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Corvo Rosso, non avrai il mio scalpo

di Mario Cecere - 17/09/2025

Corvo Rosso, non avrai il mio scalpo

Fonte: Mario Cecere

Per me, il film più bello di Robert Redford è stato “Corvo Rosso, non avrai il mio scalpo”: oltre il western , un canto omerico o una saga nordica, un romanzo “steimbeckiano” -il cui protagonista è il Destino che si rivela con potenza eraclitea attraverso forze sorgive, che trascendono l’uomo  e gli restano ignote; sono paesaggio, natura, stirpe: sono la “violenza il sacro” di René Girard. 
Girard descrive l’umanità come segnata da un conflitto primordiale, da una violenza reciproca che minaccia sempre di dissolvere la comunità. Nel film, l’uomo (Redford) si trova immerso in un mondo dove ogni gesto è lotta: contro la natura, contro altri uomini, contro il destino stesso. È la violenza della frontiera, che è anche violenza arcaica, “sacra” nel senso di Girard. Il meccanismo sacrificale è per l’appunto quello segnalato da Girard, le società antiche trovano equilibrio incanalando la violenza sul capro espiatorio. Nel film non c’è un vero capro espiatorio, ma c’è la consapevolezza che la sopravvivenza dell’uno richiede la morte di altri: animali cacciati, uomini affrontati, nemici trasformati in simboli. La scena finale, con il gesto reciproco di saluto tra Redford e il capo indiano, ha quasi il carattere di un rituale sacrificale sublimato: la violenza si placa, si riconosce l’altro come simile, e la guerra si interrompe in un istante che ha la qualità del sacro. In questo ambiente vasto e possente, originario, si muovono creature di confine, come lo stesso Confine e’ protagonista di una vicenda di Forze primordiali, dove sembra anche di poter svelare quell’enigma che per noi sempre resterà l’ America. Meraviglioso il film, tanto nella recitazione che nella regia, ma struggente resterà sempre quel saluto in un bosco innevato che si rivolgeranno i due Capi nemici, uno senza stirpe -ma con la certezza di edificarne una, nella potenza della sua razza; l’altro, tragicamente privatone dall’oltraggio  dei tempi -ma Testimone primordiale e fedele Custode  dei misteri, della nuda Bellezza e dei travagli di una terra selvaggia.