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Elezioni. Quando conviene?

di Carlo Formenti - 17/08/2019

Elezioni. Quando conviene?

Fonte: Carlo Formenti

Aggiungo solo qualche parola al comunicato di Nuova Direzione che condivido pienamente. L'evoluzione in atto mi pare confermi l'intenzione di costituire una maggioranza alternativa PD-M5S, maggioranza che sancirebbe la subordinazione dei grillini alla linea europeista, anti espansiva e anti popolare dei Dem e il definitivo tramonto di un loro possibile ruolo di terzo polo, di forza di interposizione fra le due destre (entrambe liberiste) che incarnano la logica bipolare cara a tutti i comitati di affare della borghesia. Credo sia difficile contrastare l'inerzia di questa tendenza, anche se la situazione permane caotica e contraddittoria, quindi non resta che incalzare le componenti interne all'M5S consapevoli del rischio suicida a cui le espone la linea Di Maio-Casaleggio-Grillo e incoraggiarle a mettersi di traverso all'operazione in atto.

Elezioni. Quando conviene?
Comunicato di Nuova Direzione sulla crisi di governo.

Per ben valutare le diverse ipotesi in campo riguardo alla crisi di governo bisogna avere chiara la posta in gioco delle prossime elezioni. Per chi vuole rompere con la cappa liberista ed europeista la posta in gioco sta nell’impedire la riedizione di quel bipolarismo che si era decisamente incrinato con la comparsa del pur del tutto inadeguato M5S.
Il bipolarismo è infatti un sistema politico inventato apposta per deviare e spostare il conflitto alto/basso e capitale/lavoro nell’apparente e spettacolare scontro tra una sinistra ed una destra (in realtà due destre) che presentano la propria lotta come una epica battaglia del bene contro il male, mentre in realtà sono sotterraneamente d’accordo nello spartirsi gli affari ed esplicitamente convergenti (pur nelle momentanee frizioni tra “partito della spesa” e “partito del rigore”) sulle questioni essenziali.
La restrizione della rappresentanza a due opposti “voti utili”, in particolare nelle condizioni di cooptazione dall’alto dei candidati da parte delle segreterie, elimina in radice ogni spazio potenziale alle forze popolari che intendano mettere in questione la distribuzione di tutte le risorse ai soliti noti.
Per impedire la riproposizione di un meccanismo analogo (che certamente non sarebbe identico al primo bipolarismo, perché le tensioni sarebbero più forti, ma continuerebbe comunque ad impedire l’espressione autonoma delle vere esigenze popolari) è essenziale evitare una convergenza fra M5S e PD, e lavorare piuttosto ad una trasformazione – anche non lineare – del primo in una direzione neo-socialista, spingendo le sue parti più radicali verso una chiara presa di distanze da Bruxelles.
A causa del diverso radicamento sociale e territoriale in aree semi-centrali del paese che possono ancora nutrire l’illusione di superare la crisi, o almeno galleggiarvi, a spese di quelle periferiche (variamente designate come ‘parassite’, ‘arretrate’, ‘criminali’), la Lega, messo da parte con le sue politiche distintive il progetto ‘nazionale’ non può svolgere credibilmente l’analoga funzione, ma si candida ad essere (malgrado l’evidenza dell’analogo trattamento da parte dei centri europei nei loro confronti) la voce del capitale nordico che, peraltro, si avvia ad assorbire l’intera polarità di destra, come il Pd rappresenta quella di “sinistra”.
Se questo è il punto, ogni governo che rallenti in qualche modo la prospettiva delle elezioni sarebbe pernicioso. Una procrastinazione di alcuni mesi servirebbe soltanto ad aumentare le chances di Salvini di conseguire una vittoria autosufficiente e definitiva (la quale potrebbe mettere a serio rischio l’equilibrio del paese ed anche la sua stessa unità).
Una più lunga, peggiore, costituirebbe una “prova tecnica di bipolarismo”: anche l’idea di approvare, prima delle elezioni, la riduzione dei parlamentari, oltre ad essere sbagliata e reazionaria in sé, può comportare uno slittamento dei tempi molto maggiore di quanto non si creda, e trasformare la “prova tecnica” in bipolarismo vero e proprio. Un governo di durata ancor più lunga, o addirittura “di legislatura” segnerebbe la fine dell’esperimento “grillino” ed il suo riassorbimento nell’area del PD, comunque chiamata.
Non resta che affrontare la prova elettorale.
La vittoria di Salvini è scontata, la flessione dell’attuale terzo polo, ossia del M5S, anche. Ma il come ed il quanto di tutto questo non è scontato. Alcuni analisti dicono che l’elettorato non è nemmeno più definibile come “liquido”, ma come “gassoso”.
La metà circa degli elettori è orientata all’astensione, e gran parte di questa metà è costituita da lavoratori. Lo spazio, reale e potenziale, di un terzo polo capace di incrinare la cappa liberista non è affatto scomparso e può addirittura crescere, a condizione di saper elaborare un chiaro discorso centrato sui salari, sull’occupazione, sulla ripresa dell’intervento pubblico, e sulla sicurezza sociale.
Una campagna elettorale a favore degli esclusi di sempre (ossia di tutti quei lavoratori, quei disoccupati o precari che dal bipolarismo sono stati imbavagliati) potrebbe avere effetti sorprendenti, al Nord come al Sud del paese.
Nuova Direzione lavorerà per mantenere viva la possibilità di un terzo polo e per connotarlo in senso popolare e di classe.