dalle agenzie di stampa (Ansa, Adnkronos, Agi) e, in controtendenza rispetto alla maggior parte dei media esteri, che hanno provato a verificare la fondatezza della fonte e stanno ancora dibattendo su di essa, è stata ripresa a cascata da tutti gli organi di stampa nostrani, infuocando successivamente i dibattiti nei salotti televisivi.
La fonte primaria della notizia – che è bene sottolineare, è stata riportata per sentito dire ed è stata categoricamente smentita da Hamas in un comunicato, come riporta Al Jazeera – dei “bambini decapitati” è Nicole Zedeck, corrispondente del canale televisivo israeliano I24 News. Essendo una notizia riportata, i media avrebbero dovuto almeno lasciare i virgolettati nei titoli, evidenziando come non ci siano al momento prove a supporto delle dichiarazioni di Zedeck (che, come gli altri media esteri, come ha spiegato Bel Trew, non ha visto i cadaveri martoriati dei bambini), ma che si è limitata a divulgare un racconto che le sarebbe stato riferito.
I24 News ha deciso comunque di diffondere immediatamente la notizia attraverso la piattaforma social X. Il tweet è diventato virale. Come ricorda Pino Cabras, un’inchiesta del quotidiano israeliano Haaretz curata da Josh Breiner e Nati Tucker, analizzò i legami stretti tra I24 News, “la risposta israeliana ad Al Jazeera” e l’entourage di Netanyahu, mostrando come le direttive provengano spesso direttamente dall’ufficio del Primo Ministro israeliano, “veline” ben accolte da un’emittente che dà lavoro a decine di veterani delle forze armate.
È bene precisare che anche Nic Robertson della CNN, sul posto a Kfar Aza, ha avallato la ricostruzione di Zedeck, senza però poter avanzare prove a suo supporto. A confermare la notizia della decapitazione dei bambini è stato anche l’ambasciatore israeliano in Italia, Alon Bar, che in una intervista a SkyTg24 ha raccontato di avere visionato le foto in arrivo dal luogo della strage. Ma la fonte è decisamente parte in causa e le foto che avrebbe visionato se le è tenute per sé. Lo stesso ha fatto direttamente alla CNN Tal Heinrich, portavoce del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha assicurato la veridicità della notizia. Anch’egli senza fornire tuttavia alcuna prova.
La deontologia giornalistica dovrebbe imporre un’analisi obiettiva di chi ha divulgato la notizia, oltre ovviamente cercare prove a supporto di essa. L’informazione, infatti, non ha trovato ulteriori conferme ufficiali da parte dell’esercito israeliano né prove fotografiche o altro a suo supporto.
Mentre la notizia rimbalzava sui media di tutto il mondo, alcuni inviati sul posto hanno precisato di non essere stati in grado di suffragare la ricostruzione di Zedeck. Come anticipato, la corrispondente dal Medio Oriente e da Nord Africa per The Independent, Bel Trew, ha precisato: “Volevo solo chiarire che non avevo twittato che 40 bambini erano stati decapitati. Ho twittato che ai media stranieri era stato detto che donne e bambini erano stati decapitati ma non ci erano stati mostrati i corpi”.
Il giornalista francese Samuel Forey, corrispondente dal Medio Oriente per Le Monde, France Soir e Mediapart, che ha visitato ieri Kfar Aza non conferma la presenza di 40 decapitati e in un tweet su X spiega: “Nessuno mi ha parlato di decapitazioni, tanto meno di bambini decapitati, tanto meno di 40 bambini decapitati. Ho contattato due servizi di emergenza (che desiderano rimanere anonimi, poiché l’argomento è delicato), che hanno raccolto diversi cadaveri. Entrambi affermano di non aver assistito a tali abusi, senza dire che non sono esistiti. […] Non sto minimizzando le atrocità commesse dai combattenti di Hamas. Li ho documentati […] Volevo chiarire che non posso verificare queste decapitazioni di bambini. Il futuro fornirà ulteriori dettagli”.
Similmente, il giornalista e fotografo Oren Ziv, su X ha scritto: “Ricevo molte domande sulle notizie sui ‘bambini decapitati di Hamas’ che sono state pubblicate dopo il tour mediatico nel villaggio. Durante il tour non abbiamo visto alcuna prova di ciò, né il portavoce dell’esercito né i comandanti hanno menzionato tali incidenti”.
Nella serata di ieri, il portavoce dell’esercito israeliano ha smentito all’agenzia turca Anadolu la notizia dei corpi decapitati affermando che non ha e, quindi, non ha fornito informazioni di tali presunte decapitazioni di bambini da parte di Hamas: “Abbiamo visto la notizia, ma non abbiamo alcun dettaglio o conferma al riguardo”. La smentita è stata riportata in Italia da Agi e da FanPage. Anche il sito americano Business Insider, ha specificato che “non è stato in grado di confermare in modo indipendente” la notizia.
Al momento, nessun giornalista, nemmeno gli inviati sul posto, sono in grado di attestare la veridicità della notizia e, se all’estero si sta consumando un acceso dibattito sui media e sui social, in Italia si è preferito prendere per oro colato un sentito dire e, come se non bastasse la violenza di questi giorni, sfruttare l’orrore della violenza sui bambini, per fare propaganda, disumanizzare il nemico (gli “animali umani”), infine, legittimare la reazione di Israele e l’escalation del conflitto.