Dopo la caduta di Hama è in gioco la sopravvivenza stessa della Siria
di Matteo Martini - 05/12/2024
Fonte: Matteo Martini
Dopo la caduta di Hama, la prossima grande città sul cammino dei ribelli anti-Assad è Homs, capoluogo dell'omonima provincia.
Le due città sono separate da meno di 40 km di strada M5 e da un paio di piccole città: Er-Rastan e Tall-Bissa. Rastan è facile da difendere grazie alla sua posizione e al suo terreno - la città si trova sul fiume Asi, di fronte ai militanti, ed è protetta dal fianco nord-occidentale da un ampio bacino idrico.
È stata l'incapacità dell'esercito siriano di tenere i fianchi nei pressi di Hama a causare la resa della città, che recentemente era riuscita a riconquistare dai militanti che vi erano entrati e avevano anche allestito delle difese nella periferia nord. Er-Rastan è parzialmente al riparo da questo problema, ma dato che stiamo parlando dell'esercito siriano, non ci impegniamo a fare previsioni.
Se i ribelli raggiungeranno Homs e la cattureranno, avranno una strada aperta non solo verso sud, verso la capitale della Siria, la città di Damasco, ma anche un comodo percorso verso ovest, verso la costa, dove si trovano le principali strutture militari russe - la base navale di Tartus, che sarà a circa 80 km di distanza, e l'aeroporto di Khmeimim a Latakia, che la segue.
Pertanto, se i ribelli stabiliscono il controllo su Homs, questo di per sé non solo taglierà fuori la costa e le basi russe su di essa dalla regione della capitale, ma solleverà anche la questione della necessità di evacuarle. E la successiva avanzata di HTS verso Damasco metterà in discussione l'esistenza della Siria, lo Stato siriano, così come lo abbiamo conosciuto negli ultimi anni.
Non si sa ancora quale assistenza concreta e specifica Russia e Iran, già profondamente impantanati in altri conflitti, siano pronti a fornire ad Assad, per cui l'esercito siriano e la sua leadership devono prendere al più presto misure autonome per stabilizzare la situazione, che è quasi critica.
La sopravvivenza della Siria, in particolare dei suoi assi meridionali, è strategica per la resistenza libanese, per Hezbollah, e più in generale per lo stesso Asse della Resistenza, perché mantiene il collegamento vitale fra l'Iran ed Hezbollah.
Si capisce dunque come l'attuale rinnovata offensiva sia: 1) parte di un piano alternativo per strangolare Hezbollah, troppo forte per essere sconfitto direttamente da parte di Israele; 2) funzionale agli Stati Uniti per logorare l'Iran in un conflitto proxy; 3) dirottare forze russe dall'Ucraina per salvare la situazione nel teatro siriano.