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Ci vuole oggi un programma di ricostruzione del bene comune

di Giannozzo Pucci - 25/06/2020

Ci vuole oggi un programma di ricostruzione del bene comune

Fonte: Giannozzo Pucci

Nei mesi di Marzo, Aprile e Maggio 2020 l’Italia, con molti altri paesi, ha respirato, in occasione della chiusura delle attività economiche, compreso il traffico aereo, un’alta qualità dell’aria.
Era più di mezzo secolo che non vedevamo un colore del cielo simile, insieme al corrispondente piacere di respirare.
L’economia industriale dei consumi infiniti in cui siamo immersi è stata descritta come una pentola d’acqua che si scalda un po’ alla volta e noi siamo come una rana che ci nuota dentro. All’inizio è un calore piacevole, poi sopportabile ma la rana morirà bollita perché si accorgerà troppo tardi del pericolo, quando il caldo ci avrà tolto le forze per saltare fuori dall’acqua.
La chiusura in casa per tre mesi a cui il governo ha costretto il paese, sull’esempio della Cina, ha evitato probabilmente altri contagi e morti, almeno a vedere la Gran Bretagna che cominciando più tardi il confinamento ha 90 morti in più per milione di abitanti.
L’Italia ha messo gravemente a rischio l’intera sua economia, chiudendo in casa tutta la popolazione, e questo prolungatosi per tre mesi è stato accompagnato da un imprevisto: si è spento il fuoco sotto la pentola dell’acqua in cui nuota la rana, dandole forse la forza per saltar fuori.
È dove ci troviamo ora.
Abbiamo una delle costituzioni più belle del mondo, ma a che serve rivendicarne il rispetto se restiamo a nuotare nella pentola in cui moriremo bolliti? Solo saltando fuori ritroveremo la nostra costituzione e i nostri beni comuni.
Che sia facile saltar fuori non è quasi immaginabile, si tratta della rivoluzione più radicale che l’umanità abbia mai fatto: abbandonare un comodo disastro per ritrovare le basi della convivenza nella casa comune della terra.
Occorre infatti concepire e realizzare un progetto apparentemente impossibile, basato sull’opposto della politica della rivendicazione degli egoismi, seguita con sempre maggior successo nell’ultimo mezzo secolo.
Ci vuole oggi un programma di ricostruzione del bene comune, fondato sull’altruismo come le sette opere di misericordia:
1) dar da mangiare agli affamati cibi sani che vengano dalla nostra terra sistematicamente bonificata e rigenerata da ogni inquinamento;
2) dar da bere agli assetati acqua naturalmente potabile, liberata dalle falde, alle sorgenti ai corsi d’acqua, ai laghi, da ogni veleno;
3) vestire gli ignudi di materiali completamente contenuti nei cicli naturali e così i loro usi e costumi che aboliscano gli sprechi e i furti da altri popoli e dall’ambiente;
4) ospitare i pellegrini, cioè rendere le nostre case e città dei luoghi sani e accoglienti da abitare da parte di comunità aiutate nei loro rapporti di solidarietà, con la libertà di trovare tutto quel che serve a poca distanza dalla propria casa;
5) visitare gli ammalati: prevenire le malattie con una vita sana e curarle il più possibile a casa o in piccoli ospedali pieni di solidarietà e non troppo lontani dagli affetti;
6) visitare i carcerati e rendere le carceri (il che è più facile fare riaprendole nelle isole) delle scuole di trasformazione ecologica e autonomia energetica e alimentare della nostra società; contemporaneamente aprire nelle scuole laboratori dell’imparar facendo, coinvolgendo ogni ordine scolastico nel grande sforzo di trasformazione del paese per uscire dalla pentola;
7) seppellire i morti, cioè abolire tutti i resti o rifiuti, cioè i consumi che non possano ritornare nel ciclo medio-breve vitale, cioè essere seppelliti e trasformati.
Dobbiamo non stancarci mai di chiedere ai partiti e ai politici che occupano i governi locali e nazionali di liberarsi dalla soggezione ai poteri finanziari, e potrà anche capitare che prendano decisioni giuste, ma la trasformazione necessaria si potrà attuare solo con una rivoluzione omeopatica.
Se migliaia di piccoli o grandi gruppi di persone riescono a sviluppare potere, fiducia crescente fra loro e, in spirito di solidarietà e nonviolenza, attuare in proprio e ottenere da chi ha competenza giuridica, con l’insistenza della vecchietta del Vangelo nei confronti del giudice disonesto, le migliaia di piccole e grandi decisioni necessarie a cambiare paradigma economico e sociale (alla rovescia di come hanno fatto in 70 anni le lobby della grande finanza) allora questa rivoluzione omeopatica fiorirà. E in questa nuova stagione l’aria si pulirà come e più del periodo della chiusura per la pandemia, gli aerei cambieranno e voleranno molto meno: l’Italia darà così il suo speciale contributo al cambiamento, seguendo la direzione morale data da Papa Francesco al mondo intero con l’enciclica Laudato sì.